Foto di Marta Silvestre

Il primo Consiglio di Pellegrino condannato per corruzione elettorale. Il sindaco: «Mi aveva promesso di dimettersi»

«Pe-na so-spe-sa». Due parole scandite in sillabe da Riccardo Pellegrino, ieri sera, durante la prima seduta del Consiglio comunale di Catania dopo la sua condanna in primo grado a due anni di reclusione (con pena sospesa, appunto) per corruzione elettorale per le Regionali del 2017. In un’aula silenziosa e popolata da volti per lo più imbarazzati, Pellegrino – che ricopre anche il ruolo di vicepresidente vicario, la seconda carica più importante del civico consesso – è il primo a prendere la parola. «Con molta dignità e trasparenza, anche stasera ho cavalcato nuovamente l’onda di questo senato cittadino – esordisce il consigliere di Forza Italia, dopo avere salutato tutti – Con l’orgoglio e l’onestà che mi hanno sempre contraddistinto negli anni della mia carriera politica». Carriera a cui, pare, Pellegrino non abbia nessuna intenzione di rinunciare. Anche se è il sindaco Enrico Trantino a ricordargli una promessa fatti in tempi già sospetti.

Primo cittadino a cui è lo stesso Pellegrino, durante il suo intervento, a rivolgersi per ricordarne la fiducia nei propri confronti. Insieme a quella degli elettori e dei colleghi. «Pur non essendo certamente un mistero la pendenza processuale che mi riguardava», non manca di sottolineare Pellegrino. Motivo per cui, spiega, «continuerò a svolgere la mia funzione». Non solo quella di consigliere di maggioranza, ma anche quella di vicepresidente. Un ruolo che, dal canto di Pellegrino, farebbe lustro anche a chi gli ha permesso di raggiungerlo con «il coraggio di rendersi testimoni di garantismo e di legalità». Ringrazia tutti, cita la Costituzione e parla di «presunzione di non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio». Una citazione ripresa poco dopo anche dal sindaco Trantino, prima di passare a menzioni più auliche: «La moglie di Cesare non solo deve essere pura, ma deve anche apparire pura». Una frase, tramandata da Plutarco in Vita di Giulio Cesare, che il primo cittadino aveva già recitato ai microfoni di MeridioNews in occasione di un’intervista quando era ancora solo candidato. Già allora, alla domanda sull’opportunità di avere in lista un candidato imputato in un processo per corruzione elettorale, l’allora aspirante sindaco dichiarava: «È un reato punito con una pena abbastanza irrisoria. Ma non significa che, se dovesse essere condannato, io sarei felice o che potrei indulgere».

E, in effetti, indulgente ieri sera il sindaco Trantino non lo è stato. Rivelando in aula anche contenuti di conversazioni private intercorse con Pellegrino. «Avrei evitato di intervenire – ammette il primo cittadino – ma all’ingresso ho sentito che lei diceva di aver avuto la fiducia dell’amministrazione Trantino. Sia ben chiaro – sottolinea il sindaco – che l’amministrazione è una cosa e il Consiglio comunale è un’altra cosa». Da queste premesse, Trantino racconta di avere chiamato, mesi fa, il consigliere Pellegrino per provare a dissuaderlo dalla candidatura alla vicepresidenza. «Lei mi aveva promesso che, se fosse stato condannato, anche in primo grado, si sarebbe dimesso dal Consiglio comunale», ricorda il primo cittadino. Una promessa che, al momento, sembra restare un debito. «Ma io non sono arbitro delle sue scelte – conclude Trantino – e le auguro, in Appello, una miglior sorte».


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