Foto della pagina Facebook Anthony Emanuele Barbagallo

Nel Pd siciliano passa la linea del segretario: per il congresso niente primarie. E per il futuro il clima non sembra dei migliori

«Ci sono stati diversi momenti di grande tensione. Siamo tutti dispiaciuti per questo». A parlare è il segretario del Partito democratico siciliano, Anthony Barbagallo. Dall’assemblea che si è svolta ieri sera a Palermo – durante la quale si è votato il regolamento per il prossimo congresso dei Dem, che si terrà a marzo – il segretario è uscito decisamente rafforzato; ora bisogna capire se lo stesso si potrà dire del partito che guida. Ormai diverse settimane fa, infatti, in vista di questo voto si è creata una frattura: da una parte chi avrebbe voluto eleggere la nuova segreteria con le primarie aperte anche ai simpatizzanti del Pd, dall’altra chi spingeva per il voto interno, quello a cui partecipano solo le persone tesserate al partito. Quest’ultima era la linea dell’attuale segretario, mentre le primarie aperte erano state proposte dall’area che in Sicilia fa riferimento all’eurodeputato e presidente del Pd Stefano Bonaccini, con in testa i deputati regionali Giovanni Burtone e Fabio Venezia.

Questa componente – che contro il segretario aveva firmato un documento e che per chiedere le primarie aperte ha attivato una raccolta firme – ha più volte sottolineato come alle scorse primarie del Pd nazionale Elly Schlein, riferimento di Barbagallo, vinse contro Bonaccini proprio nelle primarie aperte, sostenendo quindi che nella posizione del segretario dei Dem siciliani ci fosse una contraddizione. Ma nell’assemblea palermitana di ieri, che si è svolta in un’atmosfera decisamente tesa, l’attuale segreteria ha superato la maggioranza dei 161 voti necessari per far passare la propria proposta: 169 voti favorevoli, 4 contrari, 4 astenuti e qualche «vergognati» rivolto a Igor Taruffi, responsabile organizzativo del partito a livello nazionale, arrivato nel capoluogo siciliano per gestire i lavori dell’assemblea, ma anche per vigilare su eventuali baruffe. «Nelle scorse settimane il confronto, fatto più sui giornali che in altri luoghi, ha scatenato tutta una serie di reazioni a catena», ha detto Barbagallo alla stampa appena conclusa l’assemblea. «Stasera, con la garanzia del nazionale, abbiamo approvato il regolamento, ci siamo dati delle regole. L’avversario non è dentro il partito, ma fuori». Barbagallo ha aggiunto che ora il Pd si può impegnare «a costruire l’alternativa contro le destre in Sicilia».

Sull’argomento che ha diviso i Dem siciliani il segretario ha detto che «il regolamento è chiaro: l’ipotesi delle primarie non sussiste». In un passaggio più tecnico dell’assemblea, Barbagallo aveva fatto sapere che rispetto alla proposta di regolamento, che – secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Ansa – è stata oggetto di esame da parte della Commissione nazionale di garanzia del Pd, ci sono «cinque emendamenti proposti in tutto: due di questi sono stati assorbiti nella proposta trasmessa alla commissione, due invece sono stati respinti e uno è stato accolto come raccomandazione». «Non è stato uno spettacolo edificante – ha continuato – soprattutto di fronte ai tanti militanti collegati da remoto, però la vita è fatta di ripartenze, e oggi è una ripartenza». «Il risultato verrà certificato – ha detto Taruffi – con questi numeri il regolamento risulta approvato». Un appello a Taruffi lo aveva fatto sulle pagine del nostro giornale Giovanni Burtone; appello ripetuto anche ieri sera, in presenza: «Spero che fino alla fine tu possa fare da garante, spero che tu non possa rappresentare solo una parte del partito». E sulla proposta delle primarie aperte aveva aggiunto: «Ci sembra strano che la segretaria, che ha vinto così il congresso, non dica nulla».

Ieri a Palermo è intervenuto anche un altro nome di primo piano del partito in Sicilia: Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Assemblea regionale siciliana (Ars). «Mi auguro che ci siano le condizioni affinché, anche a livello regionale, un minuto dopo la chiusura della fase congressuale il nostro partito possa riprendere un percorso unitario – ha detto Catanzaro – Dovessero mantenersi le attuali condizioni, sarebbe difficile». Catanzaro – pure lui per le primarie aperte – ha anche rivendicato e difeso l’attività del gruppo parlamentare Dem all’Ars, che in occasione dell’approvazione della legge di Stabilità regionale è stato criticato dal segretario: l’accusa era di aver incassato il via libera ad alcuni emendamenti. A questo si riferiva ieri Barbagallo quando ha detto di «attacchi interni al partito da parte di chi poi è prono contro gli avversari politici». Su questo punto Catanzaro ha detto che «la rappresentazione fatta a proposito della nostra attività parlamentare è stata in alcuni momenti volgare. Il gruppo e la sua attività hanno subìto delle insinuazioni».

Nel frattempo oggi sono arrivate le prime dimissioni come conseguenza dell’assemblea di ieri. Si tratta di Salvo Altadonna, consigliere della quinta circoscrizione del Comune di Palermo e componente dell’assemblea regionale Pd. «Ho messo a disposizione la mia professionalità per questa segretaria regionale, ma a nulla è valso», dice Altadonna. «Barbagallo ha lavorato sodo per dividere il Pd e lo scenario di ieri ne è la massima rappresentazione». Secondo Altadonna, «Taruffi ha consentito lo svolgimento di un’assemblea dove sono state palesemente alterate le regole. Dopo il suo intervento ritengo che, anche nella forma, la mia faccia non possa più essere affiancata a questa dirigenza regionale. Per questo informerò immediatamente il segretario delle mie dimissioni».

Per tirare le somme, Barbagallo incassa una vittoria pronosticabile, ma non del tutto scontata, visto che a mobilitarsi contro era stato quasi tutto il gruppo parlamentare Dem all’Ars; dato politico, questo, che non può essere ignorato, visto che non siamo nemmeno a metà legislatura. Ora, infatti, serve capire se le due (o più) anime del partito tenteranno di riavvicinarsi o se continueranno a tenere posizioni distinte. È probabile che per avere qualche risposta si dovrà aspettare il congresso di marzo, che potrebbe vedere Barbagallo succedere a se stesso oppure un nome diverso alla guida del Partito democratico in Sicilia.


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