Un fatto è certo: non si convoca una conferenza stampa per dire quello che si sa da un mese: e cioè che il governo regionale, presieduto da Raffaele Lombardo, si dimetterà a luglio per leggere a ottobre il nuovo capo del governo dellIsola e la nuova Assemblea regionale siciliana e bla bla bla. Cè qualcosa che non torna, nella frettolosa concovazione della conferenza stampa di ieri, da parte di Lombardo. Vediamo di provare a capire quello che sta succedendo e che potrebbe succedere.
Ieri abbiamo scritto che, contrariamente alle voci che circolavano – o meglio, che qualcuno ha messo in giro, non certo disinteressatamente – Lombardo non si sarebbe dimesso subito come chiedono – ma lo chiedono davvero o recitano? – il capogruppo del Pd allArs, Antonello Cracolici e il parlamentare nazionale, sempre del Pd, Guseppe Lumia. E infatti Lombardo, più che annunciare le dimissioni, ha allontanato le dimissioni. E ha ottenuto un primo risultato: ha allentato la pressione sul suo governo: pressione che – come vedremo -viene esercitata anche dal Pd siciliano.
In questi giorni ci siamo più volte chiesti se la fretta manifestata da Cracolici e Lumia nel chiedere le dimissioni di Lombardo sia vera o sia, come abbiamo già accennato, una mezza recita. Con molta probabilità, sono vere entrambe e tesi.
Va da sé che, dopo la pesantissima sconfitta del Pd di Palermo, Cracolici e Lumia non avrebbero potuto presentarsi allassemblea regionale del Pd, convocata per il 27 maggio, difendendo il governo Lombardo. Per almeno due motivi.
Il primo motivo è il già citato risultato elettorale. In tutta la Sicilia il partito è in sofferenza. E là dove è andato avanti, ebbene, questo è successo non per merito del partito, ma per il crollo del centrodestra.
Il vero disastro elettorale, però, è andato in scena a Palermo. Dove il Pd si ferma al 7 per cento. Rispetto alle elezioni amministrative del 2007 viene da rabbrividire. Cinque anni fa i Ds, nel capoluogo siciliano, si attestavano a oltre il 9 per cento dei consensi. Mentre la Margherita superava il 6 per cento. Insieme – Ds e Margherita – raggiungevano quasi il 17 per cento. Oggi – entrambi i partiti, insieme nel Pd – sono al 7 per cento. Quasi dieci punti in meno. Lo ripetiamo: un disastro.
La responsabilità di questa emorragia di elettori registrata a Palermo ha quattro nomi: Cracolici, Lumia, il segretario regionale Giuseppe Lupo e Lombardo.
Davanti a unassemblea regionale che chiederà – soprattutto a Cracolici e Lumia – conto e ragione di questa sconfitta, i nostri dioscuri non si possono presentare come se nulla fosse. Da qui la presa di distanza da Lombardo e la richiesta di dimissioni immediate al presidente della Regione.
Cè, poi, un secondo motivo che impone a Cracolici e Lumia un cambio di strategia non soltanto rispetto allassemblea regionale del Pd, ma anche rispetto al quadro politico siciliano. Il secondo motivo è la vittoria di Leoluca Orlando.
La discesa in campo di Orlando a Palermo ha scompaginato i giochi di Lumia e Cracolici. Che non immaginavano certo che lex sindaco di Palermo fosse ancora così forte. E, infatti, non è da escludere che tutta questa sceneggiata sulle dimissioni di Lombardo annunciate con oltre due mesi di anticipo serva anche a distogliere gli elettori di Palermo dalle elezioni di domani e lunedì, se è vero che molti elettori – soprattutto nei quartieri popolari – sono convinti che Orlando sia già sindaco. Il tutto mentre il Pd (ovviamente per quello che può valere dopo il disastro di quindici giorni fa), insieme con i suoi alleati, è invece concentrato sul ballottaggio nel disperato tentativo di bloccare una vittoria – quella di Orlando – che sembra già nelle cose. Per questo invitiamo Orlando – che comunque è troppo intelligente per non avere capito il gioco – a stare attento.
Ciò posto – tornando al nostro ragionamento – a preoccupare, anzi, a terrorizzare Cracolici, Lumia e tutto il Pd siciliano non è solo la probabile vittoria di Orlando a Palermo, quanto lalleanza che si è creata tra lo stesso Orlando e lUdc di Giampiero DAlia. Fino a quando i dirigenti del Pd vedevano DAlia insieme con Pdl e Grande Sud erano tranquilli. Hanno cominciato a preoccuparsi quando, una settimana prima del voto, si sono accorti che anche DAlia e il leader dellUdc, Casini, avevano capito in anticipo che il candidato del centrodestra a sindaco di Palermo, Massimo Costa, sarebbe andato a sbattere perché mollato, per giochi interni, dallo stesso Pdl (Casini, in unintervista rilasciata sette giorni prima del voto, ha detto che avrebbe vinto Orlando: più chiaro di così…).
Il terrore ha invaso i dirigenti del Pd quando DAlia, dopo i risultati del primo turno di Palermo, ha detto che avrebbe votato Orlando. Un chiaro segnale agli elettori palermitani del suo partito di votare Orlando al ballottaggio: ma anche nipotesi, tuttaltro che campata in aria, di una possibile alleanza politica tra il futuro sindaco di Palermo e lUdc.
Lasse Orlando-DAlia, per il Pd siciliano, sarebbe rovinoso. Questo partito si ritroverebbe alleato di Lombardo con un centrodestra che si va riorganizzando dopo le divisioni degli anni scorsi e con unalleanza Orlando-DAlia in grado di calamitare dirigenti e soprattutto elettori di sinistra (a Palermo la vera sinistra alternativa al Pd è tutta con Orlando: e non è da escludere che questo possa avvenire anche nelle altre province dellIsola).
Il Pd siciliano, in pratica, in vista delle prossime elezioni regionali si ritroverebbe isolato e per giunta alleato di Lombardo: proprio il personaggio politico avversato da Orlando e da DAlia (che, ricordiamolo, ha provocato luscita di Lombardo dallUdc nel 2003 e quando è stato al governo della Regione ha sempre incalzato Lombardo, fino alluscita dell’Udc dallo stesso governo).
In tutto questo cè anche la crisi del Pd siciliano. Per prendere i voti non dei dirigenti, ma della base del Pd Orlando e DAlia non hanno certo bisogno di chiedere il permesso a Cracolici, Lumia e compagnia bella. Ricordiamo che la base del Pd chiede, da tre anni, la celebrazione di un referendum per esprimersi sulla partecipazione del partito nella giunta Lombardo. Richiesta che è stata respinta da un partito che si dice democratico, ma che, in realtà, è retto da unoligarchia che persegue solo obiettivi di potere (formazione professionale, incarichi nella sanità, promozioni, spartizioni, consulenze e via continuando con le clientele).
La base del Pd siciliano, insomma, non ha molti motivi per andare dietro ai vertici di questo partito. Soprattutto se Cracolici, Lumia e compagni continueranno a far parte del governo Lombardo. Da qui la necessità, per Cracolici e Lumia, di sbarazzarsi quanto prima dellattuale presidente della Regione. Il loro obiettivo, come abbaiamo più volte scritto in questi giorni, è dare vita a un polo con quello che resta dellMpa (senza Lombardo) e con le varie frattaglie più o meno centriste che per ora vagano senza meta tra i Comuni e l’Ars. Con quella che si annuncia come una mezza armata Brancaleone, Cracolici e Lumia (che contano di restare leader del Pd siciliano con l’ennesina ‘benedizione’ romana, proprio per aver consentito a Roma e a certi ambienti ‘piemontesi’ di bagnare il becco i certi affari del governo della Regione) si pensano -o forse si illudono – di andare a trattare con Orlando e DAlia la costituzione di uno schieramento per le prossime elezioni regionali.
Con molta probabilità, nel Pd hanno capito che il possibile candidato alla presidenza della Regione possa essere proprio DAlia: una candidatura che a loro non va proprio a genio e che proveranno a smontare.
Detto in soldoni, dopo quattro anni di trasformismi politici di tutti i tipi, dopo aver notevolmente peggiorato – insieme con Lombardo – il quadro politico siciliano, sostituendo le idee con laffarismo allo stato puro, non contenti di aver portato una Regione al collasso (il dissesto finanziario della Regione siciliana ormai nei fatti), i vertici del Pd siciliano vorrebbero: a) continuare a dare le carte con la sceneggiata della conferenza stampa convocata ieri da Lombardo per annunciare dimissioni con due mesi di anticipo: una farsa); b) mettere da parte, in seconda battuta, lo stesso Lombardo per continuare a governare la Sicilia di diritto e di rovescio.
Ci riusciranno? Noi ci auguriamo di no. Perché la Sicilia non ha bisogno di un’altra dose di ‘trasformismo’ politico. Perché ha bisogno di essere governata: coda che Lombardo, Cracolici e Lumia non hanno saputo fare. E ha soprattutto bisogno di cacciare i ‘mercanti’ dal tempi della politica proprio come sta avvenendo a Palermo.
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