Paternò, revocati domiciliari al presidente del Consiglio Resta indagato per le truffe delle pensioni di invalidità

Revocati gli arresti domiciliari a Filippo Sambataro. Il presidente del Consiglio comunale di Paternò resta sospeso dall’incarico come previsto da un provvedimento del prefetto Claudio Sammartino. Il cardiochirurgo del Centro cuore Morgagni di Pedara è rimasto coinvolto, insieme ad altri cinque medici, nell’operazione Esculapio che ha scoperchiato una presunta truffa delle pensioni di invalidità

Ventuno sono le persone indagate a vario titolo per concorso aggravato nei reati di truffa, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsa perizia e frode processuale. Sambataro si trovava ai domiciliari dallo scorso 22 maggio. La scarcerazione del presidente del civico consesso paternese è arrivata nella mattinata di oggi. A deciderlo è stato il tribunale del Riesame davanti al quale, giovedì scorso, il cardiochirurgo – assistito dal proprio legale Turi Liotta – aveva ribadito la propria estraneità ai fatti che gli vengono contestati. 

Nel corso dell’udienza, la difesa di Sambataro ha presentato un’ampia memoria difensiva e il risultato di una perizia medico-legale per dimostrare che i certificati rilasciati dal cardiochirurgo ai pazienti sarebbero stati veritieri, corrisponderebbero cioè alle loro reali condizioni di salute. Il Riesame non ha imposto alcuna interdizione alla sua professione medica. Sambataro resta, però, indagato a piede libero e rimane sospeso dalla carica di consigliere comunale e di presidente.

Nell’inchiesta Esculapio la procura (l’indagine è coordinata dai pubblici ministeri Fabio Regolo e Alessandra Tasciotti) ha accertato che i pazienti che avrebbero dovuto sottoporsi all’esame delle commissioni mediche, chiamate a esprimersi nel concedere la pensione di invalidità o l’accompagnamento al soggetto dichiarato in precedenza invalido, sarebbero stati istruiti dai medici affinché in sede di valutazione accentuassero, in maniera fraudolenta, le loro patologie inducendo in errore prima la commissione medica dell’Asp di Catania e poi la commissione sanitaria dell’Inps. 


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