In aula consiliare c'erano da approvare 600mila euro di debiti fuori bilancio. Ma alle richieste di chiarimenti della capagruppo del Pd Barbara Conigliello il responsabile degli Affari legali replica: «Se lei si riferisce a suo marito...»
Paternò, rabbia e lacrime in Consiglio comunale Dirigente tira in ballo il marito di una consigliera
Polemiche, accuse velate, lacrime, cadute di stile e scuse in ritardo: c’è uno di tutto nella seduta del Consiglio comunale di Paternò andata in scena lo scorso 30 dicembre. Il senato cittadino era chiamato ad approvare debiti fuori bilancio per 600mila euro, ma le cose hanno preso una strana piega quando Barbara Conigliello, consigliera comunale e capagruppo del Partito democratico, e l’avvocato Alfio Platania, responsabile Affari legali del Comune, cominciano una scambio di battute che di lì a poco infiammerà gli animi.
«Quali sono i criteri con cui lei stabilisce quale debito deve essere saldato e quale, invece, deve essere lasciato a riposto?», domanda la consigliera Conigliello al funzionario. «Se lei si riferisce a suo marito è un altro discorso», replica Platania. Il riferimento è a presunte parcelle non pagate al marito della consigliera, un professionista paternese. Da questo momento in poi è caos: prima il funzionario viene definito «cafone» e poi tenta di lasciare l’aula. Mentre il presidente del Consiglio Filippo Sambataro invita tutti a «mantenere il decoro che quest’aula impone».
Il nuovo intervento di Conigliello fa culminare lo scontro. Visibilmente emozionata e in lacrime aggiunge: «Non ho fatto alcun nome – dice – In quest’aula non mi sono mai permessa di offendere qualcuno. Mi sono arrabbiata, perché in un’aula consiliare non si può ricattare qualcuno facendo il nome di un professionista». E aggiunge, rivolta a Platania: «Provo vergogna per quello che lei ha fatto. perché ha tirato in ballo la mia famiglia». Dopo solidarietà e applausi, a chiudere la questione ci pensa Sambataro: «Il nome che è stato fatto è inopportuno – dice a Platania – Ha lasciato intendere che ci siano state pressioni per qualcosa o per qualcuno». «Chiedo scusa all’interessata e al Consiglio tutto», conclude il dirigente.