Dopo i furti – l’ultimo proprio poche ore fa, in pieno sabato pomeriggio, quando in due armati di aste hanno sfondato la vetrina di un Compro oro – le rapine e gli atti vandalici che hanno caratterizzato l’ultimo mese in città, a Paternò torna anche il piombo delle pistole: la città sembra ripiombata nell’incubo degli anni ’90. Venerdì, intorno alle 21.30, si è ripreso a sparare. Due uomini a bordo di uno scooter bianco hanno esploso quattro colpi di pistola contro una Fiat Doblò, parcheggiata in via Lodi nel quartiere San Biagio. I quattro proiettili hanno raggiunto la fiancata destra del mezzo, mandando in frantumi un finestrino e bucando una ruota. Successivamente i due – non è certo se indossassero dei caschi per travisar il volto – sono fuggiti ad alta velocità facendo perdere le proprie tracce.
Il proprietario del mezzo è un bracciante agricolo che è stato subito sentito dai carabinieri della compagnia di Paternò che stanno conducendo le indagini. Due le ipotesi al vaglio degli inquirenti: dissidi legati nell’ambito familiare o contrasti nel mondo del lavoro. Al vaglio dei militari dell’arma le immagini dei sistema di video sorveglianza presenti nella zona, con l’obiettivo di identificare gli autori dell’attentato. Visto il susseguirsi dei fatti criminosi il presidente del consiglio Laura Bottino ha deciso di convocare un consiglio comunale urgente e straordinario: «Vogliamo alzare forte la voce della nostra indignazione e dell’intera città – afferma – l’assise civica sarà chiamata a chiedere con fermezza la convocazione del comitato per l’ordine e la sicurezza. Lo chiederà al prefetto e alle forze dell’ordine. E chiederà al sindaco Mauro Mangano,massimo rappresentante della città, di muoversi in tal senso».
L’escalation di episodi, anche violenti, di illegalità, secondo Bottino «si intreccia con il rialzare la testa della mafia. C’è un chiaro senso di sfida nei confronti delle istituzioni che bisogna respingere al mittente». Con queste parole la presidente invita le istituzioni a restare unite. «Le persone perbene devono sapere che noi siamo dallo loro parte – conclude Bottino – e devono percepire con più forza la presenza dello Stato».
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