Una raccolta firme per recuperare un area di oltre 2000 metri quadrati inutilizzata da più di vent'anni su cui sorge una fatiscente struttura dell'ex Ente di sviluppo agricolo. Nel marzo 2015 un'ordinanza comunale imponeva la messa in sicurezza dell'edificio. «Non è stato fatto nulla» spiega l'assessore Milicia
Paternò, petizione per ex palazzo Esa «Gigante di amianto, urgente la bonifica»
Residenti del quartiere San Biagio e componenti dell’omonima associazione hanno lanciato una petizione popolare, anche attraverso il web, per chiedere il recupero di una porzione di territorio su via Canonico Renna, via Isole Eolie e via Guglielmo Marconi. Un’ampia area di circa duemila metri quadrati, oggi occupata dalla struttura ex Esa, Ente di sviluppo agricolo, della regione Siciliana, inutilizzata da oltre un ventennio. Una richiesta non nuova avanzata più volte alla politica locale e regionale. «Chiediamo – si legge nella petizione – al governo regionale, di restituire alla pubblica fruizione lo spazio occupato da un’inutile struttura. Nel corso di vari decenni questo gigante di cemento e amianto ha bloccato il naturale sviluppo urbano del quartiere, privandolo di un importantissimo spazio civico».
Preoccupato il presidente dell’associazione di quartiere Sante Chinnici: «Abbiamo timore che i muri perimetrali, dopo il crollo del tetto, possano collassare in qualsiasi momento essendo in cattivo stato a causa delle infiltrazioni di acqua che si sono avuti in questi anni – spiega Chinnici – il nostro non è un timore infondato; professionisti del settore ci hanno assicurato che se non si dovesse intervenire nell’immediato futuro nel puntellare i muri, questi ultimi potrebbero cedere o all’interno della struttura stessa oppure al suo esterno in mezzo alla strada; una zona densamente popolata; solitamente sono centinaia le mamme che nel periodo scolastico accompagnano a piedi i propri figli nella scuola non distante dall’edificio».
Intanto il Comune di Paternò potrebbe agire per vie legali nei confronti dei vertici dell’ente regionale. Non avrebbero ottemperato all’ordinanza sindacale del marzo 2015 firmata dal sindaco Mauro Mangano, con la quale veniva imposto all’ente l’immediata esecuzione di tutti gli atti idonei a eliminare i pericoli derivanti dalle parti pericolanti dell’edificio: «Il tetto della struttura – si specificava nell’ordinanza – ormai è collassata rimangono in piedi solo muri esterni del tutto compromessi dalla intemperie del tempo. Inoltre le condizioni degli immobili fatiscenti ha determinato delle condizioni igienico sanitarie molto precarie: di conseguenza è urgente una bonifica». Tutto ciò non è stato fatto.
«Fino adesso siamo stati più che tolleranti. L’Esa aveva 30 giorni di tempo dalla notifica per ottemperare a quanto disposto nell’ordinanza – dichiara l’assessore comunale al ramo Salvatore Milicia – L’inottemperanza dell’ordinanza è perseguibile penalmente. Avevamo chiesto la possibilità di usufruire dell’area attraverso la sottoscrizione di una convenzione tra i due enti pubblici. Fino adesso non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Solo dopo aver ottenuto la necessaria autorizzazione potremmo intervenire sull’area; prima però è necessario che il consiglio comunale approvi la variante al piano regolatore: l’area su cui sorge l’ex palazzo Esa è edificabile. Occorre di conseguenza un atto ufficiale da parte dell’assise civica la quale la destina ad area pubblica». Fino ad adesso gli uffici comunali, però, non hanno preparato alcuna delibera di variante.