«I banditi non mi hanno portato via i soldi, ma la possibilità di trascorrere delle ore tranquille e serene con mio figlio». A dichiararlo è Giovanni Verzì, 49 anni, il proprietario della tabaccheria di via Vittorio Emanuele, a Paternò, che ha lanciato un appello ai rapinatori, attraverso dei manifesti gialli appesi nella bacheca che sta all’esterno dell’esercizio commerciale. Una richiesta rivolta ai malviventi, affinché prima di tentare un colpo controllino almeno se ci sono bambini.
L’appello nasce dalla penultima rapina subita, circa 40 giorni fa, poco prima delle feste natalizie, nel corso della quale uomini armati di pistola e col volto coperto sono entrati nel negozio, in un momento in cui c’era anche il figlio del titolare. Lo shock è stato troppo forte e il bambino, racconta il padre, da allora piange e dorme con difficoltà. Giovanni Verzì è provato perché a subire le conseguenze della rapina è stata l’intera famiglia: «La molla che mi ha spinto a scrivere quell’appello è scattata martedì mattina – esordisce – quando la maestra di mio figlio, chiamandomi in disparte, mi ha chiesto se mio figlio avesse assistito a qualche rapina. Ho risposto positivamente e lei mi ha detto che il piccolo è cambiato, non è più lo stesso da un po’ di tempo». «Mio figlio le ha raccontato che dei banditi – prosegue il signor Giovanni – sono entrati in tabaccheria, mi hanno puntato la pistola alla testa e hanno portato via i soldi. Dopo di che, alla fine del racconto, il bambino è scoppiato a piangere». Perché a distanza di un mese non ha superato quello che ha visto: «Mio figlio la notte si sveglia piangendo, dicendomi di avere paura, di stare accanto a lui perché – continua Verzì- ha timore che i rapinatori portino via anche lui».
La conversazione con l’insegnante ha portato il proprietario della tabaccheria alla realizzazione dei manifesti con l’obiettivo di dire «a questi signori che non mi hanno portato via dei soldi, ma il tempo che durante la giornata dedicavo a mio figlio, dato che ogni giorno alle 16, dopo la scuola, lo portavo qui in tabaccheria. Adesso non lo posso fare più, mi hanno impedito di continuare a trascorrere diverse ore con lui». Intanto, per aiutare il bimbo a superare un momento difficile e a dimenticare la brutta esperienza, sta pensando di rivolgersi a uno psicologo infantile: «Io continuerò a lavorare in questa città e non è da escludere che in futuro io possa subire altre rapine. D’altronde, in dieci anni di attività ne ho subite 16». Giovanni Verzì, comunque, ringrazia i cittadini di Paternò per la solidarietà mostrata verso di lui e la sua famiglia: «Come ho toccato il cuore di tante persone – conclude – spero di toccare quello dei rapinatori. Dovevo fare qualcosa: dovevo proteggere mio figlio e la sua serenità».
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