Ennesima barbarie a
Paternò, dove un uomo ha avvelenato, nel pomeriggio di ieri, due randagi che stazionano nella zona compresa tra piazza Vittorio Veneto e piazza Nino La Russa. L’azione del sicario (ancora una volta bocconi velenosi) ha portato alla morte Gino, sterilizzato e microchippato, quattro anni di età, trovato senza vita all’interno di uno dei gazebo abbandonati in piazza Nino La Russa. Trovato vivo ma in gravi condizioni Ciccio, un maschio randagio di cinque anni anche lui sterilizzato e microchippato. Ciccio è morto nella tarda mattinata di oggi nella clinica dove era stato trasportato dopo il suo ritrovamento.
È invece viva
Palla, terza componente del branco, ora tra le braccia di una delle volontarie che si occupano dei randagi. «Non si può andare avanti in questo modo, c’è troppa crudeltà gratuita in giro – dicono i volontari che si prendono cura dei cagnolini – Chiediamo un intervento immediato delle autorità preposte, i cani ammazzati sono troppi». A parlare sono gli attivisti di Upa, Il mio amico e Cuccioli dell’Etna, le tre associazioni che da anni si occupano della cura dei randagi presenti sul territorio di Paternò, senza un concreto supporto da parte dell’ente comunale. Gli animalisti hanno cercato nella zona del ritrovamento dei cani eventuali bocconi di cibo avvelenati, ma non sono riusciti a trovare nulla. Domattina, comunque, presenteranno una regolare denuncia contro ignoti.
«Anche stasera sono stati trovati due cani avvelenati, uno è sopravvissuto e l’altro invece è deceduto – aveva detto a caldo il
sindaco Mauro Mangano attraverso la sua pagina Facebook – I vigili intervenuti hanno raccolto elementi che domani serviranno anche ad avviare le indagini per individuare i responsabili. I cani erano regolarmente sterilizzati, non rappresentavano naturalmente nessun pericolo. L’ennesimo assassinio, incomprensibile come tutti gli atti di violenza gratuiti, contro qualunque essere vivente siano compiuti. Faremo di tutto per aiutare i carabinieri a individuare i colpevoli. Sinceramente avendo un ruolo istituzionale mi sembra di rischiare di fare solo retorica a dire la mia rabbia e il mio sconcerto, mi sembra sia indispensabile fare qualcosa».
«Siamo stanchi e addolorati per questi
terribili episodi che si ripetono ormai con una cadenza impressionante», dichiara il presidente provinciale dell’Enpa di Catania, Cataldo Paradiso. «La polizia municipale si è limitata soltanto a far recuperare i due cani in questione – continua Paradiso – La zona doveva essere bonificata e tabellata, come previsto dall’ordinanza del ministero della Salute, ma nulla di tutto questo è stato fatto nell’immediato». Anche il Movimento 5 stelle di Paternò interviene sulla questione e parla «dell’ennesimo animalicidio commesso ai danni di un cane randagio. La situazione è degenerata da parecchio, adesso è fuori controllo assoluto. Ricordiamo che avvelenare un animale è un reato. Invitiamo tutti coloro che sono stati testimoni dell’accaduto, ma per paura di ritorsioni non intendono sporgere denuncia, a rivolgersi anche in forma anonima al nostro MeetUp (via Marino 8)».
Domenica scorsa un cane di proprietà, un volpino di pochi anni, fatto uscire da casa come tutti giorni per la passeggiata, è tornato a casa con la schiuma alla bocca. Quindici giorni fa, poi, sono stati
avvelenati due dei quattro cani che girovagano dentro all’area antistante il pronto soccorso: Flash è morto e Jump, in gravi condizioni al momento del ritrovamento, adesso sembra che si sia rimesso in piedi. Non dimentichiamo infine l’atto di crudeltà verificatosi in periferia, quando ignoti hanno impiccato un cucciolo di randagio, di appena quattro mesi, sul ponte di contrada Pietralunga sul fiume Simeto.
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