Paternò, a processo i presunti furbetti dell’ospedale Settantuno imputati. Prima udienza a gennaio 2021

Sono stati rinviati a giudizio i 71 dipendenti dell’ospedale Santissimo Salvatore di Paternò – tra cui medici, infermieri e amministrativi – protagonisti di presunti casi di assenteismo. L’udienza preliminare sul caso si è svolta ieri, davanti al giudice Carlo Umberto Cannella, il quale ha analizzato le richieste di rinvio a giudizio avanzate dal sostituto procuratore Fabio Saponara. La prima udienza del processo contro i dipendenti del nosocomio paternese è stata fissata per il 21 gennaio 2021. L’inchiesta si basa sulle indagini dei militari della Guardia di finanza del comando provinciale di Catania e di quelli della compagnia di Paternò, che avevano ripreso con telecamere ingressi e uscite dei dipendenti e il rilevatore delle presenze con badge

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono falso e truffa. Il collegio difensivo degli imputati è composto dagli avvocati Turi Caruso, Vittorio Lo Presti, Flavia Indaco, Graziano Ferretti, Antonia Lo Presti, Maria Carmela Di Mattea, Rosanna Natoli. Avvocati che saranno chiamati a confutare le accuse da parte della magistratura inquirente e pronti a dimostrare l’estraneità ai fatti ascritti ai propri assistiti. Nei mesi scorsi, il personale ospedaliero coinvolto nell’inchiesta, soprattutto infermieri e medici, è stato soggetto a provvedimenti disciplinari da parte dei componenti del collegio istruttorio dell’Asp di Catania, che aveva esaminato i singoli casi, stabilendo delle sospensioni. Con una durata che andava da un minimo di undici a un massimo di 18 giorni.

È stata comunque una sospensione graduale per non creare disservizi agli utenti. Il periodo preso in esame dagli inquirenti è quello che va dal novembre del 2014 al gennaio 2015. Una indagine basata anche sui filmati delle telecamere piazzate dai finanzieri del comando provinciale: un video dell’aprile 2015 contribuì a individuare un infermiere infedele, Antonio Consolato Pina. L’uomo venne poi arrestato con le accuse di peculato, falso, truffa ai danni dello Stato e abusivo esercizio della professione medica. Pina patteggiò una condanna a due anni e sette mesi in sede di udienza preliminare. Anche l’ospedale prese dei provvedimenti, licenziando l’infermiere.


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