La protesta avrà luogo in viale Francia, con un'assemblea dalle ore 7 alle 9, ed è prevista l’adesione di tutti i 261 operai che mercoledì scorso hanno appreso da una lettera inviata dalla Sis a Rfi e Italferr dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo
Passante ferroviario, domani assemblea in cantiere Sindacati: «L’azienda si fa scudo dei lavoratori»
I lavoratori impegnati nella realizzazione del passante ferroviario domani incroceranno le braccia per due ore in segno di protesta contro i drastici tagli annunciati dalla Sis questa settimana. La manifestazione avrà luogo nel cantiere in viale Francia, dalle ore 7 alle 9, ed è prevista l’adesione di tutti i 261 operai che mercoledì scorso hanno appreso da una lettera inviata ai committenti, Rfi e Italferr, dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo. Nella missiva di preavviso di recesso di contratto, inviata il 12 febbraio alle stazioni appaltanti ma non ai sindacati, si legge infatti che «la società ritiene di non poter adottare misure alternative a porre rimedio alla predetta situazione di eccedenza del personale, rilevando pertanto la necessità oggettiva di procedere a predisporre un piano di riduzione del personale in relazione alle effettive e ridotte esigenze. Tale riduzione interesserà la totalità delle unità lavorative impegnate nei lavori», conclude la lettera.
Un fulmine a ciel sereno per le maestranze e per i sindacati che hanno immediatamente alzato le barricate. Secca anche la reazione dei committenti: Rfi ha subito bollato in una nota pubblicata sul proprio sito come «ingiustificata la richiesta di interruzione del contratto avanzata da Sis, contraente generale dell’opera, che impedirebbe di portare a termine i lavori secondo le condizioni economiche stabilite». Rfi ricorda di aver già diffidato l’azienda dal chiudere il cantiere intimando di completare i lavori, in modo da poter ripristinare il collegamento ferroviario dal centro città verso le aree urbane a ovest di Palermo e verso l’aeroporto internazionale Falcone e Borsellino di Punta Raisi. E ora è pronta a «intraprendere le azioni più opportune per tutelare, anche in sede legale, l’interesse pubblico al completamento dell’opera ed evitare ulteriori disagi ai cittadini e ai lavoratori coinvolti nella realizzazione».
Non è la prima volta, in effetti, che la Sis blocca i lavori: circa un anno e mezzo fa, aveva fermato le macchine chiedendo una somma vicina ai 100 milioni di euro per portare a compimento l’opera, completa già per i quattro quinti del percorso. In quella occasione, Rfi aveva risposto con un secco ‘no’, imponendo di andare avanti. Oggi, però, le condizioni sembrano essere mutate e l’azienda intenzionata a disimpegnarsi, a scapito dei lavoratori, come ribadiscono i sindacati. «L’azienda probabilmente farà riferimento al superamento del quinto dei lavori appaltati – spiega Paolo D’Anca, segretario Filca Cisl Palermo – una norma contrattuale che svincolerebbe l’azienda da qualsiasi vincolo non concordato. Temiamo che l’azienda stia agendo così per spingere sul contenzioso storico da 100 milioni di euro che ancora non si è risolto. Non vorremmo che si usassero i lavoratori come scudo tra Rfi e impresa – conclude – I sindacati invitano tutte le istituzioni a far luce su questa vicenda».
Aggiornamento ore 9.30 del 12 marzo. Al termine dell’assemblea i lavoratori non hanno stabilito alcuna forma di protesta. «Questa è una vicenda tra Sis e Rfi – affermano i segretari di Feneal, Filca e Fillea Ignazio Baudo, Paolo D’Anca e Francesco Piastra – È inaccettabile che ogni qual volta l’azienda ha qualcosa da recriminare verso la stazione appaltante si scaglia contro i lavoratori. Le questioni contrattuali devono risolverle tra loro e il prezzo non posso pagarlo sempre gli operai. Ora faremo tutti i passaggi necessari: a breve saremo ricevuti dal sindaco, mentre attendiamo un incontro con l’azienda che dovrebbe svolgersi nei prossimi giorni. Vogliamo sperare che la vicenda si risolva al più presto – concludono – in ogni caso, comunque, gli operai saranno tutelati dalla clausola di salvaguardia sociale».