Un'incidenza elevatissima dei costi del personale sui ricavi e l'assenza di un mercato concorrenziale. A scattare l'impietosa fotografia delle aziende del Comune è l'associazione degli industriali, che chiede «un'inversione di tendenza» e «la privatizzazione dei servizi». Il sindaco: «Il pubblico ha evitato i guasti prodotti dal privato»
«Partecipate dai bilanci opachi» Scontro Confindustria-Orlando
Bilanci opachi, un’incidenza elevatissima dei costi del personale sui ricavi, oltre il 76 per cento del totale, e l’assenza di un mercato concorrenziale. Questa l’impietosa fotografia del sistema delle partecipate del Comune Palermo, contenuta nel dossier che l’associazione degli industriali siciliani ha diffuso oggi pomeriggio nel duro faccia a faccia tra il presidente Alessandro Albanese e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, nella sede di via XX Settembre del capoluogo siciliano. Elaborato dal centro studi di Confindustria Sicilia, lo studio lamenta da subito «un’opacità ed elevata frammentarietà delle informazioni pubbliche» dei bilanci delle partecipate.
I dati elaborati, infatti, che riguardano le tre principali partecipate del Comune – Amia, Rap e Reset che da sole, con oltre 5600 dipendenti, rappresentato l’80 per cento del totale (si stima che il numero complessivo sia di 7000 unità) – sono incompleti o obsoleti e spesso ricavati indirettamente, a volte dalla visura camerale. Come l’ultimo bilancio Amat pubblicato sul sito del Comune di Palermo risale al 31 dicembre 2012, mentre nel caso della Rap i tecnici di Confindustria hanno di fatto proiettato gli ultimi dati disponibili (periodo parziale di 5 mesi luglio – dicembre 2013) spalmandoli su 12 mesi. Nessuna informazione sulla Reset, la partecipata nata dalla ceneri della Gesip: i dati, in questo caso, sono ricavati dalla delibera del Cda pubblicata a maggio del 2015.
Una condotta «poco trasparente» è l’accusa di Confindustria perché il Comune, così, si sottrae «alla misurazione della sua azione» e rende difficile, se non impossibile, «la ricostruzione delle informazioni basilari per il cittadino». Dallo studio elaborato da Confindustria il dato che più colpisce è il peso del costo del personale sul totale, ben il 76 per cento. Una cifra elevatissima, possibile per l’associazione degli industriali soltanto perché le tre partecipate operano in un regime di mancata concorrenza. In pratica, sono i cittadini che pagano i servizi il cui costo aumenta di anno in anno. Entrando più nel dettaglio, le tre partecipate costano ogni anno ai contribuenti 260 milioni di euro (Amat 100, Rap 132, Reset 29), mentre i ricavi totali sono 265 milioni (Amat 96, Rap 139 e Reset 29). Per i tecnici di Confindustria, pur essendo in presenza di un margine positivo (5 milioni), l’attenzione va posta sulla qualità del servizio reso al cittadino in relazione al suo costo. Per questo Confindustria chiede a gran voce «una inversione di tendenza», come promesso dal sindaco al momento del suo insediamento nel 2012, e l’unica strada percorribile è la privatizzazione dei servizi.
Accuse pesanti, che Orlando ha respinto una per una, rivendicando il lavoro fatto fin qui e ribadendo il cambio di passo rispetto alla precedente amministrazione. «Non consento a nessuno di dire che questa amministrazione è peggio della precedente – dice -. Non è ammissibile perché siamo passati da 1 per cento a 23 per cento di spese di investimento, mentre quelle del personale sono scese dal 64 al 44 per cento e abbiamo licenziato 120 dipendenti (l’1,7 per cento sul totale, ndr). Il Comune non è fallito e non siamo più a rischio dissesto, il nostro è un bilancio di fatto consolidato». Per Orlando il vero obiettivo è evitare la macelleria sociale, garantendo i posti di lavoro dove possibile e se, come lo accusa Confindustria, c’è una presenza esclusiva del Comune nei servizi della città, la responsabilità è anche «del privato che è andato via».
«Il pubblico in questa città ha evitato i guasti prodotti dal privato – aggiunge il sindaco -. Se ci sono proposte dei privati siamo pronti ad accoglierle, ma dove sono? Anche nel caso della Fiera del Mediterraneo: volete realizzare un centro congressi? Che ben venga». Ironica la replica di Albanese – che sulla Fiera del Mediterraneo promette entro un mese di presentare un progetto per un centro congressi – per il quale «non ci voleva molto a essere meglio di quelli di prima» e, ad ogni, modo «ci aspettavamo tutti grandi miglioramenti, una svolta che in effetti è mancata». E anche sul predominio del pubblico sul privato nella gestione dei servizi di pubblica utilità, Albanese la pensa diversamente: «Se un imprenditore è fuggito 40 anni fa il Comune, dopo essergli subentrato, non è costretto a rimanerci per sempre. Facciamo le gare, usciamo da questo vincolo. Oggi deve essere il giorno delle proposte – conclude – mettiamo un punto e ricominciamo perché sappiamo bene che sotto la gestione politica le partecipate si sono ingrassate e ingrossate».