Tre unità operative, 120 posti letto, attrezzature e personale medico e paramedico. Un contributo imponente quello che l’Università di Catania ha messo in campo all’ospedale San Marco per l’emergenza Covid. Da ieri, infatti, è stata avviata la complessa macchina organizzativa che porterà, entro pochi giorni, ad ampliare la presenza del dipartimento di Medicina a direzione […]
Parte dell’ospedale San Marco dedicata al Covid
Tre unità operative, 120 posti letto, attrezzature e personale medico e paramedico. Un contributo
imponente quello che l’Università di Catania ha messo in campo all’ospedale San Marco per
l’emergenza Covid. Da ieri, infatti, è stata avviata la complessa macchina organizzativa che porterà,
entro pochi giorni, ad ampliare la presenza del dipartimento di Medicina a direzione universitaria
nell’ospedale di Librino, uno dei Covid hospital della Sicilia, con il trasferimento dei reparti di Clinica
Medica diretto dal profossore Pietro Castellino e di Pneumologia diretto dal professore Nunzio Crimi.
«Complessivamente al San Marco il dipartimento di Medicina a direzione universitaria avrà tre unità
operative complesse: una di Malattie infettive diretta dal dottor Arturo Montineri, già attiva, una di
Pneumologia e una di Medicina interna per un numero totale di 120 posti letto, quindi una struttura
molto grande – spiega il professore Castellino, ordinario di Medicina interna e presidente della Scuola di Medicina dell’Università di Catania. I reparti che verranno dedicati al Covid sono già
funzionanti e quindi già attrezzati, attualmente sono occupati dalle Uoc di Chirurgia toracica e Maxillofacciale, ma si debbono comunque trasferire alcune apparecchiature in dotazione alla Pneumologia e alla Medicina interna come ventilatori, ecografi, monitor, emogasanalizzatori e saturimetri».
«Non è un’operazione semplice attivare 48 posti letto, 24 per ciascun reparto, ma è ovvio che
dobbiamo essere pronti in tempi brevissimi – afferma Crimi, ordinario di Malattie dell’apparato
respiratorio – Il trasferimento riguarderà anche il personale medico e infermieristico, specializzandi
dell’ultimo anno di Medicina interna e Pneumologia, i nuovi abilitati post-laurea e specialisti provenienti
dalla Sicilia e anche dal nord Italia, quindi già formati, specialisti della gestione dell’emergenza».
«Al Policlinico resteranno attivi i reparti di Medicina interna, diretta dal professore Salvatore Santo Signorelli,
e una parte della Pneumologia, diretta da Crimi, che saranno dedicate a pazienti non Covid», spiega ancora Castellino. «Di questo dobbiamo ringraziare il personale medico e infermieristico
che si dividerà tra il plesso Rodolico del Policlinico, 22 posti letto per Pneumologia, e il San Marco, altri
24 posti letto – continua Crimi – Il personale, da questo punto di vista, è stato sempre disponibile,
un dovere in questa situazione di emergenza». E sul ruolo e sull’importanza del personale medico Crimi ci tiene a sottolineare «la necessità di
garantire la sicurezza nelle fasi di vestizione e svestizione, smaltimento dello sporco e trattamento dei
capi perché rischiamo di trovarci non solo con unità in meno in corsia, ma con un soggetto che ha una
potenzialità di contagio dieci volte superiore a quella di un soggetto normale, con danni non indifferenti».
Altro aspetto fondamentale per lo pneumologo etneo è la suddivisione dei soggetti positivi e negativi al
Covid, da cui deriva l’esigenza dell’attivazione del reparto al San Marco: «È fondamentale distinguere i
soggetti negativi al Covid da quelli positivi o sospetti in attesa di accertamento definitivo visto che i
risultati dei tamponi non sono immediati. I soggetti sospetti, purtroppo sono quelli più pericolosi e non
possono ritrovarsi insieme con i pazienti ricoverati per una normale polmonite perché in caso di
positività dei primi rischieremmo di contagiare anche i secondi. Questo comporterebbe la necessità di
aumentare i posti letto per gli affetti da Covid. In questo contesto, è fondamentale il ruolo della
Pneumologia: dobbiamo intervenire preventivamente nelle cure dei pazienti positivi al
Covid per ripristinare la funzionalità dell’organo polmonare, un passaggio a oggi sottovalutato, ma
fondamentale perché ci eviterebbe di ricorrere all’intubazione e quindi al ricovero in Rianimazione, i cui
posti disponibili non sono tantissimi».
Un tema questo che richiama alla questione della gestione dell’emergenza che per Castellino «si
sta svolgendo in modo abbastanza ordinato anche perché le misure di contenimento e distanziamento
sembra abbiano evitato quel picco di pazienti che ha, invece, messo in crisi la Lombardia».
«Vogliamo essere ottimisti sui dati forniti dall’assessorato regionale alla Salute relativi alla previsione del
picco tra il 10 e il 15 aprile in Sicilia – sottolinea ancora Crimi – Per questo è fondamentale essere
pronti».
«Speriamo che l’afflusso di pazienti, comunque inevitabile, continui in modo lento e progressivo,
sarebbe un ottimo risultato – aggiunge Castellino – Le criticità sono come certamente avrete
sentito la disponibilità di dispositivi di protezione individuale (Dpi) in numero adeguato e con
caratteristiche commisurate al rischio. Anche per i tamponi i tempi di attesa sono troppo lunghi per
carenza di reattivi. I dpi e la celerità nella risposta dei tamponi sono due fattori cruciali».
«La decisione di dedicare una intera parte del San Marco al Covid è importante e fondamentale
perché ci permetterà una gestione uniforme e di differenziare meglio i pazienti positivi da quelli dubbi –
aggiunge Castellino – La fase di accertamento diagnostico è per molti versi la più delicata,
perché i pazienti non ancora classificati come Covid possono essere causa di trasmissioni intra-ospedaliere del Coronavirus».
«Dobbiamo sperare che il numero di pazienti che necessitano di ricovero ospedaliero sia inferiore alle
previsioni e dobbiamo incentivare le cure a domicilio per i soggetti positivi al Covid quando possibile sia
per il paziente stesso, che evita così un percorso ospedaliero, sia per noi medici», conclude Crimi.
In questa direzione va l’appello di Castellino che invita «la cittadinanza a
pazientare e rimanere a casa ancora per un po’, “noi lavoriamo per loro, loro debbono stare a casa per
noi” recita uno slogan usato dai medici inglesi. L’Università di Catania è molto impegnata con il suo
personale docente e vorrei ricordare Bruno Cacopardo, ordinario di Malattie infettive, Guido Scalia, responsabile di tutta la diagnostica di laboratorio, Marinella Astuto,
responsabile della rianimazione, e Antonello Basile, responsabile della diagnostica per
immagini, ma anche dei vertici dell’ateneo, il rettore Francesco Priolo e il direttore generale Giovanni
La Via, che hanno fatto moltissimo sia per la didattica, sia per la parte assistenziale».
(Fonte: Ufficio stampa Università di Catania)