Parentopoli Sanità, i timori dopo lo stop ai progetti: «Il magistrato è un pezzo di merda»

La titolare dell’indagine: «Un magistrato rampante, un pezzo di merda unico. Lo stesso che ha azziccato Mimmo Costanzo». I telefoni messi sotto controllo? «Renditi conto di quanto sono pezzi di merda i magistrati». Affermazioni che sono la cartina al tornasole di una cocente fibrillazione dettata dal pericolo legato a un’inchiesta giudiziaria. Lo sfondo è quello della parentopoli nella Sanità catanese venuta alla luce nell’ambito dell’indagine della procura etnea che ha fatto scattare gli arresti domiciliari nei confronti del cardiologo ed ex assessore comunale Pippo Arcidiacono, del vicepresidente dell’Ordine dei medici di Catania Ezio Campagna e con loro dell’ex commissario Gesualdo Missale e dell’odontoiatra Sebastiano Felice Agatino Ferlito. C’è poi un lunga lista di indagati in cui spiccano i nomi degli ex assessori regionali Ruggero Razza e Antonio Scavone, quest’ultimo titolare della delega alla Famiglia ma con un passato da direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale etnea.

Nell’indagine, che ha acceso i riflettori sulle presunte raccomandazioni legate ai progetti finanziati dalla Regione nell’ambito del Piano Sanitario Nazionale, un capitolo intero è dedicato alla reazione degli indagati alla notizia dell’inchiesta. Lo spartiacque ha una data precisa: quella dell’1 aprile 2021, giorno in cui i carabinieri si recarono negli uffici dell’azienda universitaria Policlinico per prelevare la documentazione relativa ad alcuni progetti. Passaggio che ebbe come immediata conseguenza il blocco delle convocazioni delle persone che avrebbero dovuto ottenere gli incarichi. La reazione degli indagati, come riportato nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla giudice Simona Ragazzi, è un mix tra fibrillazione, insulti ai magistrati e «spregiudicatezza», in cui emergerebbe una «mentalità degli indagati, incline a rapporti poco trasparenti con le istituzioni».

«A una ragazzina del genere nessuno ci può arrivare?», chiedeva la dentista Paola Campagna al padre Ezio riferendosi alla pm titolare del fascicolo. La donna, con una vita di lusso esibita sui social, che è finita indagata – ma non è stata destinataria di misura cautelare – avrebbe beneficiato di un bando cucito su misura nell’ambito di un progetto da 20mila euro denominato «Prevenzione, diagnosi e terapie delle carie dentali riscontrate nei cittadini fragili o in età scolastica in provincia di Catania». Sotto la lente d’ingrandimento anche un assegno di ricerca che Campagna, insieme a un altro indagato, ha ottenuto all’interno di un progetto OSAS Catania-sentinelle della prevenzione. «Paola l’imbroglio c’è – replicava il vicepresidente alle parole della figlia sulla possibilità di avvicinare la magistrata – Non è che non c’è l’imbroglio, perché Aldo ha fatto il bando in base a quello che è il tuo curriculum».

Stando alla ricostruzione contenuta nell’ordinanza, il duo Campagna-Missale avrebbe cercato in ogni modo di ottenere informazioni sull’indagine. Da un lato coinvolgendo, ma a quanto pare con scarsi risultati finali, un rappresentante di prodotti parasanitari disponibile a sfruttare la propria amicizia con un alto dirigente della Direzione investigativa antimafia, dall’altro alludendo a una donna, non identificata: «Almeno per capire di che cazzo si sta parlando no?», diceva Missale nei soliti dialoghi conditi con insulti alla pm: «Minchia è una pesante – spiegava il vicepresidente dell’ordine dei medici – Associazione nazionale magistrati, juventina sfegatata, quindi una pezza di merda». Dialoghi che, con il passare del tempo e con i progetti rimasti fermi, sarebbero diventati sempre più criptici. Alle telefonate gli indagati avrebbero preferito gli incontri di presenza. Uno di questi si è tenuto il 30 settembre 2021 al bar pasticceria C&G. In quell’occasione il medico Sebastiano Ferlito avrebbe preso in consegna i cellulari dei presenti e li avrebbe chiusi nel cofano della propria automobile.


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