Parentopoli Etna, si dimette il direttivo delle guide Cesa Bianchi favorito per presidenza del Collegio

La resistenza si è prolungata
per poche settimane. Poi la resa, ufficializzata quando però il percorso politico del Collegio regionale delle guide alpine e vulcanologiche sembra essere già ben incanalato, almeno per il futuro più immediato. Il direttivo delle guide di Etna e Stromboli bombardato dallo scandalo della presunta parentopoli si dimette. E c’è già una data per la designazione dei loro successori: il 15 gennaio a Linguaglossa si riunirà un’assemblea degli unici professionisti abilitati a lavorare sui vulcani siciliani per eleggere i prossimi cinque nuovi componenti del direttivo. La sorpresa, almeno per i non addetti ai lavori, è che tutti i votanti paiono concordi nel tentare il salvifico ricorso a un «Papa straniero». 

Toccherà molto probabilmente a colui che per sei anni ha guidato il Collegio nazionale delle guide alpine l’arduo compito di tirare fuori l’ente dalla palude. Cesare Cesa Bianchi, 68 anni, è infatti il decano della montagna italiana adesso in pole per coronare una carriera di alto profilo con una sfida da far tremare i polsi: rilanciare un Collegio il cui appeal è crollato sotto zero. Quattro dei cinque componenti del direttivo dimissionario – il presidente Biagio Ragonese, il suo vice Orazio Distefano e i consiglieri Antonio Rizzo e Orazio Consoli – risultano infatti indagati per abuso d’ufficio perché, secondo i magistrati della procura di Catania, avrebbero lavorato per taroccare l’esito dei test d’ammissione al concorso per nuove guide vulcanologiche. L’obiettivo? Favorire l’abilitazione dei propri figli, poi effettivamente rientrati fra i 19 vincitori degli esami. C’è da dire, in ogni caso, che il direttivo aveva già concluso il proprio mandato triennale, agendo già da mesi in proroga. 

Il caso parentopoli era scoppiato, a partire dalle pagine di MeridioNews, già a maggio 2018, grazie alle testimonianze degli oltre novanta partecipanti alle prove svoltesi sul versante nord dell’Etna, nel bosco Ragabo. Gli esclusi si erano poi rivolti sia alla giustizia penale che a quella amministrativa ed è attesa a strettissimo giro, il 17 gennaio, una pronuncia del Tar di Catania. L’ordinanza dei giudici, a luglio scorso, aveva già definito il loro ricorso «potenzialmente idoneo» per determinare l’annullamento del contestatissimo concorso. L’ultimo colpo di scena è stata poi l’inchiesta sul monopolio nel business turistico etneo di Francesco Russo Morosoli. Nelle carte dell’indagine erano finite le intercettazioni dei dialoghi di Ragonese, Rizzo e Distefano mentre erano impegnati, secondo l’accusa, a mettere a punto delle prove fisiche ritagliate su misura per i figli, tanto che questi ultimi sarebbero stati messi a conoscenza del percorso dei test in anticipo rispetto a tutti gli altri concorrenti. 

«Tutto quello che è successo non restituisce una bella immagine della categoria», commenta Cesa Bianchi al telefono. Il suo nome – con tutti i requisiti anche perché iscritto regolarmente al Collegio siciliano – avrebbe tratto fuori dall’imbarazzo gran parte delle guide isolane poco disposte – a detta di alcuni retroscena – a sobbarcarsi onori sì ma soprattutto gli oneri della presidenza in una fase così delicata. Mentre per l’ex presidente nazionale, sconfitto di recente alle elezioni dal valdostano Pietro Giglio, la nomina gli consentirebbe di rientrare in pista con un ruolo di rilievo. «Non c’è ancora nulla di certo – minimizza il lombardo – e dunque in questa fase preferisco non esprimermi, anche perché certe idee potrebbero essere fraintese. Di sicuro se qualcosa di illecito è accaduto lo accerterà la magistratura e il futuro direttivo si atterrà a quelle conclusioni che, comunque, ancora non ci sono». 

L’elezione di un nuovo presidente scongiurerebbe, inoltre, un possibile commissariamento del Collegio da parte del governo regionale che, per bocca dell’assessore al Turismo Sandro Pappalardo, aveva chiesto la sospensione dei tesserini delle 19 guide abilitate sotto l’ombra della parentopoli. Il Tar potrebbe anticipare tutti, ma se così non fosse? «Occorrerà muoversi senza decisioni avventate – si limita a ribadire Cesa Bianchi – seguendo le indicazioni della magistratura».


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