Parco d’Orleans, Crocetta sfratta gli animali La lunga guerra a colpi di esposti e ricorsi al Tar

Una guerra fatta di ordinanze di sgombero, ricorsi al Tar, esposti in Procura. Una battaglia a colpi di carte che potrebbe vedere il suo epilogo oggi. Perché proprio stamani gli animali che da oltre sessant’anni hanno trovato casa nel parco onitologico di Villa d’Orleans, il terzo in Europa, saranno sfrattati. Trasferimento coattivo, perché la ditta Lauricella che dal 1955 si occupa dei volatili non ha provveduto allo sgombero, intimato da Palazzo d’Orleans a più riprese. A partire dal 2013, quando in nome della spending review il governatore siciliano Rosario Crocetta aveva annunciato: «Cinquecento mila euro all’anno per gli uccelli sono troppi: se ne occuperanno i forestali». A costo zero.

Così alla ditta Lauricella era arrivato l’invito a fare le valigie e a lasciare il parco. E gli animali, «proprietà della Regione» avevano assicurato da Palazzo d’Orleans, salvo poi qualche mese più tardi, davanti al ricorso al Tar del signor Lauricella, fare dietrofront. «I volatili sono della ditta Lauricella» recitava una nota della Regione del novembre 2013 a eccezione di 141 esemplari di cui è padrona l’amministrazione regionale e 72 affidati in custodia giudiziaria. «Il contenzioso sulla proprietà di animali e attrezzature – dice adesso a MeridioNews Nicola Lauricella – è ancora aperto. Dopo le prime fasi di routine, il 21 dicembre è stata fissata la prima udienza per le prove testimoniali. La nota dell’Amministrazione regionale non è sufficiente a chiudere la partita perché il giudizio è ancora pendente ed è l’unica sede per affermare la legittima proprietà».

Ma la battaglia sulla paternità degli animali è solo un aspetto di un braccio di ferro lungo tre anni giocato nelle aule di tribunale e tra le stanze di Palazzo d’Orleans. Lo scorso 3 aprile una nuova ordinanza firmata dal segretario generale della Regione, Patrizia Monterosso, intimava ancora una volta alla ditta di «lasciare libere da animali e cose le voliere e l’area servizi del Parco». Pena il trasferimento in maniera coattiva. Nuova ordinanza e nuovo ricorso davanti al Tar, che a fine luglio ha chiesto alla Regione di stilare un piano dettagliato per procedere allo sgombero degli animali. Misure indispensabili, secondo i giudici amministrativi, a garantire la salute degli esemplari ospiti del parco. Un programma di sgombero articolato secondo la normativa sul benessere animale e secondo le norme del regolamento Cites e di Polizia veterinaria.

«L’udienza per discutere nel merito della vicenda – dice Lauricella – è stata fissata al 16 marzo, nel frattempo, però la Regione è riuscita a contraddire se stessa». Nel piano di sgombero redatto dai zoologi e veterinari regionali, infatti, era specificato che il trasferimento doveva avvenire necessariamente, «per il benessere e l’incolumità degli animali» nei mesi di ottobre e novembre. Nessun altro periodo era ritenuto idoneo a causa delle temperature o troppo elevate o troppo basse che avrebbero rischiato di provocare uno stress eccessivo ai preziosi volatili. Stress che nel parco ha già fatto una vittima: un raro papagallo Cacatua, che lo scorso settembre durante alcune operazioni di spostamento predisposte dalla Regione avrebbe subito dei maltrattamenti. «Durante il tentativo di catturarlo per leggere l’anello identificativo posto sulla zampa – racconta Lauricella – gli sono state strappate delle penne ed è stato ferito a un’ala e al petto. Dopo una settimana è morto probabilmente a causa del forte stress subito». Ma il pappagallo non è l’unica vittima della guerra infinita. Lo scorso 15 settembre 100 carpe Koi del valore di mille euro ciascuna sono morte durante la pulizia dello stagno centrale della villa. «Il responsabile regionale per la gestione del parco – dice Lauricella – aveva deciso di far pulire finalmente la vasca sottovalutando, però, l’alta temperatura di quella giornata».

Negli anni la ditta Lauricella ha cercato di trovare una sistemazione alternativa per gli uccelli. «Nella speranza di salvare il parco e ritenendo che l’unica istituzione in grado di occuparsi della collezione ornitologica sia l’Università lo scorso anno ho inviato una nota al rettore dicendomi pronto a regalare gli oltre mille uccelli rari all’Ateneo». Una proposta a cui non è seguita alcuna risposta.

Intanto contro la condanna a morte del bioparco di Palermo, meta di tutte le generazioni di bambini che si sono succedute nei sessantadue anni della sua esistenza, si è mobilitato il web con una petizione su Change.Org rivolta al presidente della Regione Rosario Crocetta. Ma contro la decisione di Palazzo d’Orleans si è schierato anche il movimento Cinque Stelle. I deputati penstastellati dell’Ars hanno annunciato le barricate. «Andremo a sorvegliare le operazioni – dice Giampiero Trizzino -. Ci sono specie rarissime che non possono essere spostate come pacchi postali. Se succederà qualcosa, qualcuno sarà chiamato a risponderne». «Questo parco costa all’anno sicuramente infinitamente meno delle tante inutili partecipate che a parole il presidente dismette e che puntualmente rimangono miracolosamente in piedi» gli fa eco il capogruppo Giorgio Ciaccio. Per l’esattezza poco più di 250mila euro. Tra cibo per gli animali e stipendi dei dipendenti. A fronte, ad esempio, di «parecchie decine di milioni di euro spesi per il mantenimento dei musei regionali del palermitano che nel 2013 hanno incassato poco più di un milione di euro – conclude Luricella -. Vorrei che qualcuno mi spiegasse il motivo vero di questo accanimento. Il parco ornitologico da solo totalizza un quarto (55.546) dei visitatori dei 14 musei regionali della provincia di Palermo (214.631)». Numeri non sufficienti, però, secondo Palazzo d’Orleans a evitare lo sfratto ai volatili.


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