Parcheggio Sanzio, Tar ferma il piano di Lodetti Alliata Ma Comune salva l’idea dell’area di sosta sotterranea

Il tribunale amministrativo regionale dà ragione al Comune di Catania e frena sul progetto del parcheggio Sanzio. Almeno per quanto riguarda l’infrastruttura che doveva essere realizzata dalla Catania parcheggi spa. Adesso, l’intenzione annunciata dalla giunta guidata da Enzo Bianco è quella di «recuperare il finanziamento per realizzare nella stessa area un parcheggio sotterraneo destinando a verde la parte in superficie». Anziché gli spazi commerciali previsti nel piano originario e che non piacciono all’amministrazione. Solo uno dei problemi di un progetto che ha visto susseguirsi aziende con guai giudiziari. La struttura doveva essere realizzata da un raggruppamento temporaneo d’imprese, la Catania parcheggi spa che ha al vertice Filippo Lodetti Alliata. Principe palermitano, imprenditore, re della sosta a pagamento, tra gli indagati dell’affare Expo 2015 a Milano con l’accusa di avere tentato di ottenere i lavori in modo illecito, insieme alla cosiddetta «cupola bipartisan degli appalti». Catania parcheggi spa aveva fatto ricorso ai giudici amministrativi dopo lo stop ai lavori deciso dal Comune di Catania. Arrivato a sua volta dopo un’inchiesta di settembre 2014 del quotidiano online CTzen, oggi MeridioNewsi successivi esposti dell’associazione Argo e persino l’interessamento dell’Autorità nazionale anticorruzione.

Catania parcheggi spa è formata da due società: la Final spa di Palermo, che detiene il 99 per cento delle quote, e il consorzio emiliano Ciro Menotti per il restante un per cento. Sono loro a fare ricorso affinché possano cominciare i lavori dell’appalto – in parte finanziato con 12 milioni di euro di fondi pubblici – risalente alla sindacatura etnea di Umberto Scapagnini. L’azienda chiedeva la sospensione del provvedimento di revoca ma anche un doppio risarcimento economico di 14 milioni di euro: 12 milioni per il mancato guadagno per la costruzione del parcheggio e la restante parte per il «gravissimo danno all’immagine, in particolare per la Final, la quale opera su tutto il territorio nazionale». I giudici della prima sezione del tribunale amministrativo – presieduta da Francesco Bruno con a latere Anna Barone ed Eleonora Monica – hanno però deciso di rigettare il ricorso. Sarebbe infondato, da parte della ditta, sostenere «che sarebbe decorso un termine eccessivamente lungo, pari circa a dieci anni, per procedere all’annullamento degli atti» da parte dell’amministrazione comunale.

A pesare sono le numerose vicende che hanno riguardato le società interessata all’appalto. Prima della Catania parcheggi spa a occuparsene, sempre insieme alla Final, sarebbe dovuto essere l’imprenditore Mariano Incarbone, condannato in via definitiva per mafia nel processo Iblis perché in affari con il capo di Cosa nostra etnea Vincenzo Aiello. Un passato che, nonostante i cambi di società, «non poteva lasciare intendere che vi fossero imminenti prospettive per la realizzazione dell’opera», spiegano i giudici. A non convincere il tribunale amministrativo sono anche due caratteristiche dell’appalto in project financing: «L’eccessiva durata della concessione (60 anni, ndr) e l’eccessiva quantità di spazi commerciali previsti», definiti «esorbitanti». Nell’elenco dei dubbi finisce anche «la permanente e gravosa restrizione dell’importante arteria di via Raffaello Sanzio». La decisione sul parcheggio Sanzio adesso potrebbe creare un precedente, almeno secondo l’amministrazione comunale: «Dovrebbe valere per tutti i parcheggi», si spiega in una nota stampa. Un chiaro riferimento ai nove progetti in centro appaltati mai realizzati e che rischiano di portare una pioggia di ricorsi con richieste di risarcimenti danni contro il Comune di Catania.


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