Paolo Amenta (Anci Sicilia): “Serve il reddito minimo d’inserimento”

IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE DEI SINDACI SICILIANI PRENDE SPUNTO DALLA RIVOLTA DEI FORCONI PER RICORDARE CHE, IN TANTI COMUNI DELL’ISOLA, LA SITUAZIONE E’ DRAMMATICA. LA POVERTA’ HA SUPERATO I LIVELLI DI GUARDIA E LA POLITICA DEVE INTERVENIRE

“Basta! Non c’è più tempo per le chiacchiere inutili, la politica – romana e palermitana – che ancora non ha la reale percezione di un problema sempre più drammatico per tantissime famiglie, riveda la propria agenda e ponga al primo posto, una soluzione forte per porre un argine ad una povertà che oltre ad umiliare, sta uccidendo la nostra gente. Serve un provvedimento d’emergenza attraverso l’introduzione di un “Reddito minimo di sopravvivenza”, che garantisca dignità e respiro a fasce sempre più ampie di cittadini, incolpevoli di una crisi causata dai padroni dell’economia e da una politica cieca”.
Questo il disperato grido d’allarme del Presidente regionale di AnciSicilia, Paolo Amenta, Sindaco di Canicattini Bagni, di fronte ad un fenomeno, come la crescita della povertà che in Sicilia sta investendo tantissime famiglie.
“Un dramma – dice Amenta – che tocca la parte più debole della società: bambini, anziani, malati e portatori di handicap poveri. Un tunnel nel quale, oltre alle fasce della marginalità, sempre più povere per mancanza di risposte, giorno dopo giorno si riempie di nuove fasce sociali, come quel ceto medio una volta al sicuro dalla drammaticità del ‘disagio’, ed oggi risucchiato da una crisi che si allarga a dismisura. Bisogna dunque far fronte a questa emergenza, perché di questo si tratta, come dimostrano le proteste e la rabbia di questi ultimi mesi e di questi giorni di migliaia di cittadini e di movimenti come quello dei Forconi e dello stesso Sindacato, nelle piazze e nelle strade di tutto il Paese”.
Una protesta ed una rabbia per un domani incerto e per l’inadeguatezza delle misure del Governo, sia quello nazionale così come di quello regionale, anche su temi specifici che richiedono attenzione, quali l’agricoltura, i trasporti ed il sistema delle riscossioni.

“I Sindaci siamo i primi a prendere atto degli sforzi del Governo centrale così come di quello regionale – prosegue il Sindaco Paolo Amenta – nel tentare di portarci fuori da una crisi economica, ed oggi anche sociale, che gli altri Paesi, hanno arginato con misure chiare ed efficaci. I Comuni ed i Sindaci abbiamo fatto e stiamo continuando a fare la nostra parte, con determinazione, riducendo tutto quello che è possibile ridurre, in quanto, lo voglio ribadire, siamo e restiamo il primo, e forse anche l’ultimo, livello di confronto reale con i cittadini”.
“Ma oggi – aggiunge il presidente di Anci Sicilia – non bastano i piccoli interventi di Comuni e Sindaci, considerato che totalmente privi di quelle risorse necessarie per dare risposte alla povertà e alla marginalità, a causa dei sempre maggiori tagli finanziari da parte di Stato e Regione. Molti Comuni, addirittura, sono a rischio default e non hanno un solo centesimo da inserire nei bilanci per garantire la sopravvivenza dei loro cittadini”.
Nei Comuni riceviamo e ascoltiamo migliaia di voci disperate ed umiliate – dice ancora Amenta – una umiliazione dignitosa che ci coinvolge, mille storie di famiglie senza un lavoro, o che l’hanno perso,che sprofondano giorno dopo giorno in quel pozzo nero del disagio e della marginalità, dal quale sembra sempre più difficile risalire. Mamme e padri che piangono per dare da mangiare ai loro figli, che perdono la casa, conquistata con anni di sacrifici, o che non hanno più neanche l’energia elettrica per accendere una stufa in queste giornate di freddo”.
“E allora – aggiunge il presidente di AnciSicilia – consapevoli che la politica, nel tentativo di recuperare i ritardi che l’hanno caratterizzata in questi ultimi anni, lavora per trovare soluzioni affinchè si intravveda la luce in fondo al tunnel, ma nello stesso tempo continua a mostrare, ai vari livelli, incertezze su come utilizzare ad esempio i Fondi Strutturali che potrebbero rappresentare quella giusta spinta al rilancio dello sviluppo e del lavoro, e noi Sindaci aggiungiamo, anche per migliorare la qualità della vita dei cittadini e ridurre il gap che ci separa dagli altri Paesi europei, così come ogni anno si trovano i fondi per pagare gli 85 miliardi d’interesse che producono il nostro debito pubblico, con la stessa consapevolezza gridiamo e invitiamo il Governo nazionale, e per la sua parte quello regionale, a mettere da subito al primo posto questa emergenza reperendo i fondi per l’introduzione di un ‘Reddito minimo garantito’, o meglio, di ‘sopravvivenza’, che non faccia morire la nostra gente. Perché noi Sindaci, eletti dalla gente, saremo accanto a loro”.
“Di fronte a questo dramma – prosegue Amenta – non servono più le chiacchiere né tantomeno possiamo ancora assistere al “teatrino” della politica di fronte a temi come quelli del rilancio dell’agricoltura, del trasporto o del sistema delle riscossioni, che in questi giorni settori della società, dell’imprenditoria e movimenti di cittadini, come i Forconi, hanno riportato all’attenzione del Paese. Su questi temi bisogna aprire subito tavoli specifici perché anche queste mancate risposte si traducono in disagio sociale”.
“Ma ribadisco – conclude il presidente di Anci Sicilia – l’emergenza delle emergenze è in questo momento sostenere chi ha bisogno attraverso un “reddito minimo”. Non c’è più tempo e per noi è la priorità, lo diventi anche per i Governi”.

Nota a margine

Condividiamo quasi tutto quello che dice l’amico Paolo Amenta. Tranne un passaggio: là dove dice che il Governo nazionale e il Governo regionale siciliano si stanno adoperando per lenire la crisi. E’ vero l’esatto contrario: il Governo nazionale di Letta-Alfano-Bilderberg è il Governo delle tasse, esattamente uguale a quello di Mario Monti. Il Governo regionale siciliano è un raro esempio di incapacità politica e amministrativa e, finora, ha prodotto solo enormi danni.
Tutt’e due i Governi hanno danneggiato la Sicilia e i siciliani. Quello regionale, in particolare, ha dato la copertura alle incredibili speculazioni di alcuni ‘presunti’ imprenditori che, da undici mesi, si fanno i cazzi propri (ci dispiace, ma non troviamo un’altra formula lessicale più aderente alla realtà) all’ombra di una ridicola e beffarda antimafia di facciata.

g.a.


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