Palermo, verso il recupero di Borgo Borzellino Il paese fantasma abbandonato dagli anni ’60

Un paese fantasma costruito negli anni quaranta, mai completato e abbandonato circa venti anni dopo. Adesso, però, il recupero e la riqualificazione di Borgo Borzellino, nel territorio di Monreale, in provincia di Palermo, potrebbe compiere un ulteriore passo in avanti. Partirà a breve la procedura aperta per l’affidamento congiunto della progettazione esecutiva e dell’esecuzione dei lavori. «Vogliamo tutelare un bene dal grande valore storico e creare un centro per attività agro-culturali dedicato all’educazione alimentare e alla valorizzazione dei prodotti tipici – ha annunciato il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci -. La grande piazza e gli ampi locali di alcuni edifici potranno, inoltre, ospitare attività artistiche contemporanee». 

Per il recupero del borgo, il governo Musumeci ha stanziato cinque milioni e mezzo di euro provenienti dal fondo istituito ai Beni culturali per la riqualificazione degli insediamenti costruiti negli anni Trenta dall’Ente di colonizzazione del latifondo siciliano, poi ampliati negli anni Cinquanta e infine affidati in gestione all’Ente sviluppo agricolo (Esa). «Il progetto – ha sottolineato l’assessore ai Beni culturali Alberto Samonà – vede la stretta collaborazione tra la soprintendenza di Palermo, incaricata di gestirne l’attuazione, e l’Esa che l’ha redatto. Sottrarre il borgo al degrado va nella direzione di valorizzare i territori della nostra Isola, anche a partire da luoghi unici come questo». 

Realizzato in una posizione che domina la valle dello Jato, lungo la statale Palermo-Sciacca, Borgo Borzellino è costituito da edifici che ospitavano una scuola, una delegazione comunale, un ufficio postale, una caserma dei Carabinieri e ancora una casa sanitaria, botteghe artigiane, una trattoria e una rivendita di tabacchi. I fabbricati includono, nella maggior parte dei casi, anche alcuni alloggi come quelli per gli insegnanti e per gli artigiani. A causa della guerra non si arrivò mai alla costruzione di una chiesa e negli anni ’50 vennero realizzati diversi interventi di manutenzione fino all’abbandono dei borghi agricoli con la riforma agraria.


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