Foto di Carlo Columba

Palermo, tangenti sui lavori al Porto: due arresti per corruzione

Avrebbero preteso soldi dalle ditte sub-appaltatrici nei lavori di restyling della stazione marittima al porto di Palermo. Con l’accusa di corruzione i finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza con la quale il gip del capoluogo, su richiesta della procura, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti del direttore tecnico Francesco Tricarico, 37 anni di Canosa di Puglia (Bari) e del direttore di cantiere Rosario Cavallaro, 68 anni, della società Socotramo Srl di Roma che si è aggiudicata l’appalto per realizzare il nuovo cruise terminal per le navi da crociera, nonché il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 80mila euro. Le indagini sono scattate dopo la denuncia dell’autorità di sistema portuale del mare della Sicilia Occidentale ai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo, gruppo tutela spesa pubblica, dopo che erano stati segnalati ritardi nell’esecuzione e nella consegna del restyling della stazione marittima del porto di Palermo. Ritardi che erano stati attribuiti a conflitti tra la società aggiudicataria Socotramo e alcune ditte sub-appaltatrici, per alcuni pagamenti differiti o mancati per i lavori eseguiti. 

Secondo l’accusa, i due indagati avrebbero preteso dai titolari di tre imprese sub-appaltatrici, un illecito pagamento di somme di denaro extra, che sarebbe arrivato fino al 30 per cento del valore dei lavori affidati, minacciando che, in caso di rifiuto, sarebbe stata preclusa la prosecuzione delle attività. Alle minacce sarebbero poi seguite pesanti ritorsioni, come controlli a sorpresa, nonché il ritardo nel pagamento delle fatture fino ad arrivare alla mancata liquidazione di parte delle stesse. In un caso sarebbe stato accertato che il titolare di una delle imprese, cedendo alle richieste estorsive, avrebbe pagato 80mila euro, di cui 45mila in contanti e 35mila tramite bonifici bancari, utilizzando causali fittizie, su un conto corrente intestato alla madre del direttore di cantiere. I due indagati avrebbero suggerito ai sub-appaltatori per creare i fondi per la dazione di denaro di utilizzare nei lavori di ristrutturazione prodotti di qualità più scadente rispetto a quelli previsti nel capitolato e riportati nelle fatturazioni, anche a scapito dell’incolumità pubblica e sovrafatturare le prestazioni svolte nei confronti della ditta appaltatrice


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