Tutto parte dallo sfogo di Luca Sanepa, consigliere del Comune alle porte di Palermo, che denuncia la mancanza di una risposta da parte di Zamparini: «Era tutto pronto e ora siamo fermi». La replica di viale del Fante: «Inaudito aumentare il contributo sul costo di costruzione di cinque punti percentuali»
Palermo, ora potrebbe sfumare anche il centro sportivo A Carini aspettano i rosa, la società: «Oneri troppo alti»
La strada verso la costruzione del centro sportivo del Palermo è tutt’altro che in discesa. Ancora una volta la realizzazione di un’opera a lungo annunciata si impantana nella difficoltà di comunicazione tra la società rosanero e l’amministrazione comunale di turno. In questo caso quella di Carini, dove dovrebbe sorgere la nuova casa degli allenamenti della squadra di Maurizio Zamparini. A sollevare la questione è stato il consigliere comunale carinese Luca Sanepa, che ha accusato il club di viale del Fante di essersi eclissato dopo gli sforzi messi in campo dal Comune per favorire la costruzione del centro. «Lo scorso agosto – dice – è stato convocato un Consiglio straordinario in tutta fretta, dove abbiamo approvato la variante della destinazione d’uso del terreno portandolo da verde agricolo a uso sportivo. A sei mesi da allora, tuttavia, nessuno della società si è fatto più sentire».
Un silenzio eloquente, che getta non poche ombre sulla possibilità di realizzazione dell’opera. «Non ci hanno neanche dato una risposta negativa – continua Sanepa – Personalmente parlo da tifoso, da consigliere comunale e da cittadino di Carini: il progetto è stato presentato, valutato e votato in consiglio, non capisco perché non si debba realizzare».
Da par suo, la società rosanero non è stata a guardare e risponde con le carte, citando una delibera del 9 aprile 2015, con cui la giunta del Comune alle porte di Palermo varava l’aumento degli oneri sulle concessioni per costruire impianti sportivi. «È inaudito passare il contributo sul costo di costruzione dallo 0,5 al 5,5 per cento» fanno sapere da viale del Fante. «Se il problema è legato agli oneri – ribatte il consigliere – non siamo stati noi a deciderli e non possiamo certo variarli a nostro piacimento, non è il calciomercato». Ed effettivamente l’ordinanza in questione è stata uno degli ultimi atti della giunta uscente, poco prima delle elezioni del giugno del 2015. «Sappiamo che non possiamo imputare l’aumento a questa amministrazione – continuano fonti interne alla società – ma invece di venirci incontro ci è stato presentato un conto che si aggirava attorno ai due milioni di euro di soli oneri».