Forza Italia ha scelto il candidato sindaco di Palermo, sarà Francesco Cascio. Anzi no. È bufera all’interno della coalizione di Centrodestra. Tutti, Matteo Salvini per primo, avevano predicato unione, il risultato nei fatti è l’esatto opposto. Sul fronte degli azzurri lo spaccamento non è una novità e prende i passi dalle frizioni interne al partito a livello regionale. Impossibile infatti separare i discorsi tesi per la scelta della candidatura per le prossime Regionali da quelli fatti sul capoluogo di regione. E infatti i fronti sono sempre gli stessi, con i componenti della giunta Musumeci: Marco Falcone, Gaetano Armao, Marco Zambuto, che restituiscono al coordinatore regionale Gianfranco Miccichè lo sgarbo della fuga in avanti e della autocandidatura posta a nome del partito intero per guastare i piani di un possibile Musumeci bis ripagando il presidente dell’Assemblea regionale con la stessa moneta. Stavolta sono stati loro a contattare i vertici nazionali del partito per chiedere la benedizione della candidatura di Cascio, ex presidente dell’Ars e nome di peso negli scorsi anni di Forza Italia, che viene presentato come candidato del partito di Berlusconi.
Da par suo, Miccichè aveva dato il suo placet tempo addietro al nome di un altro assessore regionale, Roberto Lagalla, la cui discesa in campo sembrava essere cosa fatta. Per spiegare bene però la confusione in atto nel Centrodestra bisogna fare un passo indietro di diverse settimane. La quinta città d’Italia è chiaro che fa gola ai partiti della coalizione che, reduci da una disfatta alle ultime elezioni amministrative sul piano nazionale, sono ansiosi di piazzare una bandierina almeno su uno dei Comuni più numericamente importanti della penisola. Ognuno aveva presentato un suo candidato ma, proprio per lo spirito della tanto decantata unità, c’era stato di comune accordo un passo indietro collettivo, con il tavolo della trattativa che è ripartito da zero. Una tabula rasa che però di fatto non ha portato a nessun discorso risolutivo, mentre il tempo stringe sempre di più, con il centrodestra che a circa due mesi dal voto si presenta ancora senza candidato.
I primi a rompere la tregua sono stati proprio i seguaci di Salvini, che hanno deciso di movimentare la situazione, diventata ormai stantia, spingendo la candidatura di Francesco Scoma, ex Forza Italia passato al Carroccio ed ex vice sindaco dell’era Cammarata. Una mossa che ha sortito l’effetto sperato, forse, con Fratelli d’Italia che ribadisce il nome di Carolina Varchi e infine i ribelli di Forza Italia che annunciano il sostegno a Francesco Cascio. E Lagalla? L’ex rettore non è rimasto a guardare e ha annunciato una conferenza stampa in cui con tutta probabilità presenterà anche la sua candidatura. Una mossa più che lecita, anche perché l’assessore alla Formazione del governo Musumeci (un ottimo risultato da singolo alle ultime Regionali) è formalmente iscritto tra le fila dell’Udc e pare avere pronto anche un seguito di movimenti civici pronti a sostenerlo. Intanto Gianfranco Miccichè è volato ad Arcore, dove farà valere l’ottimo rapporto personale con Silvio Berlusconi, che aveva autorizzato la sua candidatura alla Regione.
In realtà questi minacciosi dispiegamenti di forze potrebbero essere nient’altro che la tempesta prima della quiete, ma anche in questo caso il rebus è di difficile risoluzione. Fratelli d’Italia potrebbe rinunciare a Varchi in caso di sostegno unitario a Musumeci, entrato ormai stabilmente in orbita meloniana, ma anche in questo caso l’ostacolo sarebbe Miccichè. La Lega rinuncerebbe pure a Scoma, ma in cambio pretenderebbe un ruolo di primissimo piano in Regione. Lagalla, qualora dovesse ufficializzare – come sembra – la candidatura, di sicuro non si tirerà indietro, ma qualora dovesse incassare il sostegno di Miccichè dovrebbe scontrarsi con il resto del partito di Berlusconi. L’impressione è che mai come in questo momento tutto ruoti intorno ad Arcore e alle decisioni che prenderà l’ex cavaliere.
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