Il nuovo tecnico è stato presentato quest’oggi al Tenente Onorato di Boccadifalco e ha parlato delle ragioni che l’hanno spinto a ritornare in rosanero: «Quando si parla di Palermo per me c’è qualcosa che va al di là della squadra»
Palermo, Corini inguaribile ottimista «Riportiamo l’entusiasmo tra i tifosi!»
«Se ho deciso di tornare è perché sento dentro la forza e l’energia per rianimare una tifoseria straordinaria che ho avuto la fortuna di vedere nei suoi momenti migliori, anche quando la squadra andava in difficoltà». Il nuovo tecnico del Palermo, Eugenio Corini, si ripresenta così a un ambiente che conosce bene per essere stato il capitano della squadra rosanero per ben quattro anni in quelle che è possibile definire le stagioni d’oro della formazione siciliana. A introdurlo è stato il vicepresidente Guglielmo Miccichè, sintomatico che non sia stato il direttore sportivo Daniele Faggiano che in queste ore pare in rotta con la società: «Non posso presentare Eugenio – spiega Miccichè –, per lui parla ciò che ha fatto nei momenti d’oro di questa squadra. Dopo sette sconfitte consecutive era necessario un cambio anche per dare uno scossone all’ambiente. Non ho mai visto uno stadio così vuoto. Ad Eugenio e al suo staff spetta un compito complicato. Lo scorso anno eravamo su per giù nella stessa situazione, noi vogliamo restare in serie A, perché per noi rappresenta un fattore fondamentale. Ripeto, Corini non ha bisogno di presentazioni, la gente lo ricorda e lo riabbraccia con entusiasmo».
Impossibile non partire da chi lo ha preceduto, così il Genio comincia proprio da mister De Zerbi: «Si tratta di un momento delicato e so che De Zerbi e il suo staff hanno lavorato in maniera seria e importante. A lui va un abbraccio e un saluto. Avverto che c’è grande delusione e grande rammarico perché la situazione di classifica è difficile e pesante». Il discorso però si sposta subito all’importanza della serie A per Palermo e per il Palermo: «In questo momento è importante avere il Palermo in serie A, categoria che merita. Io e il mio staff lavoreremo in quest’ottica, i giocatori dovranno dare il massimo per raggiungere un traguardo che oggi sembra difficile e complicato». L’ex numero cinque e capitano rosanero ha guidato il suo primo allenamento, avendo inoltre un primo approccio con la squadra. «Oggi ho trattenuto per cinque minuti i ragazzi – continua Corini –. Ho cercato di dare loro una spinta emotiva. Questa è una città di mare, ma noi stiamo nuotando sott’acqua. Io però sento che nei polmoni c’è ancora aria. Ho visto alcuni giocatori essere in difficoltà e dopo un mese essere capaci di fare cose incredibili. Dalle piccole cose possiamo costruire quelle grandi, sono sicuro che questa squadra ha qualità e può riuscirci».
Corini è indissolubilmente legato all’ambiente palermitano e non manca di ribadirlo: «Quando per me si parla di Palermo, c’è qualcosa che va al di là della squadra. Il presidente ha ritenuto opportuno chiamarmi e ho visto la volontà del presidente di volersi salvare. Questa stagione fin qui è stata complicata, speriamo di dare una spinta importante, è fondamentale vedere sempre la luce». Il nuovo tecnico dovrà affrontare una situazione complicata, con la squadra ferma all’ultimo posto in classifica: «Ho visto che finora è stato fatto un buon lavoro, purtroppo non ha portato risultati. Come in una famiglia ci sono momenti belli e momenti meno belli, l’importante è stringersi. Si tratta di un contratto fino alla fine dell’anno e ci sarà un rinnovo solo a salvezza ottenuta. Per me respirare quest’aria è qualcosa di positivo e che voglio trasmettere. Voglio vivere in apnea quest’avventura, dando sempre il meglio di me».
Si passa poi a parlare del rapporto tra Corini e Zamparini: nel 2007, infatti, il suo addio fu voluto proprio da Zamparini, cosa che non piacque ai tifosi: «Col presidente non abbiamo mai parlato tantissimo, il rapporto è sempre stato professionale. Lui sa che io dico quello che penso, in maniera franca e diretta. Il presidente ha fatto una scelta in ottica societaria. Io porto qua anche quelle che sono le mie esperienze. Conosco la strada che bisogna percorrere, anche se è tortuosa e complicata». Di queste ore sono anche le voci di un probabile addio del direttore sportivo Daniele Faggiano che così non potrà operare nel mercato di gennaio, anche se l’argomento mercato è subito rimpallato da Corini: «Se Faggiano andrà via io sarò molto dispiaciuto. Per me sarebbe stato molto importante lavorare fianco a fianco. Da ieri sera a oggi sono passate poco più di ventiquattro ore. Al di là del mercato, noi abbiamo delle partite in programma che sono determinanti. Questa squadra ha bisogno di un valore aggiunto, di energia. Se pensassimo al mercato, non ci concentreremmo su queste gare che sono fondamentali».
La squadra ha fin qui ricevuto molte critiche e sono molti a non ritenere questo Palermo in grado di mantenere la categoria: «La qualità della squadra – prosegue Corini – non deve essere incentrata soltanto sui singoli, ma sulla capacità di costruire una squadra importante che sia in grado di vincere le partite. Noi abbiamo dei ragazzi bravi, ma dobbiamo trovare questo tipo di alchimia. Con forza e con coraggio anche loro troveranno qualche giocata in più». Qualche anno fa il tecnico fu chiamato alla guida del Chievo pressappoco nella stessa situazione in cui il Palermo versa oggi: «Il Chievo veniva da cinque sconfitte consecutive, lì ci salvammo bene con 45 punti a tre giornate dalla fine. L’anno dopo sono tornato dopo dodici giornate e con gran parte della squadra avevo già lavorato, quindi li conoscevo. Dobbiamo trovare il modo di fare esprimere al massimo questi ragazzi».
Per quanto riguarda l’immediato, il Palermo dovrà fare i conti con diversi indisponibili e dunque mettere la squadra in campo sarà un vero e proprio rebus, a partire dalla trasferta di Firenze: «I sistemi che la squadra ha alternato sono il 3-5-2 e il 3-4-2-1. Il sistema di gioco sul quale era stata costruita la squadra è la base da cui partire, poi si lavorerà. Penso che i nostri esterni abbiano caratteristiche importanti e siano in grado di correre anche per 70 metri. Per Firenze bisognerà capire anche chi avrò a disposizione, perché alcuni hanno anche fatto 120 minuti con lo Spezia». Per molti, inoltre, Diamanti può essere considerato il valore aggiunto di questa squadra, ma Corini vuole mettere tutti sullo stesso piano: «Non c’è un giocatore in particolare che può risolvere le gare: in una partita può essere uno, in un’altra può essere un altro. Da qui a Natale dobbiamo necessariamente focalizzarci sulle quattro partite che ci attendono».
Si torna poi a parlare dei tifosi, che fino a qualche anno fa rappresentavano il dodicesimo uomo in campo: «Per me la tifoseria è molto importante, l’ho vissuta e conosco la spinta che può dare. Bisogna inoltre avere rispetto di quelli che sono i giocatori attuali, se sono qui vuol dire che lo hanno meritato». Impossibile che l’ambiente sia tranquillo e fiducioso, visto l’andazzo degli ultimi tempi: «I tifosi li capisco, quando la squadra è ultima non si può essere felici. Avrò la responsabilità di trasmettere convinzione ai giocatori. L’obiettivo di quest’anno è di ricreare quell’atmosfera che c’era allo stadio con il Verona l’anno scorso. Passo dopo passo dobbiamo ricreare quell’entusiasmo che spinga i tifosi a sostenere sempre la squadra». Corini infine chiede alla sua squadra equilibrio, per far sì che si possa invertire il trend delle ultime settimane: «Quando si arriva da una serie così importante di sconfitte penso ci sia un miscuglio di cose. La serie A è talmente competitiva che se tu non stai bene vai incontro a questo. Per me l’equilibrio è fondamentale, la squadra deve sapere giocare a calcio, difendere bene e di conseguenza attaccare bene. Questo famoso equilibrio ti porta a vincere le partite».