Palermo, abusivismo su 100 mila metri quadrati di territorio. E sulle aree portuali…

Centomila metri quadrati di territorio cittadino massacrati dall’abusivismo edilizio. Un Piano del Porto che vorrebbe sconfinare dentro la città, travolgendo l’inedificabilità assoluta entro i 150 metri dalla battigia (legge regionale n. 78 del 1976) e, soprattutto, anticipando scelte che sono proprio del Piano regolatore generale e, quindi, del Consiglio comunale. Insomma: che succede a Palermo?

Qualche settimana fa abbiamo raccontato del maldestro tentativo di far rivivere un incubo ‘partorito, lo scorso anno dal Governo regionale di Raffaele Lombardo e dalla passata Giunta di Diego Cammarata: il Centro direzionale nell’area di Luparello, sotto Baida. Un’area verde che, se tale progetto fosse stato approvato da Sala delle Lapidi, sarebbe stata violentata non soltanto dal Centro direzionale, ma da due folli raccordi autostradali: il primo verso l’imbocco dell’autostrada Palermo-Messina-Catania; il secondo verso l’imbocco Palermo-Trapani-Mazara del Vallo.

Palermo l’ha scampata bella perché, considerata la pessima qualità dell’attuale Governo regionale di Rosario Crocetta, che si è già rimangiato la promessa dell’acqua pubblica in favore dei privati, non ci sarebbe stato da stupirsi se, da Palazzo d’Orleans, fosse arrivato un mezzo avallo.

Ormai tutto è possibile da una politica siciliana che fa sempre più schifo (leggere il metodo Giacchetto, tra Ciapi di Palermo e fondi per la ‘promozione’ turistica, che non è altro che un sistema per alimentare le tasche dei politici con le risorse pubbliche).

Basti pensare che per la progettazione di questo Centro direzionale e, supponiamo, per i due raccordi autostradali, erano disponibili 10 milioni di euro (questo in una Palermo che non ha i soldi per pagare le rette dei portatori di handicap alle case famiglia…).

Dopo lo scampato pericolo del Centro direzionale (su tale vicenda, però, è necessario vigilare, perché gli interessi che sono in gioco in questa storia non escludono la possibilità che questi ‘banditi’ ci riprovino) si scopre l’abusivismo.

Non parliamo delle finestre e delle verande, ma di porzioni di territorio – 100 mila metri quadrati di territorio cittadini, secondo la stima del vice presidente vicario del Consiglio comunale, Nadia Spallitta – che sono state ‘cementificate’ senza autorizzazione. In pratica, in questi ultimi anni, è come se, a Palermo, accanto a un Piano regolatore generale ufficiale, abbia operato una sorta di Piano regolatore ‘parallelo’.

“I dati forniti dalle forze dell’ordine sulla portata dell’abusivismo edilizio a Palermo – dice Nadia Spallitta – sono preoccupanti ed impongono all’Amministrazione di adottare tutte le misure di prevenzione, di controllo, ma altresì di repressione, intransigente, di questi illeciti.

“Il problema dell’abusivismo – prosegue la vice presidente del Consiglio comunale – sta assumendo carattere di ordine pubblico: in primo luogo per i rischi connessi per la pubblica e privata incolumità, come le recenti e drammatiche vicende di crolli di edifici dimostrano. Ma l’abusivismo coinvolge direttamente la vita dei cittadini in termini di qualità e di servizi primari e secondari, che nel caso di opere abusive mancano del tutto (dai parcheggi, al verde, agli impianti idrici, fognari, elettrici, alle strade etc) e che trasformano interi quartieri in agglomerati disordinati, disorganici, spesso brutti ed invivibili’’.

Nadia Spallitta invita l’amministrazione a demolire gli edifici abusivi. E ricorda un fatto inquietante avvenuto qualche settimana fa in Consiglio comunale: “In occasione del dibattito delle Linee guida al Piano regolatore generale – dice – ho proposto un emendamento rivolto al contrasto all’abusivismo edilizio, che – inspiegabilmente, è stato bocciato dall’Aula”. Secondo noi, invece, il fatto è spiegabilissimo: a sala delle Lapidi, sede del Consiglio comunale di Palermo, c’è una maggioranza che difende l’abusivismo edilizio. Insomma: Vito Ciancimino e le sue ‘architetture’, a Palermo, non sono passate invano…

Nadia Spallitta non si arrende: “Proporrò in sede di Bilancio – conclude – proporrò di rimpinguare le risorse per contrastare questo fenomeno e ritengo che il nuovo Prg dovrà tenere conto dell’abusivismo, prevedere la demolizione delle strutture illecite, la riqualificazione e il ripristino dello stato dei luoghi per ridare ai nostri quartieri, soprattutto a quelli periferici, la dignità e il decoro che meritano”.

Dall’abusivismo edilizio passiamo a un’altra grande ‘operazione’ speculativa: il Piano regolatore del Porto di Palermo che, stando a quanto abbiamo capito, dovrebbe regolare grandi appalti.

Un comunicato diramato oggi dal Comune di Palermo rende noto che “il Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, che si è riunito stamane presso il Ministero delle Infrastrutture, ha accolto la richiesta formulata ieri dal Comune di Palermo di rinvio della discussione sul Piano regolatore del Porto di Palermo”.

Il comunicato di oggi fa seguito a un comunicato di ieri – diffuso sempre dal Comune di Palermo – nel quale l’assessore comunale alla Pianificazione territoriale, Tullio Giuffré, annunciava che oggi avrebbe partecipato al Ministero delle Infrastrutture alla riunione del Consiglio Superiore del Lavori Pubblici che avrebbe avuto per oggetto, per l’appunto, il Piano regolatore del Porto di Palermo. Riunione che, come già detto, è stata rinviata.

Poiché il rinvio è stato chiesto dal Comune di Palermo, è interessante soffermarsi sulle motivazioni di questa richiesta di rinvio. Secondo quanto racconta le comunicato l’assessore Giuffrè, il Comune ha chiesto all’Autorità portuale (che oggi ingloba Palermo e Termini Imerese) e alla Regione di integrare la documentazione con informazioni molto importanti sul Piano. In pratica, per quello che abbiamo capito, Autorità portuale e Regione non avrebbero informato l’Amministrazione comunale di Palermo sui contenuti dei nuovi documenti. Tradotto: sugli appalti pubblici che vorrebbero gestire.

“Si tratta di interventi – spiega l’assessore Giuffrè – che hanno un rilievo notevole non solo sulle prerogative e le competenze dell’Amministrazione, ma che riguardano l’assetto della città ben oltre l’area del Porto: basti pensare a quelli che riguardano il tessuto urbano retrostante i porti turistici o, ancora, il progetto di viabilità di connessione tra il traffico portuale pesante e la Circonvallazione urbana”.

Insomma, Autorità portale di Palermo e Termini Imerese e Regione avrebbero voluto fare trovare la minestra ‘impiattata’ al Comune di Palermo. Mica scemi…

“E’ ovvio – prosegue Giuffré – che sarebbe estremamente delicata la situazione che si determinerebbe con l’approvazione di un Piano non soltanto sconosciuto nei suoi dettagli, ma che poi imponesse scelte alla Amministrazione comunale, per altro al di fuori delle linee guida di sviluppo urbano che anche il Consiglio ha approvato di recente.”

“L’Amministrazione comunale – rincara la dose il Sindaco, Leoluca Orlando – non starà certo a guardare mentre vengono approvati Piani che sono il frutto di scelte tecnicamente sbagliate e politicamente non condivise né dalla Giunta, né dal Consiglio comunale e che soprattutto cozzano con il volere dei cittadini. Non è pensabile di proporre interventi viari dal porto alla Circonvallazione per i mezzi pesanti senza che il Comune, il Consiglio comunale e l’intera comunità cittadina siano tenuti in considerazione”.

“Siamo pronti ad agire in ogni sede – aggiunge Orlando – perché le prerogative dell’Amministrazione comunale siano tutelate e perché siano i cittadini a scegliere come meglio gestire la costa palermitana ed il territorio palermitani, che non possono essere vittime di atti, compiuti da chi ci ha preceduto, viziati sotto diversi punti di vista”.

Sulla vicenda interviene anche il presidente della Commissione Urbanistica di Palazzo delle Aquile, Alberto Mangano. “Bisogna ristabilire il principio di responsabilità nella gestione del territorio – dice Mangano – e riportare al rispetto della legge l’operato fin qui svolto dall’Autorità Portuale di Palermo che ha preteso, con l’avallo della vecchia Amministrazione di Diego Cammarata, di dettare l’assetto della città come fosse un potere ombra”.

“I limiti di competenza dell’Autorità sono chiari e stabiliti dalla legge – precisa ancora Mangano -. Il Piano regolatore del Porto non può essere in contrasto con il Piano regolatore generale della città e non è stata ancora cambiata la legge che attribuisce al Comune e, quindi, al Consiglio comunale, la prerogativa di pianificare il proprio territorio”.

L’Autorità portuale si estende, come già accennato, da Palermo a Termini Imerese. Questa cittadina – Temini Imerese – è la base elettorale del senatore del Pd, Giuseppe Lumia. Lumia, qualche anno fa, proprio a Termini Imerese, ha dato vita a una giunta comunale atipica andando a braccetto con Gianfranco Miccichè, allora grande sponsor dell’ingegnere Nino Bevilacqua, numero uno dell’Autorità portuale di Palermo e Termini Imerese, della quale è stato presidente ed è attualmente Commissario.

A proposito: come fa l’ingegnere Bevilacqua, voluto ai vertici dell’Autorità portuale di Palermo e Termini Imerese da un Governo regionale di centrodestra e da un’amministrazione comunale (di Palermo) di centrodestra a ricoprire la carica di Commissario con un’amministrazione regionale di centrosinistra e con un Comune di centrosinistra? Orlando, come abbiamo letto, ha preso le distanze dalla gestione Bevilacqua. E la Regione di Crocetta e Lumia che fa?

In questa storia, insomma, la Regione siciliana farebbe bene a dire da che parte sta. A meno che il Piano regolatore del Porto di Palermo – al pari dell’acqua pubblica poi diventata privata – non rientri nei programmi della ‘Rivoluzione’…

 

 

 


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