Rosalba Giusti si è ridestata dal coma vegetativo dopo 45 mesi in cui percepiva quello che le accadeva intorno, ma non dava segnali esterni. «Si tratta di eventi eccezionali, ma non più rari come una volta», spiega il direttore dell'Ircss Neurolesi. I figli della donna chiedono che venga trasferita vicino Palermo
Palermitana si risveglia dal coma dopo quattro anni Non è il primo caso al centro d’eccellenza di Messina
Un risveglio che sa di miracoloso. Una donna palermitana di 66 anni, Rosalba Giusti, ex parrucchiera, si è ridestata dal coma vegetativo in cui si trovava dopo 45 mesi di totale immobilità. È successo lo scorso dicembre, ma solo oggi la notizia è apparsa sull’edizione di Palermo de La Repubblica. Nel momento in cui i sei figli di Rosalba chiedono che possa essere trasferita in una struttura più vicino a Palermo.
Per quasi quattro anni non hanno potuto parlare con la loro mamma e adesso che si è risvegliata non vogliono perdere un istante della sua nuova vita, ma riescono a ragiungere Messina solo una volta a settimana. Rosalba, conosciuta da tutti come Giustina all’istituto Ircss Neurolesi di Messina, dove si trova ancora oggi ricoverata, è tornata a vivere. Quando si è svegliata ha subito cominciato a chiamare Anna, una delle infermiere che in questi mesi di lungodegenza l’hanno seguita. Ha poi chiesto dei suoi figli e della dottoressa Patrizia Panarello, la neurologa che l’ha avuta in cura in questi anni e ha pure cantato le canzoni di Massimo Ranieri e Claudio Baglioni.
«In 25 anni di carriera non mi era mai capitato di vedere una paziente in stato vegetativo riacquistare coscienza», ha detto la neurologa. La signora non ha solo riaperto gli occhi, ma dà risposte coerenti e complesse. Come è normale in queste situazioni, spiega il professor Placido Bramanti, direttore scientifico del Bonino Pulejo: «Ha perso le funzioni motorie ed è paralizzata – precisa -. Ma ha avuto un’emorragia che ha compromesso parte del tronco encefalico. Le porzioni corticali superiori, evidentemente, sono rimaste integre e ha riacquistato la memoria e la parola».
Lo stato in cui si è trovata a vivere Rosalba per quasi quattro anni si chiama sindrome di Locked In: «Percepiva quello che le accadeva intorno, ma non dava segnali esterni». Anche se tutti la credevano addormentata, l’ex parrucchiera si accorgeva di tutto e memorizzava suoni, voci e nomi. «Si tratta di eventi eccezionali, ma non più rari come una volta – prosegue Bramanti – perché ci sono le Suap, speciali unità di accoglienza permanente, reparti speciali con tecnologie avanzate che li supportano. Si è infatti ridotta la mortalità di questi pazienti. Lo dimostra anche il caso di un’altra donna ricoverata da noi».
Al centro di eccellenza di Messina la signora Maria, 61 anni di Patti, in coma da due anni si è risvegliata. «È in contatto con i suoi familiari, e si prepara a tornare a casa». Ha ancora un deficit del movimento dell’autonomia motoria e di alcune sensazioni che non sono perfette, «ma è uscita da quell’isolamento in cui ha vissuto per due anni ed è entrata in contatto con l’esterno», prosegue il direttore scientifico.
Così come sta facendo anche la signora Rosalba. I suoi figli adesso lanciano un appello affinché venga trovato un centro per la riabilitazione più vicino a Palermo. «Nel 2006 – spiega Bramanti – sono state istituite le Suap per prevenire e preservare questa tipologia di pazienti. Noi siamo pronti a trasferire la nostra conoscenza per attivare queste strutture anche nelle altre province». La tecnologia applicata a questi pazienti è robotica e molto avanzata, «ma possiamo realizzarla anche in sedi decentrate con un sistema tecnologico che a breve adotteremo a Trapani e Salemi e che stiamo per applicare a Catania in piena convenzione».
Ed è lo stesso Bramanti a suggerire dove potrebbe sorgere questa unità. «Siamo disponibili a fornire tutto il necessario supporto per vedere realizzata una simile struttura all’interno del centro di alta specializzazione Villa Le Ginestre, che si trova proprio a Palermo».