Polizia, carabinieri, guardia di finanza, vigili urbani. Le forze dell'ordine sono schierate e l'ingresso all'edificio, in cui tra poco inizierà la seduta del senato cittadino, è vincolato a una perquisizione. Alla riunione di stasera aveva annunciato di prendere parte il comitato San Berillo. In aggiornamento
Palazzo degli elefanti, consiglio comunale blindato Perquisizioni e metal detector. «Cittadini chiusi fuori»
Consiglio comunale blindato. La seduta di questo pomeriggio comincerà tra le proteste delle persone rimaste ad aspettare in piazza Duomo, davanti agli uomini delle forze dell’ordine schierati all’ingresso di Palazzo degli elefanti. Due auto della guardia di finanza e due dei vigili urbani di fronte all’ingresso del Comune. Un camioncino dei carabinieri in via Garibaldi. E poi i militari a piedi davanti al portone e tre poliziotti – due uomini e una donna – impegnati a perquisire chiunque chieda di entrare a palazzo di città. È in questo clima che, tra poco, inizierà la prossima seduta del senato cittadino. Proprio quella alla quale hanno intenzione di partecipare i componenti del comitato San Berillo, per protestare contro le scelte dell’amministrazione di chiudere un’ampia porzione di quartiere «per motivi di pubblica incolumità».
«Ci hanno detto che più di 30 persone non possono salire – racconta Roberto Ferlito, residente dello storico quartiere etneo – Ci hanno controllati con il metal detector. Chiunque avesse anche solo uno zainetto è stato lasciato fuori, senza neanche l’opportunità di farsi controllare». E pure i giornalisti sono stati sottoposti allo stesso trattamento. Con il controllo dei documenti d’identità e l’assegnazione di un pass per l’accesso alla sala consiliare. Una pratica non usuale. «Il grosso di noi sta rimanendo fuori, ci faremo sentire con un megafono. Ci hanno detto che questo dispiegamento di forze è dovuto a un’ordinanza nuova. Sappiamo che non è normale. Stanno chiudendo fuori i cittadini. È una sensazione squallida, sembra che si aspettassero chissà che cosa da noi».
«Quando si agisce così c’è una paura di fondo – dice Manola Micalizzi dell’associazione culturale Gammazita – È come se il nostro Comune, la nostra città avesse la coscienza sporca e si spaventasse di noi. Avremmo tanto da dire, in maniera pacata, per aiutare anche il lavoro dell’amministrazione». «Che io ricordi non ho mai visto tutto questo – commenta il consigliere Agatino Tringale (Pdl) – Tutte queste restrizioni, anche in occasione di consigli particolari, non c’è mai stata. Anche da questa azione l’amministrazione ne esce con le ossa rotte». Ed è dello stesso avviso anche Matteo Iannitti, di Catania bene comune: «È l’immagine plastica che è finita l’epoca primaverile di Enzo Bianco – sostiene – L’amministrazione è barricata all’interno del palazzo. Stavolta è tangibile».
L’ipotesi di qualcuno è che si possa trattare della risposta agli annunci – lanciati su Facebook dal comitato civico San Berillo – di «presidio» del consiglio comunale. Ma su questo aspetto non sono arrivate conferme. Quel che è certo è che la seduta di questa sera, anche perché la prima dopo parecchio tempo, si prospettava calda. Prima ancora del suo inizio, le aspettative sembrano corrette. Le ragioni per le quali i residenti del rione hanno deciso di prendere parte al consiglio comunale sono da ritrovarsi negli ultimi cedimenti strutturali che hanno interessato il quartiere: prima il muro del Settecento in via Carramba, poi la palazzina in via Pistone. Un fatto dopo l’altro, al quale sono seguiti gli abbattimenti programmati per salvaguardare la sicurezza dei cittadini. «Stanno lasciando che tutto ci crolli attorno invece di mettere in sicurezza», dicevano gli abitanti della zona. Che lamentavano l’assenza di confronto con l’amministrazione comunale.