«Allenamento, organizzazione, sacrifici». Il calcio da tavolo a Catania si fa alla vecchia maniera. Con un team, quello rossazzurro, che quest'anno ha lottato per un posto in prima categoria, dopo anni di militanza in B. E adesso il Subbuteo Club Catania porta in città un torneo internazionale, che si gioca sabato e domenica
Palazurria, torneo internazionale di Subbuteo Il club etneo: «Pochi soldi, ma puntiamo alla A»
Un centinaio di giocatori per due giornate di gare, articolate in competizioni individuali e a squadre: sono i numeri del torneo Città di Catania di Subbuteo, in programma questo fine settimana – sabato e domenica – al Palazurria. Una competizione che ha dietro una storia piuttosto lunga (è la 39esima edizione). Ma che quest’anno, per la prima volta, diventa internazionale, ospitando, oltre a numerosi italiani, atleti provenienti dalla Spagna, da Malta ma anche dall’Australia.
«Parliamo di atleti perché il nostro non è soltanto un gioco, come qualcuno ancora pensa, ma un vero e proprio sport». A spiegarlo, durante la conferenza stampa di presentazione del torneo tenutasi al Comune di San Pietro Clarenza, è Giuseppe Panebianco, vicepresidente-giocatore della squadra catanese, il Subbuteo Club Catania, fondato nel 1987. Una squadra che milita in serie B e che quest’anno ha sfiorato la promozione in A, perdendola per un gol incassato a 15 secondi dal fischio finale. «Uno sport organizzato con una federazione – continua Panebianco – che in Italia disputa diversi campionati, dalla A alla D, e che prevede competizioni europee come la Champions e l’Europa League. Oltre naturalmente ai mondiali».
E nell’albo d’oro del mondiali, due anni fa, ha scritto il suo nome Claudio Panebianco, il giovanissimo figlio di Giuseppe, campione del mondo under 15. Dopo una finale vinta contro un avversario tedesco disputata a Madrid: una riedizione in piccolo, insomma, della sfida Italia-Germania dell’82. Una storia di sport minore, questa, probabilmente meno conosciuta di quanto meriti. Ma che per San Pietro Clarenza – dove risiede la famiglia Panebianco – è invece «un motivo di orgoglio. E neanche l’unico, perché – racconta il sindaco Giuseppe Bandieramonte – in questo comune di settemila abitanti vantiamo altri campioni a livello internazionale». «Ad esempio – ricorda l’assessore allo sport Emiliano Licandro – il marciatore Dario Privitera, che nel 2008 fece parte della nazionale italiana vincitrice della coppa del mondo a squadre».
Certo, a Catania non avverrà quel che succede in Inghilterra, dove i campionati del mondo di Subbuteo si sono giocati all’interno dello stesso stadio del Manchester City. Ma la scelta del Palazzurria offrirà agli atleti, anche al di fuori delle gare, l’occasione per visitare la città da turisti. «Questo torneo – spiega Daniele Calcagno, presidente-giocatore del Subbuteo Club Catania – sarà anche un’occasione per promuovere il nostro sport. Uno sport che oggi non si fa più alla buona, in jeans e maglietta, come qualche anno fa. Ma che richiede allenamento, organizzazione, sacrifici». Un’evoluzione, quella del Subbuteo, che ha perfino portato a ribattezzare la disciplina, che oggi si chiama «calcio da tavolo». Anche se alla vecchia denominazione legata al marchio dello storico gioco, in fondo, i calciatori da tavolo restano ancora molto affezionati.
«Del resto – conclude Calcagno – è lo sport minore nel suo insieme quello che bisognerebbe promuovere: uno sport che va avanti con pochi soldi e con molta passione». Da qui la proposta di organizzare, sempre a San Pietro Clarenza, una giornata in piazza per giocare a Subbuteo, ma anche a ping pong o per tirare con l’arco. E da qui anche la riflessione di Giuseppe Panebianco sullo spirito che anima ancora chi sceglie questo modo di fare sport: «Mio figlio Claudio – racconta – ha avuto diverse proposte di squadre italiane che lo vorrebbero con sé. Perché anche il calcio da tavolo ha i suoi piccoli sceicchi. Ma lui non vuole andar via. Almeno fino a quando non avrà portato in serie A il suo Catania».