Ha trentadue anni ed è il candidato sindaco con il maggior consenso nel paese della provincia etnea commissariato per mafia. Attivista dei centri sociali a Catania e membro di Rifondazione Comunista tra quindici giorni andrà al ballottaggio contro Francesco Di Stefano. «Non faremo accordicchi, puntiamo sul sostegno della gente» dice a CTzen il giovane politico. Tra i punti del suo programma: raccolta differenziata, wi-fi gratis, riappropriazione di spazi pubblici
Palagonia, la scommessa di Marletta il rosso «Contro la mafia mi apparento con la gente»
Da quattro anni membro del consiglio provinciale di Rifondazione Comunista e da sempre vicino ai gruppi di riscatto sociale e riappropriazione degli spazi pubblici di Catania – come il CPO Experia, l’Auro o il Movimento studentesco catanese – oggi Valerio Marletta, 32 anni, rappresenta la nuova scommessa politica di Palagonia.
«Sono passati dodici anni da quando mi sono trasferito a Catania per l’Università. Ma non ho mai perso di vista il mio paese. Così come tanti altri ragazzi, anche più giovani di me, che studiano fuori, ma per fortuna – racconta – quando tornano a casa si sentono di Palagonia». E da questo, ci spiega il giovane candidato, nasce il Collettivo Impastato, attivo in paese già da qualche anno con l’obiettivo di fare antimafia sociale nel comune noto per essere stato commissariato due volte per mafia e al centro dell’inchiesta giudiziaria Iblis con l’arresto dellex sindaco Fausto Fagone.
Giovane e fiducioso del fatto che «un cambiamento è possibile anche a Palagonia, dove per vent’anni ha governato la famiglia e la sinistra non è mai esistita, dove il potere mafioso nelle istituzioni è sempre stato più forte di tutto», Velerio Marletta, dopo il risultato che lo vede in vantaggio al primo turno con la lista civica “Palagonia bene comune” (composta da Rifondazione Comunista e Italia dei Valori), andrà al ballottaggio con Francesco Di Stefano, candidato di liste civiche anche lui.
Il motivo del successo, secondo il candidato, sta nel rapporto instaurato con la gente e nella trasparenza delle intenzioni. «La nostra è stata una campagna elettorale semplice. Ci siamo apparentati con la piazza e lo abbiamo fatto prima, con un comizio ogni tre mesi». Un modo per dialogare con il paese e ascoltarne i problemi che è servito a ricostruire una fiducia politica che a Palagonia era ormai morta. Di fatto, «una delle problematiche maggiormente sentite è sempre stata l’inaccessibilità alle istituzioni – spiega il candidato – E la gente adesso voleva uno di loro, che fosse vicino».
Nel comune da sempre roccaforte della destra, una maggioranza della sinistra «rappresenta un risultato storico», secondo Marletta. Ma si è trattato di una reazione contro le precedenti amministrazioni o di un effettivo cambio di rotta? «Certo, c’è stata sicuramente una buona percentuale di voti di protesta, ma la cosa importante è aver raggiunto tutti. Dal piccolo produttore al bracciante, dalla signora con il marito in galera che aspetta i servizi sociali al giovane universitario. La piazza era ogni volta più piena di gente sempre diversa».
Un pensiero alle prossime votazioni e uno al futuro, Marletta però resta coerente e con i piedi per terra. «A Palagonia ci sono venti milioni di euro di buco che vanno sanati. C’è poco, ma anche quel poco deciderà la gente come gestirlo». Da programma uno dei primissimi passi che andrebbero fatti, secondo il candidato, sarebbe partire dalla riappropiazione di alcuni spazi pubblici per realizzare servizi sociali e strutture autogestite, soprattutto nei quartieri più degradati. «Fare antimafia classica da un lato, proporre un cambiamento culturale dall’altro, nell’ottica no global del pensare globale e agire locale». Sono queste le prerogative necessarie, secondo il candidato, per fare di Palagonia un vero bene comune. «La stessa proposta del wi-fi libero in paese, apprezzata da tutti, va in questa direzione. Quella di dare maggiore accessibilità ai saperi».
E quando gli chiediamo, in previsione di una vittoria, quale sarebbe il primo intervento da sindaco non ha dubbi: una delibera di adesione alla rete Rifiuti Zero. «Siamo gli unici che non facciamo la raccolta differenziata perché a Palagonia è sempre apparsa come una cosa impossibile da realizzare per via delle infiltrazioni mafiose anche nella gestione delle discariche. Dimostrare che si può fare sarebbe un altra risposta di cambiamento», dice. In vista del prossimo voto «non faremo accordicchi ma continueremo seguendo la nostra linea. Domenica saremo di nuovo in piazza mettendo avanti i punti dai quali siamo partiti. La denuncia del malaffare e la nostra proposta politica», continua il candidato. «E al di là del risultato finale, comunque andrà, sappiamo di aver dato uno scossone. Il vento è cambiato».