Il politico, freddato oggi in un bar, era stato intercettato durante l'inchiesta antimafia Iblis. Al telefono indicava al presunto mafioso Alfonso Fiammetta gli imprenditori che non trasportavano con la sua agenzia. E per risolvere i problemi proponeva di avvertire l'altro esponente della mafia locale Franco Costanzo
Palagonia, killer spara e uccide consigliere Leonardo La vittima dall’arresto nel 2008 all’ombra della mafia
Lo hanno ucciso con modalità che il procuratore capo di Caltagirone Giuseppe Verzera ha definito «mafiose». La vittima dell’agguato, che si è consumato dentro un bar di Palagonia, è Marco Leonardo, consigliere comunale di 42 anni del Comune calatino. Il politico era stato eletto nel 2012 con la lista Palagonia futura collegata con il candidato sindaco Gaetano Gravina, poi sconfitto dall’attuale primo cittadino Valerio Marletta. Nell’agguato è rimasto ferito anche il 52enne Paolo Sangiorgi, titolare dell’esercizio commerciale. Secondo una prima ricostruzione, ad agire sarebbe stato un solo sicario armato di pistola che avrebbe fatto irruzione nel locale cercando Leonardo per una questione legata a debiti. L’uomo ha tentato di fuggire, ma inutilmente. L’omicida, che si è costituito alle forze dell’ordine, ha raggiunto il suo bersaglio e l’ha ucciso. Il barista è rimasto ferito accidentalmente ma in maniera grave. Il delitto porterà gli inquirenti a scandagliare il passato del consigliere comunale di minoranza.
Su Leonardo, come MeridioNews è in grado di svelare, pesava qualche ombra ma anche alcune amicizie pericolose nell’ambito della mafia calatina. Il suo nome nel 2010 finisce tra le persone «emerse nell’ambito dell’attività investigativa» dell’inchiesta antimafia Iblis su mafia, politica e imprenditoria. Il consigliere è il numero 47 di un’informativa antimafia depositata alla procura di Catania dal Reparto operativo speciale dei carabinieri, ma per lui non ci sarà mai un processo. Nell’indagine finiscono anche altri cittadini di Palagonia, sua città natale. Dall’ex sindaco Fausto Fagone, recentemente condannato in Appello a 12 anni, al presunto boss Alfonso Fiammetta. Un personaggio, quest’ultimo, ritenuto in forte ascesa nello scacchiere mafioso etneo. Dopo l’ultima scarcerazione è stato nuovamente arrestato nell’operazione Kronos. Per i carabinieri, dopo anni passati dietro le sbarre, Fiammetta era diventato il principale interlocutore dei reggenti di Cosa nostra di Catania, Enna e Siracusa. Una scalata che però non era stata ben vista da tutti, tanto da finire tra gli obiettivi di un agguato interno all’ambiente criminale e che doveva consumarsi in grande stile a colpi kalashnikov e fucili di precisione.
Agli atti dell’indagine Iblis finiscono diverse intercettazioni telefoniche tra Fiammetta e il consigliere comunale freddato oggi da un sicario. Nel 2008, secondo gli inquirenti impegnati ad ascoltare le chiamate, emergerebbe «l’operatività degli indagati per monopolizzare il mercato dei trasporti a Palagonia». Fiammetta in più occasioni sarebbe stato informato dal futuro consigliere comunale Leonardo (eletto nel 2012) sulle agenzie che alcuni imprenditori locali sceglievano per farsi trasportare i bancali di frutta. Tra i casi citati c’è quello di Giovanni Zuccarello, titolare di un’azienda ortofrutticola. Avvertito da Leonardo, il presunto boss contatta l’imprenditore per ricordargli l’obbligo nei suoi confronti: «Vedi che questi bancali me li devo caricare… perché tu lo sai», gli dice. «Io sto facendo una volta a voi altri, una volta a lui – replica Zuccarello – Alfonso oggi falla passare, per favore». Subito dopo Fiammetta avverte Leonardo della discussione e gli fornisce tutti i dettagli.
Nel corso della telefonata tra i due emerge un dato che gli investigatori definiscono «interessante»: «Leonardo proponeva di fare sistemare la problematica a Franco». Il nome in questione corrisponderebbe a Franco Costanzo detto Pagnotta, poi condannato per mafia nel processo Iblis per il suo ruolo nella criminalità organizzata palagonese. I tre sono collegati da un arresto passato, risalente al 2008. Costanzo, Fiammetta e Leonardo finiscono in manette, su mandato della procura di Caltagirone, per un’inchiesta riguardante una presunta associazione a delinquere – al cui vertice ci sarebbe stato proprio Pagnotta – con lo scopo di truffare l’Inps attraverso la percezione indebita di indennità di disoccupazione.