Durante una trasmissione condotta da Gianni Riotta, l'inviata nel Comune etneo ha dato la parola ad Alfonso Di Stefano, da sempre in prima linea per garantire i diritti dei migranti. Un intervento che non è piaciuto alla folla né ad alcuni esponenti di Forza nuova: «Mi hanno sputato contro», racconta Di Stefano
Palagonia, interrotta diretta televisiva su Rai3 «Sputi» contro militante della Rete antirazzista
Un clima di tensione sfociato nell’aggressione di un attivista della Rete antirazzista catanese. È quanto andato letteralmente in onda due sere fa a Palagonia, nel corso della puntata di 47-35 Parallelo Italia, la trasmissione televisiva condotta su Rai3 da Gianni Riotta. Vittima dell’accaduto è Alfonso Di Stefano, da anni impegnato nella difesa dei migranti e proprio per questo divenuto oggetto delle invettive di decine di di persone, che lo hanno accusato di essere tra coloro che hanno permesso che gli stranieri trovassero ospitalità nel comune catanese: «Ero stato invitato in trasmissione per parlare della situazione nel Cara di Mineo – racconta Di Stefano a MeridioNews – in un momento in cui i recenti fatti di cronaca rischiano di accrescere ancor di più un sentimento popolare che vede negli stranieri, indiscriminatamente, una minaccia».
Ciò, però, non è stato possibile per via della crescente intolleranza con cui il pubblico presente in piazza ha accompagnato l’attesa dell’intervento di Di Stefano, fino a costringere l’inviata a interrompere il collegamento: «Che l’aria non fosse delle migliori l’ho percepito fin da subito – continua l’attivista -. I commenti che sentivo attorno a me erano colmi di insofferenza e riferimenti al fatto che io, insieme ad altri membri della Rete, nel dicembre 2013 fummo tra i promotori dell’arrivo dei migranti a Palagonia». A manifestare l’astio nei confronti della presenza dell’attivista catanese non solo semplici cittadini, ma anche un drappello di esponenti del partito di estrema destra Forza Nuova: «Non posso dire quanti fossero di preciso, so che distribuivano volantini alle mie spalle. Non posso confermare, comunque, che loro fossero tra i disturbatori che sono finiti con lo sputarmi contro e darmi calci per impedirmi di esprimermi».
A rendere tutto più pesante, poi, il recente omicidio dei due coniugi di Palagonia, per il quale è stato fermato un ivoriano ospitato al Cara di Mineo. A riguardo il commento di Di Stefano è netto: «È un episodio criminale che come tale va affrontato, con rigore e volontà di fare chiarezza sull’accaduto. I crimini sono crimini, quello che però non deve accadere – sottolinea l’attivista – è prendere spunto da un singolo episodio per costruirci sopra una campagna d’odio, come se la colpa potesse essere estesa a tutti i migranti». Fenomeno che però si starebbe sviluppando con una preoccupante velocità: «In attesa del collegamento non erano poche le persone che sostenevano che i migranti andrebbero fatti morire in mare, che sono inequivocabilmente cattivi e a riprova di ciò – conclude Di Stefano – c’è chi mostrava foto di tavole chiodate che avrebbero usato i migranti per violenze che però appartengono alla fantasia di una popolazione che per quanto provata rischia di lasciarsi trascinare in una spirale di xenofobia».
Nei confronti di Di Stefano, intanto, sono iniziate ad arrivare i messaggi di solidarietà, tra cui quello del coordinamento regionale dei comitati No Muos: «La nostra più sincera e massima solidarietà va ad Alfonso di Stefano del comitato No Muos/No Sigonella nonché instancabile attivista della Rete antirazzista catanese – si legge in una nota -. Questa vicenda è anche la cartina al tornasole di un’insofferenza, alimentata dalle solite forze razziste e xenofobe, nei confronti di chi scappa dalle guerre e di chi tenta in tutti i modi di rispettare anche i più elementari diritti umani».