Tra corsi di cucina e di teatro, con una recita prevista al Biondo per l'1 giugno, dalla casa circondariale di Palermo si mira alla risocializzazione. Una ragazza romena che sta scontando una pena di undici anni e mezzo racconta la sua biografia. Col desiderio di riabbracciare i suoi genitori e avere un lavoro onesto
Pagliarelli, la storia del riscatto di una detenuta «Spero che i miei sbagli siano da monito per altri»
«Inizialmente lavoravo i campi, raccoglievo arance, carciofi per pochi euro. Poi, la voglia di sentirmi come le altre ragazze della mia età, mi ha fatto commettere un reato terribile, un sequestro e per questo ho già scontato nove anni. Ancora prima di riabbracciare il mondo esterno dovrò attendere ancora due anni e mezzo». Così inizia il racconto a Meridionews di una delle tante detenute, una ragazza romena di 30 anni, che si trovano nella sezione femminile del carcere del Pagliarelli, struttura costruita negli anni ’80 e consegnata nel 1996.
«Sono entrata a giugno dell’anno scorso – continua la giovane – dopo aver girato Lecce e Catania. Devo dire che qui mi trovo bene, sia con le mie compagne di cella, siamo in tutto quattro, sia con le agenti della polizia penitenziaria che non mi hanno mancato mai di rispetto e che seguono me e le altre detenute nelle nostre attività quotidiane».
All’interno della casa circondariale si svolgono tante attività che mirano alla risocializzazione del detenuto ed è in questa occasione che questa ragazza dalla corporatura esile e dai capelli molto lunghi ha raccontato la sua storia e la sua voglia di cambiamento. «Io ho partecipato a molti corsi, tra gli ultimi quello caseario e il mercoledì quello di teatro – il 1 giugno reciteremo al Biondo -, sono utili per aiutarci nella risocializzazione e per farci maturare. Adesso attendo con ansia il corso di riflessologia plantare, mi incuriosisce molto. Grazie a queste attività possiamo sentirci in qualche modo liberi». È un fiume inarrestabile di parole e di emozioni.
«Per me è importante parlare di quello che ho commesso in passato che possa servire da monito per gli altri affinché non facciano scelte sbagliate. Io per un colpo di testa mi trovo qui tra queste mura. Ma voglio precisare che ho capito i miei sbagli e voglio trovare un lavoro onesto, guadagnato con il mio sudore». Prima di essere accompagnata nella sua cella grande poco più di 9 metri, con un gran sorriso svela il suo più grande sogno una volta conquistata la libertà.
«Non desidero né uno smartphone né un biglietto per fare un viaggio intorno al mondo. Il mio più grande desiderio – conclude la ragazza – è tornare a vivere con la mia famiglia in campagna che adoro perché mi ricorda la mia terra di origine, coltivando un mio giardino e circondandomi di tanti animali e poi completare il mio percorso scolastico conseguendo il diploma».