L'imprenditore ha denunciato le richieste di denaro accompagnate da minacce. Dietro le sbarre ci sono Salvatore Mascali, suo suocero Alfio Scudere e Antonino Alecci già condannato come appartenente del gruppo di Picanello del clan Santapaola-Ercolano
«Paga o ti spacchiamo la testa e ti bruciamo la pizzeria» In tre in carcere per tentata estorsione con metodo mafioso
«Ci vogliono i soldi entro le cinque sennò saliamo in pizzeria e ti spacchiamo la testa. Diamo fuoco alla pizzeria. Trova i soldi sennò non sai come ti finisce». È questa la minaccia che sarebbe stata rivolta a un imprenditore nel settore della ristorazione che ha denunciato i tre che avrebbero tentato di estorcergli dei soldi con l’aggravante di avere agito con metodi mafiosi. E, infatti, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, sono finiti in carcere Antonino Alecci (classe 1962), Salvatore Mascali (classe 1977) e Alfio Scuderi (classe 1953).
Tutto comincia nel febbraio del 2021 quando l’imprenditore catanese durante i lavori di ristrutturazione
per l’apertura di una pizzeria insieme a un giovane socio, si era rivolto a una ditta specializzata nel rilascio delle certificazioni Hccp di proprietà di Salvatore Mascali. Questo, lamentando di non avere ricevuto per tempo il pagamento delle
prestazioni, il 28 dicembre avrebbe convocato l’imprenditore per un incontro in
piazza Borgo. Lì si sarebbe presentato insieme al suocero Alfio Scuderi e a Antonino Alecci, già condannato in quanto appartenente alla famiglia di Cosa nostra etnea del clan Santapaola-Ercolano all’interno del gruppo di
Picanello.
Durante quell’incontro, i tre avrebbero minacciato l’uomo di morte e anche di dare fuoco al suo locale se non avesse provveduto immediatamente a pagare. Minacce che sarebbero suonate tanto più forti per la forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento dovuta all’appartenenza di Alecci al sodalizio
mafioso.
Il denunciante ha poi raccontato che, pochi giorni dopo l’apertura dell’esercizio commerciale, aveva deciso di uscire dalla società
a causa di alcune incomprensioni con il socio e di non essersi più interessato alle
questioni economiche. Nonostante avesse già ricevuto anche un compenso dall’altro socio per la prestazione lavorativa fornita, Mascali lo avrebbe più volte
contattato mostrandosi deciso a ottenere il pagamento dei lavori solo da lui in quanto primo committente, disinteressandosi del cambio di
gestione.
Dopo diverse telefonate in cui la vittima avrebbe provato invano a indirizzare Mascali verso il nuovo e unico proprietario della pizzeria, alla fine di dicembre del 2021, avrebbe acconsentito a incontrarlo di persona per fornirgli tutte le spiegazioni. All’appuntamento, fissato da Mascali al chiosco di piazza Borgo, la
vittima sarebbe stata attorniata dai tre. In particolare, Alecci sarebbe stato presentato dagli altri due come «Iddu (lui, ndr)» e come
persona a cui «portare rispetto». Lui stesso avrebbe subito palesato esplicitamente la sua caratura criminale
e il suo ruolo egemone nella zona di piazza Borgo a Catania. «Qua
quando parlo io nessuno mi deve controbattere e poche chiacchiere perché qui comando
io – avrebbe detto rivolgendosi alla vittima – Ci vogliono i
soldi entro le cinque sennò saliamo in pizzeria e ti spacchiamo la testa. Noi conosciamo te
per quei soldi e te la sbrighi tu. Diamo fuoco alla pizzeria. Trova i soldi sennò non sai
come ti finisce».
Gli arrestati sono stati associati presso locale casa circondariale.