A Messina e Siracusa, le Asp hanno chiesto a chi è in quiescenza di indossare il camice e tornare a servire le comunità. La proposta però, così come previsto dalla legge, è a titolo gratuito. E c'è chi chiede che le polizze siano a carico degli stessi dottori
Ospedali senza medici, Regione cerca i pensionati «Assurdo lavorare gratis e pagare l’assicurazione»
Da una parte quota cento, dall’altra la mancanza di un sufficiente ricambio generazionale. La carenza di medici in Sicilia continua a fare discutere, ripercuotendosi soprattutto sulle strutture sanitarie periferiche e così la Regione ha dato mandato alle Asp di avviare le procedure per reclutare i medici in quiescenza. Un ritorno sul posto del lavoro che però ha già alimentato più di una polemica e rischia di rivelarsi un buco nell’acqua.
In provincia di Messina, l’Azienda sanitaria dieci giorni fa ha pubblicato un avviso, a firma del dirigente generale Paolo La Paglia, rivolto ai medici già a riposo, affinché tornino a mettere il camice a servizio delle comunità. Nella nota si segnalano le «oggettive difficoltà nel reclutamento di personale dirigente medico» in particolare negli ospedali di area disagiata, come nel caso di Mistretta e Lipari. Le carenze riguardano diversi settori: da nefrologia a chirurgia generale, da anestesia e rianimazione a cardiologia, e poi ancora medicina interna, pediatria, ginecologia, ortopedia e pronto soccorso.
Fin qui nulla di particolarmente strano (procedura già seguita da altre Regioni alle prese con l’emergenza) se non fosse che nell’avviso viene specificato che gli incarichi sono da intendersi a titolo rigorosamente gratuito. Con l’unica possibilità di rendicontare eventuali spese. «Il clamore che si è creato sui social network non ha motivo di esistere – commenta a MeridioNews La Paglia -. Abbiamo risposto a una circolare dell’assessorato, rispettando i termini di legge. Sappiamo che non è facile ricevere risposte positive, specialmente nei casi in cui si propone ai medici di tornare a fare turni in pronto soccorso, però è un passaggio obbligatorio. Successivamente – continua La Paglia – se le cose non dovessero andare per il meglio potremmo tentare la strada di incarichi esterni con professionisti a partita Iva».
Il requisito della gratuità delle prestazioni fa riferimento a una legge nazionale del 2012, aggiornata nel 2014 e i cui contenuti sono chiariti da una circolare del ministero per la Semplificazione. «Le modifiche introdotte sono volte a evitare che il conferimento di alcuni tipi di incarico sia utilizzato dalle amministrazioni pubbliche per continuare ad avvalersi di dipendenti collocati in quiescenza – si legge – aggirando di fatto lo stesso istituto della quiescenza e impedendo che gli incarichi di vertice siano occupati da dipendenti più giovani. Le nuove disposizioni sono espressive di un indirizzo di politica legislativa volto ad agevolare il ricambio e il ringiovanimento del personale». Nella circolare si sottolinea poi come le novità normative – ovvero la gratuità della prestazione anche nel caso di incarichi come dirigente medico – «non sono volte a introdurre discriminazioni nei confronti dei pensionati, ma ad assicurare il fisiologico ricambio di personale nelle amministrazioni, da bilanciare con l’esigenza di trasferimento delle conoscenze e delle competenze acquisite nel corso della vita lavorativa».
Ma se già così è legittimo chiedersi quale medico in pensione accetti di ritornare in corsia senza ottenere in cambio alcun tipo di riconoscimento economico, la situazione si complica ulteriormente se si prende in considerazione l’aspetto della copertura assicurativa. Nel Siracusano, a inizio mese, l’Asp ha diramato un altro avviso per il reclutamento di personale medico. In provincia a tenere banco è la chiusura del pronto soccorso di Noto e il trasferimento di alcuni reparti nell’ospedale di Avola. Le novità, per quanto contemplate dalla nuova rete ospedaliera decisa dalla Regione, hanno suscitato le lamentele della popolazione. La sospensione delle attività di primo intervento è coincisa peraltro con il caso dei sette medici che, a distanza di pochi giorni, hanno presentato certificato di malattia. A pensare di poter dare il proprio contributo nel far fronte a questi disagi è stato Vincenzo Adamo, dal 1998 al 2010 direttore dell’unità operativa complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale di Noto.
Adamo ha dato la propria disponibilità all’Asp, per poi scoprire che non solo la collaborazione sarebbe stata a titolo gratuito ma che a corrispondere la polizza assicurativa sarebbe dovuto essere lo stesso medico. «Per me è assurdo chiedere a un medico in pensione a fare turni gratuitamente, ma lo è anche di più pensare di chiedergli anche il pagamento del premio assicurativo – dichiara Adamo a MeridioNews -. Parliamo, per la mia specializzazione, di cifre che si aggirano intorno ai 12mila euro annui e bisogna rimarcare che per dieci anni si è soggetti alla responsabilità sull’operato effettuato svolgendo la professione. Che senso ha?», chiede il medico, che svolge l’attività di privato.
Tra Adamo e il dirigente generale Salvatore Ficarra è andato in scena un botta e risposta a mezzo social. «Ficarra, dopo aver letto un mio post scritto da libero cittadino, si è permesso di chiedere pubblicamente quanti soldi il sottoscritto avrebbe voluto per aiutare la propria comunità», denuncia Adamo. Dal canto suo, l’Asp ha replicato con una nota ufficiale: «Il dottor Amato accusa la direzione dell’Asp di avere reso noti i suoi dati sensibili e di avere violato la privacy diffondendo in un comunicato stampa la sua partecipazione all’avviso dimenticando che due giorni prima la notizia l’aveva diffusa egli stesso attraverso media e Facebook», si legge nella risposta in cui Ficarra allude alla possibilità che la querelle finisca in tribunale.
Il problema della carenza dei medici è destinato a estendersi a macchia d’olio. Nella nota diffusa dall’assessorato regionale guidato da Ruggero Razza si legge che per via della nuova riforma pensionistica, entro la fine dell’anno, dovrebbero venire meno 1669 unità, di cui 290 dirigenti medici, 649 infermieri e 132 operatori socio-sanitari. «Aggraveranno la già delicata situazione degli organici aziendali in considerazione del protratto blocco del turn over del personale», è l’ammissione che arriva da Palermo.