Ospedale Piemonte, scontro infinito su proprietà La cessione all’Ircss? «Svela gli interessi privati»

La nuova data clou per l’ospedale Piemonte di Messina è fissata per il 7 gennaio, giorno in cui l’assemblea regionale siciliana voterà sull’emendamento che assegna la proprietà della struttura al centro Irccs Bonino-Pulejo. E da giorni i deputati messinesi si rincorrono a colpi di comunicati stampa. Per la deputata del Movimento cinque stelle, Valentina Zafarana, la decisione sarebbe «incostituzionale». L’accorpamento del Piemonte al centro Neurolesi è stato deciso dalla legge regionale approvata il 7 ottobre. Successivamente, però, il ministero della Salute ha ricordato, tramite un parere, che il patrimonio immobiliare del Piemonte deve rimanere della Regione. 

Va in direzione opposta invece l’emendamento presentato dai deputati di Forza Italia, Santi Formica e Bernadette Grasso. «La tenacia nel portare avanti la norma con gli emendamenti passati in commissione – ha spiegato Zafarana -, è testimonianza della volontà di regalare immobili e patrimonio che erano del Piemonte al Centro Neurolesi». Nei giorni scorsi l’ex ministro Gianpiero D’Alia ha definito l’emendamento «un vero e proprio scandalo». «Sottrarre il bene all’azienda Papardo significa solo sfasciarne il bilancio e lo stato patrimoniale. Non si comprende perché nel caso dell’ex ospedale Regina Margherita, correttamente l’Ars ha confermato la proprietà dell’Asp 5, concedendo il diritto d’uso pluriennale all’assessorato ai Beni culturali per la realizzazione della cittadella della Cultura e, al contrario, per il Piemonte, anziché concedere lo stesso diritto per la realizzazione della cittadella della Salute, si procede in silenzio e con manovre di bassissimo profilo in commissione Sanità all’Ars a fare operazioni immobiliari di dubbia moralità».

Sul piede di guerra il comitato Salvare l’ospedale Piemonte, che vede nella cessione «la prova del nove che il disegno originario è stato sempre quello della trasformazione del Piemonte per interessi privati». «È stato tenuto nascosto il vero progetto di tutta questa operazione – ha sottolineato il presidente ed ex magistrato Marcello Minasi -, ovvero la cessione della proprietà della struttura del Piemonte. Dapprima doveva essere soltanto un comodato d’uso a un euro, ora hanno gettato la maschera». Pronto ad andare in Procura il capogruppo Ars di Sicilia Futura, Beppe Picciolo: «L’Ars ha toccato il fondo. Una modifica richiesta dal ministero non è stata votata per l’atteggiamento inspiegabile di alcune non misteriose forze politiche».

A pochi giorni dal voto, il padre della legge contestata, il deputato Santi Formica, invita i colleghi a trovare un punto d’incontro: «Il Piemonte, in seguito al decreto Balduzzi, era praticamente chiuso – spiega -. Siamo riusciti a individuare la soluzione per salvare l’ospedale e contemporaneamente far nascere, attraverso l’Irccs, il più grande centro di riabilitazione del Meridione. La proposta, nonostante i tentativi ostruzionistici, è diventata legge. A questo punto anziché esultare e dare atto all’assessore Gucciardi di aver mantenuto gli impegni presi, si cerca fuori tempo massimo di interpretare in maniera fuorviante un parere ovvio quanto inutile, che ribadisce la titolarità del patrimonio in capo alle aziende e la sua indisponibilità se non ai fini dell’esercizio della funzione sanitaria, cosa peraltro già prevista nell’emendamento di Gucciardi. A che gioco giochiamo?».

Il 7 gennaio si dovrà arrivare a una decisione, perché entro giorno 15 l’assessore Gucciardi dovrà varare il decreto attuativo. Ma i guai per il nuovo Papardo non finiscono qui. Il comitato guidato da Minasi ha fatto rilevare presunte irregolarità nell’apertura del polo materno infantile, inaugurato in pompa magna lo scorso martedì. In particolare si chiede che fine abbia fatto il certificato antisismico, chiesto esplicitamente il 23 dicembre dall’ingegnere capo del Genio Civile di Messina, Leonardo Santoro, ma non ancora presentato. «Se Santoro oggi sollecita questa certificazione – sottolinea Renato Coletta, del comitato Salvare l’ospedale Piemonte – lo fa con grande consapevolezza, considerato che precedentemente è stato dirigente alla Regione, proprio nel dipartimento che si occupava di questo settore. Il milione di euro servito per dare una rinfrescata al Papardino – conclude Coletta – poteva benissimo essere utilizzato per potenziare il pronto soccorso del Piemonte, che ha registrato 32mila accessi nell’ultimo anno e altri diecimila nel pronto soccorso di Ostetricia e Pediatria». Proprio sulla base di questi numeri, il comitato chiede che nell’ospedale del centro città venga almeno ripristinato il pronto soccorso di ostetricia e di pediatria. 


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