Ormai è ufficiale: la Regione siciliana è fallita

ORMAI DOVREBBE ESSERE CHIARO A TUTTI CHE LA SICILIA NON E’ PIU’ IN GRADO DI REGGERE, CONTEMPORANEAMENTE, IL PRELIEVO ANNUO (FORZOSO) DA PARTE DI ROMA DI CIRCA UN MILIARDO DI EURO E L’ESBORSO DI UN ALTRO MILIARDO DI EURO PER PAGARE IL PRECARIATO. CHE FARE?

Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale regionale della legge Finanziaria un fatto dovrebbe essere finalmente chiaro a tutti: ormai per pagare il precariato (e non tutto, perché, ad esempio, ci sono precari rimasti fuori dal ‘paracadute’ della Finanziaria regionale) si debbono sottrarre risorse ad alcuni settori dell’Amministrazione regionale e a una pluralità di soggetti che vivono grazie alle provvidenze regionali: Teatri lirici e di prosa, Associazioni, Enti e Fondazioni culturali, organizzazioni che si occupano di chi soffre (è il caso dei ciechi, ma anche altre organizzazioni), Parchi e Riserve naturali, organizzazioni antiracket, Arpa, forestali, Province e anche i Comuni.

Il tentativo, portato avanti dal Governo regionale di Rosario Crocetta, di scaricare le responsabilità di quanto sta succedendo sull’Ufficio del Commissario dello Stato non è riuscito. La verità – lo’abbiamo scritto un sacco di volte, ribadiamo oggi – è che il Governo, con l’appoggio dell’Ars – ha salvato le spese obbligatorie della Regione (stipendi, pensioni, sanità, rate di mutui) e ha salvaguardato solo il precariato.
A tutte le altre categorie dell’Amministrazione ha riservato una copertura finanziaria aleatoria, in buona parte con fondi che non possono essere toccati. Manovra che, Costituzione alla mano, l’Ufficio del Commissario dello Stato ha correttamente impugnato.

Il tentativo, piuttosto maldestro, di attaccare l’Ufficio del Commissario dello Stato per fargli ritirare l’impugnativa – tesi assurda portava avanti dall’assessore all’Economia, Luca Bianchi, che è il vero sconfitto di questo passaggi politico e parlamentare (a proposito: ma a chi aspetta a dimettersi?) – è miseramente fallito.

Il fatto che Roma – per ammorbidire non la sconfitta, ma la disfatta di Crocetta e Bianchi – annunci una legge (tutta da vedere con i ‘bordelli’ che ci sono nella Capitale) significa poco o nulla. Il vero dato politico che emerge da tutta questa storia è che il precariato siciliano non è più compatibile con i conti della Regione.

Il problema non sta – come si sta cercando di far credere il Governo regionale – nel fondo rischi per i residui attivi, cioè per i circa 3 miliardi di euro di entrate fittizie. Anche se dovesse venir meno l’esigenza di appostare un congruo fondo rischi in Bilancio (questa la vogliamo vedere tutta, così come vogliamo vedere che cosa succederà eliminando le entrate fittizie: ma questo è un altro discorso), resta non risolto un doppio problema ormai strutturale: la spesa di circa un miliardo di euro da parte della Regione (che non copre il fabbisogno per tutti i precari: molti precari delle Province sono rimasti fuori); e il prelievo forzoso di circa un miliardo di euro da conti della Regione, da parte dello Stato, che ormai è un fatto strutturale, visto che l’Italia fa parte dell’Unione europea del Fiscal Compact.

I ‘maneggi’ sul fondo rischi potrebbero risolvere il problema per un anno. E dopo? Ci permettiamo di ricordare che il prossimo anno si riproporrà il problema e sarà ancora più grave perché, nel frattempo, l’Unione europea avrà già peggiorato le condizioni per l’Italia. Questo perché le spese per l’Unione europea crescono ogni anno e sono a carico dei Paesi che ne fanno parte. Mentre aumenta l’indebitamento del nostro Paese grazie a un meccanismo truffaldino messo in piedi dalla Germania. 

In questo scenario – lo diciamo ora – non cambiando le cose, tutti i precari che quest’anno hanno acciuffato il rinnovo del contratto, il prossimo anno faranno la fine di tutti i soggetti rimasti oggi senza soldi.

L’unica via per salvare il precariato siciliano – e, contemporaneamente, per liberare la Regione siciliana da un peso finanziario ormai insostenibile – è l’istituzione di un salario minimo garantito.

Detto questo, pensare di far pagare allo Stato italiano il salario minimo garantito per i precari siciliani è ormai impossibile. Perché il nostro Paese – grazie a Two Pack – che perso anche il controllo del Bilancio dello Stato, passato a Bruxelles. Il salario minimo garantito dovrà essere pagato dall’Unione europea.
Non sarà facile. ma non ci sono alternative.

Ovviamente, mettiamo anche nel conto che alcuni dei nostri lettori ci prendano per matti. Ci permettiamo di ricordare che, durante il dibattito su Bilancio e Finanziaria di quest’anno, a Sala d’Ercole, abbiamo previsto un’impugnativa pesantissima, fino al possibile scioglimento anticipato dell’Ars.
L’impugnativa pesantissima c’è stata, lo scioglimento anticipato del Parlamento siciliano è stato scongiurato non perché la Regione non è fallita (il fatto che siano rimasti senza soldi centinaia di soggetti testimonia che la Regione siciliana è ormai in default non dichiarato), ma perché Roma non ha interesse a far fallire la Sicilia.

L’interesse del Governo nazionale Letta-Alfano-Bilderberg – e l’interesse di Berlusconi e di Renzi – è quello di trasformare la Sicilia in una Regione di morti di fame, dove le istituzioni locali e la gente, per sopravvivere, iniziano a farsi la guerra. Il disegno di legge varato ieri dalla Prima Commissione dell’Ars (di cui riferiamo in altra part del giornale) ne è testimonianza: con i grandi Comuni che cercheranno di sopravvivere sopprimendo i Comuni più piccoli).


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