Orlando fa chiarezza su candidatura e alleanze «Persone, non partiti: il listone non è coalizione»

Avviso ai naviganti, ma soprattutto ai vecchi e nuovi possibili alleati: «Il partito che mi rappresenta ancora non è nato, il mio unico partito è Palermo. Nessuno snaturerà il percorso politico, culturale e di internazionalizzazione che abbiamo fatto in questi cinque anni». Mette i puntini sulle i Leoluca Orlando. Il sindaco uscente alza la posta e spinge all’angolo il Pd ma anche la sinistra e i moderati di centrodestra. E soprattutto non vuol sentire parlare di listone, quell’ensamble di movimenti e partiti senza simbolo e bandiera, uniti al fianco del primo cittadino alle prossime elezioni, ipotizzato fino a un momento fa. 

Orlando ha incontrato la stampa a Palazzo delle Aquile innanzitutto per smentire i mal di pancia a sinistra, area che lo sostiene già da cinque anni: «I soggetti che per primi hanno partecipato alla mia esperienza politica – dice – sono stati anche i primi a chiedermi una lista senza simbolo». A molti è apparsa significativa l’assenza dei rappresentanti in giunta di Sinistra Comune, Giusto Catania e Barbara Evola: «Eravamo d’accordo così ma se volete li chiamo… In ogni caso sulle cose che ho detto non credo che qualcuno avrà difficoltà a partecipare», è la spiegazione. Presenti invece quasi tutti gli altri assessori, il gruppo consiliare del Movimento 139 al gran completo (alle elezioni non si ripresenterà l’attuale capogruppo Aurelio Scavone) e fedelissimi come il presidente della Gesap Fabio Giambrone e l’ex assessore Cesare Lapiana.

Il Professore lancia un monito chiaro ai suoi interlocutori: nessuno si azzardi a parlare di coalizione. «Non ci sarà alcun listone se questo indicherà una coalizione. In questo momento sono un candidato senza liste, coalizioni o alleanze. Anche i candidati saranno eterogenei, scelti in base alla loro qualità e alla loro etica, non all’appartenenza politica. Poi è chiaro che la qualità dei singoli candidati è responsabilità mia. Ma li sceglieremo e concorderemo insieme». A maggior ragione «se il listone dovesse essere riconducibile al governo nazionale o regionale: non si potrebbe davvero parlare di un’alleanza». 

Del resto le grandi intese sono state uno dei suoi terreni di scontro prediletti, anche da presidente dell’Anci Sicilia. Non può non suonare come un aut aut al Pd ma anche alle forze politiche che l’hanno sostenuto fino adesso: «Chiediamo ai partiti di fare un passo indietro e alle liste di farsi contaminare da me, non avendo io un partito. Del resto ne ho fatto uno e ne ho sfasciati tanti…». I dem sono avvisati: «Sia chiaro che io faccio il sindaco di Palermo e le scelte le faccio tutte io. Se qualcuno pensa che mi metto a promettere una cosa a questo o a quello non mi conosce. Chi ragiona così non farà parte della coalizione. Tutto può succedere ma non che io cambi – ribadisce -. Non sono più gli apparati di partito che scelgono ma i cittadini, senza condizionamenti ideologici».  

Poi l’appello agli elettori, «anche a coloro che ritengono di essere antisistema e che guardano con simpatia al Movimento 5 Stelle: qui c’è qualcuno che è antisistema e al tempo stesso vuole risolvere i problemi». E quasi a ribadire la sua distanza dal sistema, Orlando lascia intendere che non concederà al Pd ampio margine di manovra in un’ipotetica alleanza, anche per non perdere una fetta del proprio elettorato: «Mi hanno insegnato che se ascolti le tue mire espansionistiche rischi di mettere in discussione il patrimonio che hai. E qui c’è un patrimonio politico e amministrativo da difendere». La stoccata finale è riservata al nascente movimento del governatore Rosario Crocetta: «Non mi rovinate la giornata…».

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