Open Arms, testimoni dell’accusa nel processo a Salvini Caputo: «L’Italia in quel momento era il porto più sicuro»

«Ho fatto il mio dovere, non ho nessuna preoccupazione». Sono le parole a caldo di Matteo Salvini. Il senatore della Lega è oggi a Palermo, dove sono stati sentiti alcuni testimoni per il processo Open Arms, la nave della Ong spagnola con a bordo 147 migranti che nell’agosto del 2019 fu bloccata in mare. Era l’epoca in cu Salvini era ministro dell’Interno del governo guidato da Giuseppe Conte. Salvini è accusato di sequestro di persone e rifiuto di atti d’ufficio per non aver concesso lo sbarco dei migranti che si trovavano al largo di Lampedusa. Lo scorso marzo, il processo era stato rinviato a causa di problemi di salute del giudice. Oggi sono stati ascoltati i testimoni e la difesa di Salvini, rappresentata dall’avvocata Giulia Bongiorno. «Nessun migrante a bordo della Open Arms era stato ricoverato una volta ricevuto il via libera dello sbarco in Sicilia – precisa Bongiorno – Le loro condizioni erano discrete, tanto che non era possibile escludere l’eventualità di un ulteriore viaggio verso la Spagna». Le parole della difesa di Salvini sono arrivate dopo le testimonianze di Vincenzo Asaro, dirigente dell’Asp di Agrigento che allora era salito a bordo per monitorare lo stato di salute delle persone a bordo, e della dottoressa Cristina Camilleri (responsabile Cta dipartimento Salute mentale di Agrigento). Entrambi i testimoni sono stati chiamati dall’accusa.

A deporre all’interno del processo Open Arms, davanti alla pm Giorgia Righi, è stato anche l’ex prefetto di Agrigento Dario Caputo. «Il comandante della nave non volle portare i profughi in Spagna – ha dichiarato – Io ho parlato con il prefetto Matteo Piantedosi (ex capo di gabinetto dell’ex ministro Salvini, ndr) su aspetti relativi a questa situazione – ha sottolineato Caputo – in particolare la legislazione internazionale in materia di Diritto del mare in forza della quale lo Stato di bandiera della nave, che conserva una sua competenza anche per quanto riguarda le persone a bordo di quella nave. Poi, se ricordo bene – ha proseguito Caputo – da parte delle autorità della nave era stata obiettata la necessità che rispetto alla possibilità di portare i migranti altrove si doveva fare necessariamente riferimento all’Italia, perché era in quel momento il territorio che offriva il porto sicuro più vicino per lo sbarco dei migranti».

Un aspetto preso in considerazione dalle autorità, ma non fu raggiunto alcun risultato: «La situazione fu risolta con l’intervento della procura di Agrigento», ha detto ancora l’ex prefetto. La legale di Salvini ha poi ricordato a Caputo che «il 18 agosto la Spagna ha dato disponibilità anche a mandare una propria nave». Alle tesi sostenute da Bongiorno, l’ex prefetto ha replicato sostenendo che «effettivamente c’era stata una indicazione di questo genere – ha replicato Caputo – ma non ricordo il motivo per cui l’intervento della nave spagnola non ha avuto più luogo». Una delle maggiori preoccupazioni da parte del comitato per l’ordine e sicurezza pubblica derivava dal tentativo di abbandono della nave e il rischio di annegamento: «Abbiamo adottato anche misure per evitare emergenze di questo genere – ha risposto ancora Caputo – Abbiamo tenuto presente anche il problema del possibile arrivo di persone legate all’attività terroristica – afferma – Ma non ricordo se fossero emersi dati in tal senso. Fino al 18 agosto ero presente, poi è subentrata la mia vicaria Giovanna Termini. Il 17 agosto ho anche trasmesso una mia lettera al ministero degli Interni in cui dicevo che il tribunale di Palermo aveva avviato le pratiche a tutela dei minori. Per i maggiorenni lo sbarco è avvenuto il 20 in seguito al provvedimento di sequestro emesso dalla Procura della Repubblica».


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