Open Arms, Procura indaga per sequestro di persona Per la Guardia Costiera nessun ostacolo allo sbarco

Sequestro di persona, violenza privata e abuso d’ufficio. Gli avvocati della ong spagnola Open Arms hanno presentato un esposto contro ignoti alla Procura di Agrigento che ha aperto un fascicolo come atto dovuto. Dovranno verificare quali responsabilità ci sono dietro il fatto che 134 persone da 15 giorni rimangono a bordo di una nave senza possibilità di sbarco. «È un’inutile agonia, una situazione insostenibile», commenta Arturo Salerni, legale della ong. 

Un altro esposto, nei confronti del prefetto di Agrigento Dario Caputo, è stato presentato dall’associazione giuristi democratici che chiede di valutare eventuali ipotesi di «violazioni commissive e omissive» di rilievo penale. Entrambi gli esposti arrivano dopo che il Tar del Lazio, chiamato in causa dagli avvocati di Open Arms e con un’ordinanza che farà scuola, ha sospeso il divieto d’ingresso deciso dal ministero dell’Interno, ravvisando «una situazione di eccezionale gravità e urgenza» nonchè «un vizio di eccesso di potere per travisamento dei fatti e di violazione delle norme di diritto internazionale del mare in materia di soccorso».

Lo sbarco adesso dipende unicamente dalla Prefettura di Agrigento, cioè dal Viminale. Anche dalla Guardia costiera, infatti, non vengono posti ostacoli. «Oggi pomeriggio – conferma l’avvocato Salerni – è arrivata una nota del comando generale della Guardia costiera che afferma che per loro non ci sono problemi. Aspettiamo solo il prefetto». Intanto il Tribunale di Palermo ha nominato i tutori per i 31 minori presenti ancora a bordo e che non sono stati fatti scendere. «È un passo importante – scrive in un tweet la ong – ma la burocrazia rallenta il procedimento e devono essere sbarcati il prima possibile». I tutori si stanno ora muovendo per accelerare la liberazione dei minori. La situazione potrebbe sbloccarsi tra stanotte e domattina. 

La Procura di Agrigento, prima dell’ultimo fascicolo, ne aveva aperto un altro, come avviene per ogni sbarco, per l’ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. A coordinare le indagini è il procuratore aggiunto Salvatore Vella.

Oggi intanto 13 migranti sono stati fatti scendere dalla Open Arms a causa delle condizioni di salute. I medici del Cisom (il Corpo italiano di soccorso dell’ordine di Malta che opera con la Guardia costiera) sono saliti a bordo e hanno prodotto una relazione, firmata il giorno di Ferragosto, in cui si descrivono «condizioni di salute mentale precarie, lo stato d’animo a bordo – scrivono – è di profondo sconforto. Non ci sono docce o lavabi, non c’è possibilità di provvedere all’igiene personale e degli indumenti, né di lavarsi se non con acqua di mare».

Cisom segnala anche «un uomo con artrite settica del ginocchio sviluppata dopo la rimozione di sei colpi di pistola in Libia, una donna con ustioni da carburante e un uomo con ferite da arma da fuoco ma entrambi in remissione». E ancora: «Una donna soffre di crisi epilettiche, ma è trattata e stabile e un uomo con una cisti pilonidale infetta. Diversi migranti – si legge nella relazione – presentano infezioni della cute verosimilmente di origine stafilococcica».

Diversa la versione di Francesco Cascio, l’ex deputato di Forza Italia che è tornato a fare il medico e ha sostituito Pietro Bartolo come responsabile del poliambulatorio di Lampedusa: «Dei 13 naufraghi fatti sbarcare dalla Open Arms solo uno aveva una otite, gli altri non avevano alcuna patologia come abbiamo accertato in banchina. Infatti, sono stati tutti condotti nell’hotspot». 

Salvo Catalano

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