On the rocks/ A Lampedusa la visita di due Ministri esteri

Dopo la visita del Pontefice, Lampedusa è diventata una meta gettonata tra i vip della politica internazionale.

Ieri, ad esempio, sono arrivati sulla più grande delle Pelagie, due Ministri di uno Stato estero, che, attirati dal trambusto mediatico suscitato dal viaggio di Papa Francesco, hanno voluto vedere con i propri occhi come ha fatto (e coma fa) una piccola isola, seppur bellissima, a gestire, praticamente da sola, fenomeni migratori intercontinentali.

Giustamente, vivendo anni luce distanti da Lampedusa, i due -e il Governo che li ha mandati –  erano completamente all’oscuro delle difficoltà delle Pelagie, della batosta presa nel 2011, l’anno degli sbarchi di proporzione bibliche che determinarono il crollo dell’economia dell’isola ( i lampedusani aspettano ancora i promessi  ‘risarcimenti’ statali);

erano all’oscuro anche delle richieste concrete che il Sindaco, Giusi Nicolini, ha più volte formulato senza ottenere risposta: da una maggiore presenza delle istituzioni italiane ed europee agli sgravi fiscali per l’isola, ecc…

Insomma, erano Ministri di uno Stato estero. Erano all’oscuro di tutto. E avevano bisogno di un viaggio a Lampedusa per CAPIRE quali potrebbero essere le necessarie azioni da mettere in campo in situazioni del genere.

Nulla di strano. Ma da dove venivano i due? Da Roma. Inviati del Governo della Repubblica italiana. Erano il Ministro della Difesa Mario Mauro (noto in Sicilia per essersi schierato dalla parte degli americani nelle vicende relative al Muos di Niscemi, alla faccia dei siciliani) e il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi.

Atterrati come Marziani su un’isola, i cui problemi, sono noti da fin troppo tempo.

Non a caso, forse, nel giorno della loro vista a Lampedusa, “Frontex”, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa, ha lanciato l’ennesimo allarme definendo “un segnale preoccupante”  l’arrivo di  oltre 1300 migranti sbarcati tra Sicilia e Lampedusa, solo la settimana scorsa.

E non a caso, Don Stefano Nastasi, il parroco di Lampedusa che con la sua lettera ha convinto il Papa a venire sull’isola, proprio ieri, nel corso della visita di Mauro e Lupi, su Radio Vaticana, ha parlato  di differenza tra il dire e il fare:  “Sicuramente l’attenzione c’è e c’è l’interesse di molti nel voler fare qualcosa. E’ pur vero, però, che tra le buone intenzioni o la buona volontà e la realtà c’è una differenza. Di segnali positivi, che diano respiro alla quotidianità dell’isola, ancora non ne abbiamo visti. Ciò che serve all’isola nella vita di ogni giorno è quello di renderla più serena nella quotidianità. Agire nei momenti delle emergenze è una risposta che può tamponare qualcosa, ma che non dà risposte concrete ad un bisogno che ti porti dietro da anni”.

Insomma il Governo italiano, se è vero che “Lampedusa è Italia”, come ha voluto ribadire ieri Lupi (rivelando che, in fondo, qualche dubbio c’è, ed è del tutto reciproco) dovrebbe sapere bene cosa fare.

Qui nessuno ha l’anello al naso… La ‘pupiata’ delle visite ufficiali, ce la potrebbero pure risparmiare…

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