Il Ris dei carabinieri di Roma tornerà nella casa in cui fu trovato il cadavere del 57enne Peppe Lucifora, il cuoco modicano il cui corpo è stato rinvenuto all’interno di una stanza, nella sua abitazione di largo XI febbraio nel quartiere Dente, a Modica, in provincia di Ragusa. L’unico imputato del delitto è l’ex carabiniere […]
Omicidio Peppe Lucifora, Ris tornerà nell’appartamento dove fu trovato il cadavere
Il Ris dei carabinieri di Roma tornerà nella casa in cui fu trovato il cadavere del 57enne Peppe Lucifora, il cuoco modicano il cui corpo è stato rinvenuto all’interno di una stanza, nella sua abitazione di largo XI febbraio nel quartiere Dente, a Modica, in provincia di Ragusa. L’unico imputato del delitto è l’ex carabiniere Davide Corallo, in carcere per due anni e poi assolto in primo grado con formula piena «per non aver commesso il fatto». Ad appellarsi contro la sentenza sono stati però sia la procura, con il Pm Francesco Riccio, sia le parti civili, rappresentate dall’avvocato Ignazio Galfo. A novembre scorso la Corte di assise di appello di Catania, con la presidente Elisabetta Messina ha riaperto il processo, rigettando l’eccezione della difesa dell’imputato, difeso dagli avvocati Orazio Lo Giudice e Piter Tomasello, sulla inammissibilità dell’appello delle parti civili e disponendo che siano risentiti i periti e consultenti ascoltati in primo grado, oltre a 12 testi non sentiti nello stesso processo.
Il maggiore Cesare Rapone dei Ris di Roma il 13 dicembre tornerà nella abitazione di Lucifora. Riconfermati i due consulenti citati dalla difesa in primo grado: sono il medico legale Maurizio Saliva e il biologo ed ex comandante del Ris di Parma, generale in congedo Luciano Garofano. Un’ipotesi degli inquirenti è stata quella del delitto passionale. Corallo nel corso del processo ha ammesso di avere avuto frequentazioni con la vittima. L’uomo però si è sempre proclamato innocente, nonostante nel lavandino di Lucifora i Ris hanno trovato una traccia del Dna di Corallo. Gli esami però non sono arrivati a definire se si tratti di sangue, saliva, sebo o altro materiale. Inoltre, è stato accertato che non è possibile determinare l’arco temporale in cui quella traccia è stata lasciata.