Francesco e Andrea Lombardo, padre e figlio e boss di Altavilla, hanno parlato. Entrambi avrebbero sentito in carcere da alcuni imputati e da terze persone dettagli del delitto. Ma gli avvocati temono che dietro il loro racconto possa esserci l’influenza mediatica
Omicidio Fragalà, dubbi sulle nuove dichiarazioni «Fortificherebbero l’impianto già messo in piedi»
Potrebbero entrare a gamba tesa nel processo di primo grado, che si avvia speditamente verso la conclusione, per l’omicidio dell’avvocato Enzo Fragalà le recenti dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Andrea e Francesco Lombardo, boss di Altavilla Milicia. Il primo ha parlato coi magistrati il 28 gennaio, e avrebbe parlato del delitto proprio con uno dei sei imputati a processo, Paolo Cocco, che avrebbe parzialmente negato la sua responsabilità confermando però quella degli altri cinque coinvolti nel caso. Cocco avrebbe negato di aver partecipato materialmente al pestaggio, sfociato poi nell’omicidio, facendo però i nomi di Siragusa e Abbate come esecutori che avrebbero agito. Mentre le dichiarazioni di Francesco Lombardo, convinto a collaborare coi magistrati proprio da un appello del figlio Andrea, sono ancora più recenti e si collocano al 12 febbraio. Lui, dal canto suo, avrebbe appreso, sempre durante la sua detenzione, circostanze e dettagli da Francesco Castronovo, imputato al processo, e altri soggetti vicini a Francesco Arcuri, imputato anche lui.
La pm Francesca Mazzocco, perciò, questa mattina ha esordito chiedendo alla corte di depositare i verbali dei due collaboratori e di citarli per poterli ascoltare in aula. Una richiesta che però ha sollevato le osservazioni contrarie degli avvocati difensori degli imputati. «Questo processo, inutile negarlo, ha avuto una particolare audience – replica l’avvocato Giovinco – Mi pongo la questione, quella cioè di andare a sentire delle persone alla fine del processo, su notizie apprese in ordine a discorsi fatti in carcere da imputati detenuti, su dichiarazioni fatte anche su cose sentite da terzi, la cosa mi pare irrilevante. Tutti hanno una loro idea su quello che è successo in questo processo, in tutta Italia, il processo viene seguito dai giornali e trasmesso da Radio Radicale, chiunque può conoscerne l’andamento. Io oggi mi devo esprimere su questo grosso limite. La circostanza è suscettibile di critica». La preoccupazione generale, insomma, più volte sollevata durante il processo è quello che il contributo dei collaboratori di giustizia possa in qualche maniera essere direttamente collegato alla rilevanza mediatica della vicenda, seguita con puntualità dai media.
Perché parlare di questo omicidio a distanza di parecchio tempo dall’inizio della collaborazione? È il dubbio che aleggia attorno a Lombardo junior, che si è pentito mesi prima del padre. «In questo processo si è scordato un dato, qua parrebbe come se all’interno del carcere si parli con assoluta naturalezza di fatti in genere coperti da un velo di omertà – aggiunge l’avvocato Giovinco -. Sentiamo testi diretti e facciamo i confronti, questa è la nostra linea». Dello stesso avviso l’avvocato Sinatra, che rivolge alla corte anche un’altra perplessità: «Il verbale di interrogatorio del 28 gennaio di Andrea Lombardo inizia su domanda diretta su questo argomento, questo lascia intendere che ci sia un pregresso, noi vorremmo conoscere tutte le sue dichiarazioni, se da quando si è pentito ha mai detto altro prima sull’omicidio. Quello è un interrogatorio dedicato a questo argomento specifico, non ci si arriva dopo due ore e 40 omissis – spiega il legale – Vorremmo capire e riscontrare come mai questo Andrea Lombardo viene chiamato e sentito in questo modo».
D’accordo anche l’avvocata Debora Speciale, che definisce «la richiesta del pm non necessaria». E anche lei tira in ballo il fatto, a suo dire dubbio, che Andrea Lombardo abbia parlato dell’omicidio dell’avvocato Fragalà molto tempo dopo rispetto al suo pentimento, nell’estate del 2018. «Il riferimento a Francesco Castronovo, imputato in questo processo, riguarderebbe la vicenda del 5 luglio, quando in aula ci sarebbe stato un qui pro quo e Castronovo si sarebbe poi allontanato. A distanza di cinque mesi questa dichiarazione sembra più una notizia appresa dal punto di vista giornalistico, indiretta, e non diretta, quella che apprende Lombardo. Questo processo viene trasmesso in diretta in tutte le carceri, non credo che questa sia una circostanza indispensabile e che possa influire sull’esito del processo». Anche se i magistrati chiariscono che in realtà l’unico ad aver fatto, ad oggi, riferimento a Castronovo in particolare e alle sue presunte responsabilità è stato solo il padre, Francesco Lombardo, l’ultimo in ordine di tempo ad essersi pentito. La sua decisione di parlare coi magistrati, infatti, risale solo al 6 febbraio.
Si dovrà attendere marzo, però, per conoscere la decisione della corte sul sentire o meno i due Lombardo. Circostanza che potrebbero anche «fortificare l’impianto già messo in piedi» fino ad oggi, secondo Marzia Fragalà, figlia del penalista ucciso. È indubbio che l’accoglimento della richiesta avanzata dai magistrati inciderà sui tempi generali del processo e sul numero delle udienze, allontanando il momento del verdetto finale.