«Si era creata una cosa bella, pulita, onesta come volevamo noi. Gli arrivava lo stipendio alla famiglia. E dopo due anni di sacrifici non c’è più». A parlare intercettato dalle microspie è Alfio Mirabile, l’uomo colpevole di essersi preso in mano con troppa autonomia la famiglia di Cosa nostra catanese. E per questo motivo morto nel 2010 dopo un calvario cominciato sei anni prima, quando un sicario gli sparò, lasciandolo praticamente invalido, mentre era in macchina davanti la sua casa nel rione San Giovanni Galermo. Storie di sangue, rivalità e mafia ma che sullo sfondo mettono il sempreverde cruccio del controllo di Cosa nostra nel settore della logistica e dei trasporti.
L’operazione antimafia Dakar dei giorni scorsi porta nuovamente in primo piano una vicenda cominciata vent’anni prima con il sanguinoso scontro interno tra i Santapaola e gli Ercolano. Retaggio di un passato quasi dimenticato ma che diventa fondamentale quando bisogna capire l’evoluzione delle dinamiche di Cosa nostra ai piedi dell’Etna. A fronteggiarsi era il gruppo di Alfio Mirabile, divenuto reggente per volontà del cognato Nino Santapaola, fratello del boss Nitto, e quello di Pippo Ercolano che di Nitto ha sposato la sorella, Grazia Santapaola. Con il contributo fondamentale dei collaboratori di giustizia, il Ros dei carabinieri ha messo insieme i pezzi di due omicidi risalenti al 2004 e avvenuti a distanza di pochi giorni dall’agguato a Mirabile. Il 29 aprile i proiettili colpivano a morte Salvatore Di Pasquale, pochi giorni dopo undici colpi finivano Michele Costanzo.
Ufficialmente padroncino, possidente di qualche camion, Costanzo era uno degli uomini di fiducia di Mirabile all’interno della zona industriale di Catania. Incaricato dal boss di curare l’affare Deutsche post, il principale gruppo postale tedesco che tramite la controllata DHL si occupa di consegnare pacchi in tutto il mondo, Catania compresa. Nel giro che conta Costanzo ci finisce quando propone ad Antonio Sangiorgi, imprenditore diventato utile strumento, la sua intermediazione per interrompere i continui furti ai camion della sua filiale. Un primo passo che, come spesso accade, a stretto giro renderà Mirabile socio occulto della società. Una mossa fatta praticamente alla luce del sole poiché accettata anche dall’allora vertice di DHL per il sud Italia: «Non avevo alternative – raccontò agli inquirenti Giorgio Gamberini – Costanzo mi era stato indicato come il capo della zona industriale di Catania».
Stando ai documenti dell’inchiesta, per Mirabile tutto sarebbe filato liscio, investendo nella società di logistica anche un mucchio di soldi per l’acquisto di nuovi camion. Un’operazione «bella, pulita e onesta» fino alla scarcerazione di Pippo Ercolano, avvenuta nel 2003. Ercolano – poi morto per malattia nel 2012 -, insieme al figlio Vincenzo oggi detenuto, hanno fatto del loro cognome un marchio di fabbrica nel settore degli autotrasporti. «Decisero di uccidere Costanzo per scalzare i Mirabile», racconta il pentito Fabrizio Nizza in un verbale. Indicando il boss Maurizio Zuccaro, cognato di Vincenzo Santapaola, nipote di Nitto, come il mandante dell’agguato. Stando alla ricostruzione degli investigatori a uccidere Costanzo sarebbero stati due suoi uomini di massima fiducia: Lorenzo Saitta, conosciuto nell’ambiente criminale come lo scheletro, e Arnaldo Santoro. Costanzo non è però l’unico a beccarsi i proiettili. Le pistolettate arrivano anche alle gambe di Sangiorgi, l’imprenditore morirà sei mesi dopo per un inctus.
Nei giorni successivi all’omicidio Costanzo la polizia effettua un controllo all’interno della falegnameria di Francesco Saladino. Un artigiano sospettato di custodire armi con il laboratorio proprio accanto alla casa di Saitta. Nel cortile di quest’ultimo gli agenti notano e sequestrano due caschi semi-integrali dello stesso colore e modello di quelli utilizzati dal commando che aveva ucciso l’imprenditore. Grazie alle analisi della Scientifica si scopriranno tracce di polvere da sparo e il profilo genetico di Saitta e Santoro. Gli investigatori non hanno dubbi: Alfio Mirabile era concentrato in maniera ossessiva nell’affare Deutsche post e Costanzo il suo uomo di fiducia. Uccidere il secondo servì a lasciare spazio agli Ercolano: «Ci devono togliere a tutti e si sono fatti fuori a lui». Più chiaro di così.
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