Due striscioni sono stati calati dalle finestre del nosocomio. A organizzare la manifestazione è Non una di meno. «Con la pandemia i servizi che hanno subito più riduzioni sono quelli relativi al parto e alla interruzione volontaria di gravidanza»
Occupazione simbolica dell’ospedale Santo Bambino Le attiviste: «Il consultorio non deve essere chiuso»
Occupazione simbolica, questa mattina, dell’ospedale Santo Bambino di Catania. Protagoniste le attiviste di Non una di meno. Da una finestra del nosocomio sono stati calati due striscioni con la scritta: «La salute delle donne non si tocca». Al centro della protesta c’è il progetto, fortemente voluto da Regione Sicilia e Comune di Catania, di riqualificare alcune strutture ospedaliere dismesse.
«Al Santo Bambino esiste un consultorio funzionante e dotato di macchinari che nell’idea del Comune e della Regione dovrebbe essere smantellato – spiega un’attivista attraverso una nota stampa -. L’assessore Enrico Trantino dichiara, infatti, che un’idea che si sta prendendo in considerazione insieme alla Regione potrebbe anche essere la demolizione dello Spedalieri e un suo trasferimento al posto del nosocomio. Siamo felici che l’assessore voglia riempire la città di piazze e luoghi di aggregazione, ma quello che mancano, se non se ne fosse accorto, sono i servizi»
Secondo i dati forniti dalle attiviste negli ultimi cinque anni ben 208 consultori sono stati spazzati via dai tagli alla sanità pubblica. «Durante questa pandemia i servizi che hanno maggiormente subito riduzioni di disponibilità sono quelli relativi al parto e alla interruzione volontaria di gravidanza». Le attiviste esprimono una richiesta precisa «chiediamo di potere avere parola sulla destinazione d’uso di questi spazi, pretendiamo che i processi decisionali siano chiari e trasparenti e non affidati a dichiarazioni scomposte, inappropriate e illegittime. Chiediamo che il consultorio del Santo Bambino non venga chiuso e che torni ad essere un Pronto soccorso ginecostetrico».