Oasi del Simeto, la provincia boccia il Prusst «Troppi abusi e noi in pochi per vigilare»

«Il comitato scientifico provinciale ha espresso parere negativo al progetto Prusst nell’oasi del Simeto: serve innanzitutto un piano di utilizzo particolareggiato, che deve essere redatto dal Comune di Catania». Il responsabile delle riserve naturali della provincia di Catania, Gaetano Torrisi, non ha mezze misure nel definire il progetto di costruzione di un porto, due grandi alberghi e un campo da golf nella riserva naturalistica «uno scempio, in un’area che ha sempre sofferto della mancanza di pianificazione urbanistica». Le sue parole arrivano ad appena due giorni dalla presa di posizione a sfavore della realizzazione dell’opera da parte dell’ente provinciale – gestore unico della riserva orientata oasi del Simeto – comunicata attraverso una nota stampa del presidente Giuseppe Castiglione, che ha definito l’intera opera utilizzando lo stesso termine, «scempio».

E pesanti sono le parole dell’assessore provinciale all’ambiente Mimmo Rotella, che sul progetto dell’associazione temporanea di imprese capitanata dalla ditta Portnall italiana spa, dichiara: «Non siamo stati ufficialmente informati del progetto Prusst e nemmeno invitati alla conferenza dei servizi». Una circostanza, quella del mancato invito della provincia alla conferenza dei servizi, smentita dal dirigente dell’ufficio speciale Prusst al comune di Catania, l’architetto Rosario Leonardi. «Naturalmente la provincia di Catania è stata invitata a partecipare, abbiamo inviato la comunicazione questa mattina – dichiara Leonardi – E si terrà il 19 Luglio nella sala giunta a Palazzo degli elefanti». La provincia, del resto, è l’ente con maggiori responsabilità sull’oasi: dal 1988 è stata nominata dalla regione Sicilia gestore unico della riserva, con l’obbligo di curarne gli aspetti naturalistici e di promozione, vigilando contro gli abusi. Ma le centinaia di case abusive, lo stato di incuria della segnaletica, le piccole e grandi violazioni ai numerosi divieti presenti nell’area protetta, sembrano dimostrare che il ruolo non viene svolto al meglio.

«Non ci sto a queste semplificazioni mediatiche:  l’area non è mal gestita – spiega il responsabile Gaetano Torrisi – Solo lo scorso anno abbiamo fatto 150 verbali e 35 comunicazioni di reato. Il nostro ruolo non sarebbe quello di fare prevalentemente da polizia giudiziaria, ma siamo costretti a farlo con le nostre poche forze e abbiamo rischiato lo scontro fisico per effettuare i sequestri dei mezzi pulisci spiaggia, vietati, ai residenti». I problemi di gestione sarebbero quindi dovuti alla carenza di organico, «10 addetti divisi a turni tra il Simeto e la riserva di Fiumefreddo» che, oltre alla vigilanza, si occupano anche di «organizzare i tour per decine di scolaresche, ripulire i sentieri e ripristinare i tabelloni informativi». Il problema dell’area dell’oasi, secondo Torrisi, deriva soprattutto «dalla forte presenza di aree urbanizzate già al momento della creazione, nel 1984, ingestibili come riserva naturale». La maggior parte dei circa duemila ettari di estensione dell’oasi è di proprietà privata e solo una piccola percentuale, 200 ettari, appartengono alla provincia regionale «acquistati due anni fa per la reintroduzione del pollo sultano nell’area» spiega Torrisi.  Che a titolo di esempio paragona l’oasi del Simeto alla riserva di Vendicari, in provincia di Siracusa, simile per estensione e caratteristiche. «La riserva di Vendicari è ben gestita per via della sua natura esclusiva di riserva: ricade interamente in territorio demaniale, e soprattutto può contare sul numeroso organico dell’azienda foreste».

Soluzioni ai problemi dell’oasi del Simeto? Per Torrisi l’area andrebbe gestita «come ente autonomo, in modo simile al parco dell’Etna, perché sulle aree urbanizzate vigono tutte le regole di controllo urbanistico che al momento compete al Comune» e non come riserva. «Ma il primo passo da fare è quello di creare finalmente un piano che regolamenti l’area. E in ogni caso un piano come il Prusst, per legge, non è realizzabile».

 


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Gaetano Torrisi, responsabile delle riserve della provincia di Catania, non ha dubbi: «Il piano è uno scempio per un'area già troppo urbanizzata e piena di abusi». Ma dal 1988 doveva essere proprio il suo ente a vigilare sulla zona. «Facciamo centinaia di denunce, ma siamo solo in dieci per un'area di duemila ettari» risponde. Nel frattempo, il Comune di Catania insiste sulla validità del progetto di cementificazione e convoca la conferenza dei servizi per il 19 luglio

Gaetano Torrisi, responsabile delle riserve della provincia di Catania, non ha dubbi: «Il piano è uno scempio per un'area già troppo urbanizzata e piena di abusi». Ma dal 1988 doveva essere proprio il suo ente a vigilare sulla zona. «Facciamo centinaia di denunce, ma siamo solo in dieci per un'area di duemila ettari» risponde. Nel frattempo, il Comune di Catania insiste sulla validità del progetto di cementificazione e convoca la conferenza dei servizi per il 19 luglio

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