Novara di Sicilia, le mummie nella cripta del Duomo Progetto per valorizzarle. «Si scoprono usi dell’epoca»

Un progetto per ricomporre le mummie della cripta del duomo di Novara di Sicilia. Il piccolo centro in provincia di Messina, che fa parte del circuito dei borghi più belli d’Italia, in mancanza dei tanto sperati finanziamenti attesi da anni, si è messo in moto per proteggere una delle meraviglia di cui è custode. La quattrocentesca cripta della chiesa Madre contiene infatti al suo interno sei corpi umani, 74 teschi, casse funebri con ossa di prelati e persino due gatti mummificati. I reperti sono datati intorno al ‘700-‘800. 

Il Comune ha deciso di lanciare una campagna di sensibilizzazione, Restauriamo la cripta del Duomo, con in testa il vicesindaco e assessore alla cultura Salvatore Bartolotta, e sostenuta da uno dei massimi esperti di mummie siciliane, l’antropologo messinese Dario Piombino Mascali. «I corpi della cittadina in provincia di Messina erano già stati tema di un documentario del National Geographic relativo al culto dei morti in Sicilia – spiega Bartolotta –. Queste mummie sono state scoperte solo nel 1997, quando, con l’autorizzazione della sovrintendenza e della curia, abbiamo rimosso la pavimentazione realizzata negli anni 50 che aveva chiuso l’accesso alla cripta». Al suo interno sono stati scoperti i corpi imbalsamati dei sei preti «perché prima dell’editto di Napoleone, i morti venivano seppelliti in chiesa – prosegue l’assessore alla Cultura –, la sorpresa sono stati i due gatti ritrovati anche loro mummificati». 

E proprio quest’ultimo ritrovamento è stato un elemento chiave per l’equipe del National Geographic che – guidata dallo stesso Dario Piombino Mascali, direttore del Progetto Mummie Siciliane – ha passato in rassegna i corpi imbalsamati custoditi in vari centri dell’Isola. «Ho fatto delle mummie umane il fulcro della mia ricerca, e credo che le storie raccontate da questi antichi corpi mi abbiano ricompensato di ogni sforzo – racconta lo studioso -. È un modo di gettare luce su quello che la storia ha taciuto. Ho iniziato nel 2004, quando ero ricercatore per l’università di Pisa, con l’obiettivo di fare un censimento delle mummie siciliane e qualche anno dopo mi sono imbattuto in questi sei corpi». 

L’equipe guidata dal paleantropologo messinese ha eseguito un primo esame esterno sui reperti, arrivando alla conclusione che «il microclima interno alla cripta del Duomo novarese ha favorito la naturale mummificazione dei chierici, come dimostrato e confermato anche dai due gatti trovati imbalsamati. Con ogni probabilità sono rimasti intrappolati quando è stato chiuso l’accesso al sotterraneo». A Piombino Mascali la giunta di Novara di Sicilia ha chiesto di preparare un progetto di recupero e ricomposizione dei reperti, importanti per capire gli stili di vita delle persone imbalsamate e ricostruire con precisione usi e abitudini delle epoche in cui gli stessi hanno vissuto. Come nel caso delle mummie di Savoca, anche queste studiate da Piombino Mascali. «Si tratta di corpi di aristocratici, religiosi e borghesi che avevano condotto una vita agiata, riflessa nelle malattie da età avanzata e da civilizzazione riscontrate sui loro resti». Originale la scoperta fatta analizzando le mummie di Piraino, altro centro messinese. «In questo caso si trattava di sacerdoti morti durante la senilità – spiega lo studioso – uno dei quali, affetto da mieloma multiplo, era stato curato con una pianta medicinale poco conosciuta in Europa. E invece nota in Oriente e persino tra gli Indiani d’America». 

Il progetto di ricomposizione e pulitura delle mummie di Novara di Sicilia è rimasto lettera morta in questi anni, nonostante la somma necessaria fosse di circa 15mila euro. Ecco allora che il Comune e l’arcipretura di Novara hanno chiamato a raccolta cittadinanza e visitatori. «Chiunque può contribuire – conclude l’assessore Bartolotta – attraverso donazioni di cinque o dieci euro, ma accettiamo anche offerte libere». In giro per il paese sono state affisse anche numerose locandine dove si legge: «Sono stati il lavoro e l’operosità di migliaia di persone a lasciarci un patrimonio storico, artistico e monumentale così grandioso, per questo, tutti, Novaresi, fedeli e visitatori, siamo chiamati a un atto di responsabilità».

Simona Arena

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