Noto, camion scaricano rifiuti vicino alla Ss 115 Tra eternit e fanghi, rischio inquinamento falda

Contrada Tre Maiali luogo privilegiato per liberarsi di ogni genere di rifiuti. A denunciare la situazione è Francesca Sara Perna, ex candidata sindaca di Noto. «La zona fra Noto e Rosolini è piena di discariche nelle quali sono presenti ogni genere di rifiuti, dalle lastre di eternit, al materiale edile, pneumatici usati, plastica, lattine e bottiglie di vetro in quantità industriale – spiega a MeridioNews Perna –. Il Comune aveva stanziato delle somme per le bonifiche nel 2014, ma bisognerebbe combattere il male alla radice per proteggere questa zona e non solo. Bisognerebbe installare delle telecamere in punti non visibili per evitare che siano portate via o distrutte, anche perché la situazione non è cambiata, c’è un via vai di mezzi che fa capire, chiaramente, che alcuni cittadini continuano a scaricare lì. Io passo spesso da quella discarica a cielo aperto e ogni volta individuo rifiuti diversi», aggiunge.

La contrada in questione conduce al fiume Tellaro e si trova a poca distanza dalla strada statale 115 e dal sito archeologico di Castelluccio, «un luogo simbolo anche per gli appassionati di mountain bike e di sport all’aperto». La segnalazione di Francesca Perna è arrivata su Facebook e anche sul tavolo dell’assessore ai Lavori pubblici. «La scorsa estate mi sono accorta che in una contrada vicina, un posto panoramico, c’erano cumuli di pneumatici dati alle fiamme. Dopo sono arrivati i carabinieri che hanno messo la fettuccia bianca e rossa. È una cosa tristissima, il Comune dovrebbe educare i cittadini, ma se questo è il tipo di mentalità ci vorrebbero anni prima che arrivi qualche risultato – accusa –. Si potrebbero, invece, premiare i comportamenti virtuosi come avviene in altre città, applicando sconti sulla tariffa dei rifiuti per chi va a depositare negli appositi centri di raccolta, per esempio».

Un’altra delle soluzioni avanzate per proteggere le contrade dal fenomeno discariche abusive è mettere una catena che impedisca l’accesso con le macchine ai non residenti, come già avvenuto in un altro posto: «Tempo fa, dopo aver segnalato un’altra discarica, la fiumara, il comune di Noto aveva installato una rete e bonificato la zona, per cui si poteva accedere solo a piedi – racconta Francesca –. Era tornata la normalità ma poi qualche incivile ha spaccato la recinzione e adesso si verificano nuovamente gli scarichi abusivi di materiale edile e quant’altro, tant’è che qualcuno ha pensato di disegnare una madonnina che tiene in mano un sacco di spazzatura. Bisognerebbe anche controllare i cantieri».

Soluzione analoga è stata adottata in una strada opposta alla contrada Tre Maiali, dove sarebbe stato installato un cancello che garantirebbe il passaggio solo ai pedoni, alle bici e alle moto vista la presenza di una pista di motocross ricavata sulla montagna, «quindi la zona rimane fruibile ma si evitano tante problematiche legate all’inciviltà». Lo sguardo dell’ex candidata sindaca si è soffermato anche sulle campagne che costeggiano la strada statale 115 Sud Occidentale Sicula, dove «ai piedi di un casotto dell’Anas abbandonato da diversi anni c’è di tutto, addirittura frutta marcia, limoni, olio e a poca distanza nei pressi di un crocevia, sotto un ponticello, sono stati depositati vecchi serbatoi in eternit, tettoie e rifiuti di vario genere. Il tutto nei pressi dei terreni agricoli».

Di inquinamento a Noto si è parlato nei giorni scorso anche per il possibile inquinamento di una falda di rifornimento idrico, in zona San Marco Migliorina. La polizia municipale ha sequestrato quattro aree dove è stata accerta la presenza di oltre 33mila metri cubi di spurghi di depurazione che, secondo l’ispettore capo Antonino Listo, «potrebbe celare nell’impasto persino sostanze altamente tossiche». A far scattare l’allarme una denuncia anonima arrivata al locale comando di polizia municipale, che raccontava come diversi camion, soprattutto in ore notturne, scaricassero materiale spacciato per concime. Con conseguente odore nauseabondo che proviene dall’area in questione che verrebbe sfruttata per il pascolo del bestiame.


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