«Fino a ieri sera mia figlia mi diceva ma quando inizia la scuola? Cosa gli devo rispondere, che quest’anno la scuola non c’è e che devo trovare un altro istituto dove mandarla?». Massimo Arcidiacono è uno dei padri che aspetta con angoscia di sapere che fine farà il Cirino La Rosa di San Giorgio, uno dei quindici istituti socio-assistenziali a rischio chiusura a seguito dei tagli del Comune ai Servizi Sociali. Strutture finanziate dall’ente pubblico che l’anno scorso hanno fornito assistenza a 760 bambini con difficoltà socio-economiche e che quest’anno potranno aprire le porte solo a 380 minori circa.
Arcidiacono, 41 anni, ha due figli, la più grande, 7 anni, inizierà la terza elementare; il più piccolo, 6, andrà in seconda. Lui, a differenza della maggioranza degli altri genitori, l’istituto Cirino La Rosa lo ha scelto. I suoi bambini non fanno parte di nessuna graduatoria, ma frequentano da privatisti, pagando una retta mensile – 100 euro ciascuno – inferiore rispetto agli altri istituti privati di Catania. «Altrove dovrei spendere quasi il doppio, ma in famiglia viviamo solo con il mio stipendio di dipendente della St Microelectronics, mia moglie ha una laurea in Scienze della formazione ma qui non trova lavoro», racconta Arcidiacono che ha preferito una scuola privata per la qualità dell’insegnamento.
«Due anni fa avevo iscritto mia figlia, la più grande, in un istituto pubblico di San Giorgio. A metà del primo anno aveva voti alti, ma mi accorgevo che non aveva nemmeno imparato a leggere, quindi ho deciso di cambiare». E ha scelto il Cirino La Rosa, dove la situazione era ben diversa. «I bambini vengono presi fino a casa con un autobus – sottolinea il genitore – portati a scuola dove vengono seguiti nello studio in modo eccellente, mangiano alla mensa scolastica, il pomeriggio fanno doposcuola e poi riaccompagnati a casa. Si parla tanto di dispersione scolastica e come eliminarla e poi si distrugge tutto in questo modo».
Difficile dare risposte in questo frangente ai bambini. Mentre gli amici iniziano regolarmente le lezioni, i minori degli istituti socio-assistenziali aspettano di sapere se la graduatoria li premierà. Se sono abbastanza fortunati da rientrare nella limitata copertura finanziaria disponibile per quest’anno. L’alternativa, per chi ha la disponibilità economica, sarà trovare posto, ad anno iniziato, in un’altra scuola. Per i bambini più poveri il rischio è che sia la strada a colmare questo vuoto. «Mi piange il cuore, sono veramente arrabbiato e deluso da questa società – conclude Arcidiacono – fino a quando toccano me nel lavoro e vengo umiliato non mi importa, ma se mi tolgono la gioia e la speranza di dare un futuro migliore ai miei figli, questo mi distrugge».
[Foto di Pracucci]
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