«Non è nostro compito raccontare le fiabe della buonanotte»

Marco Travaglio è uno dei giornalisti più noti nel panorama dell’informazione italiana degli ultimi anni. La sua notorietà ha avuto inizio con la famosa puntata del programma Satyricon di Daniele Luttazzi, nella quale presentava il libro ‘L’odore dei soldi’, scritto a quattro mani con Elio Veltri. Scoppia così il caso Travaglio. Di lì a poco si parlerà dell’Editto di Sofia: Berlusconi, in viaggio in Bulgaria, in veste di capo del Governo italiano definisce criminali Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi.
Dopo questi episodi, Travaglio ha deciso di fare informazione attraverso i libri, nonostante la crescente disinformazione e la censura nascosta.

Dopo il cambio politico al governo, si può parlare di informazione libera in Italia?
Esiste l’informazione libera. Esiste a macchie di leopardo, nel senso che all’interno dei giornali ci sono i giornalisti liberi che fanno o che provano a fare il loro lavoro. In certi casi ci riescono, in altri non ci riescono o non ci provano nemmeno, non viene in mente di farlo. In televisione è molto difficile perché ovviamente le epurazioni in questi anni non sono state risolte per nulla e hanno fatto molti danni, non solo a coloro che sono stati epurati, ma anche a i tanti che si sono auto-censurati.

Nonostante i cambiamenti politici, sembra che la satira e le denunce non vengano più proposte. Questo perché mancano gli spunti d’ispirazione o perché c’è poco da ridere?
La satira noi non la vediamo per la semplice ragione che sono stati cancellati tutti gli spazi. Noi vediamo molta comicità, molta parodia, molto sfottò, molta barzelletta, cabaret, ma la satira non è questo. La satira è quello che noi non vediamo in televisione. La vediamo nei teatri con gli spettacoli di Sabina Guzzanti. Quello che si vede in televisione è innocuo politicamente. Fiorello non è satira, è un ottimo intrattenitore, tant’è che va in onda su Rai 1 in prima serata.

Quali sentimenti esprime nei confronti dei siciliani nel suo libro ‘Intoccabili’? A volte sembra che li descriva come ‘bruti’…
«’Intoccabili’ è scritto da un siciliano, Saverio Lodato (giornalista de L’Unità. n.d.r.). La rabbia riguarda il fatto che i tentativi di riscatto che molti siciliani hanno messo in atto, sono stati stroncati sul nascere: parliamo di Giovanni Falcone, che è un siciliano, quando si parla dei magistrati di Palermo, che sono stati buttati fuori dall’antimafia da un altro magistrato siciliano. Si parla di siciliani onesti e coraggiosi, si parla della società civile che è stata respinta nelle sue speranze. E’ un libro dove non si seminano facili aspettative e facili illusioni. Non credo sia nostro compito quello di raccontare le fiabe della buona notte perché la gente possa andare a dormire serena. Io penso che sia giusto raccontare le cose come stanno, poi ‘Intoccabili’ è un libro fatto di ricostruzioni di atti giudiziari; certo se si parlasse di altri aspetti della Sicilia se ne parlerebbe anche in maniera più spiritosa, però non mi sembra questo il tema altrimenti facciamo come Cuffaro che quando si parla di mafia dice ‘ma parliamo del carretto siciliano, del cannolo, della cassata’. Parliamo del turismo: a me piace tantissimo andare in vacanza in Sicilia sia a capodanno sia d’estate da cinque anni e la sto perlustrando in lungo e in largo, e non penso affatto che i siciliani siano dei bruti. Mi dispiace che uno Stato non riesca a garantire in Sicilia delle regole di decenza democratica e civile per consentirle di avere lo sviluppo che merita.

E’ cambiata la sua vita dopo avere acquisito tanta notorietà? La gente mostra più solidarietà nei suoi confronti o sono di più gli atteggiamenti critici?
E’ cambiata sì, nel senso che prima lavoravo molto più in redazione e adesso, invece, me ne vado in giro per l’Italia a presentare i miei libri e a fare incontri come quelli di oggi. Ci sono aspetti positivi e aspetti negativi, che fan parte di una vita interessante che ti fa conoscere tanta gente, e ti fa capire che non tutti sono come quelli dei quali mi devo occupare nei miei libri. Ho visto un’Italia perbene che vuole semplicemente essere un Paese normale. Per il resto, le critiche… le critiche ci sono soprattutto dai cosiddetti addetti ai lavori, arrivano dai giornalisti nazionali e dalla politica, ma dalla gente molto poche, devo dire.

Non c’è più tempo per altre domande. Tutti aspettano che inizi la prima edizione del Premio nazionale Giuseppe Fava ‘Nient’altro che la verità’ e che gli ospiti salgano sul palco a dare il loro contributo.


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