La Jazz Jamaica Orchestra chiude la quinta Stagione Concertistica Nomos Jazz a cura dell’associazione Catania Jazz in collaborazione con PromoArt di Palermo con un concerto che si terrà stasera alle 21.30 al teatro Golden di Palermo. Si tratta di una prima assoluta nazionale di dieci musicisti che interpreteranno i classici del jazz e del soul in chiave ska. Domani la seconda serata si svolgerà al Teatro ABC di Catania. L’ensemble nasce nel 1991 grazie al bassista Gary Crosby. Partendo dai ritmi della musica tradizionale jamaicana e dalla natura improvvisata del jazz, Crosby elabora un nuovo genere, lo skazz.
Numeri da record per le rassegne di Catania e Palermo. Un numero totale di 1029 abbonati (628 a Catania e 401 a Palermo), con un ulteriore 40 abbonati alla sola stagione del MA di Catania. Tre o quattro serate di replica per il tutto esaurito, un cartellone con più di dieci spettacoli (solo a Palermo) e un totale di 12mila spettatori nelle stagioni di Catania e del capoluogo. Un pubblico interessato in continuo aumento, in una terra che ricorda le origini dell’incisore del primo disco della storia del Jazz a New York, Nick La Rocca, di cui quest’anno si festeggiano i 100 anni dall’incisione. «In Italia solo Umbria Jazz può vantare un numero di spettatori superiore ai nostri», afferma Pompeo Benincasa, fondatore e direttore artistico di Catania Jazz, «per il numero di abbonati invece non abbiamo eguali in Europa».
L’associazione rifiuta i contributi regionali: nel 2016 riceve un contributo dallo Stato pari a 80mila euro (in crescita costante al pari dell’attività propria) mentre la Regione Siciliana ha dimezzato il già scarno contributo del 2015 assegnando 16mila euro, da qui il “no, grazie”. «In proporzione al numero di concerti, di spettatori e del nostro bilancio, che si aggira sui 450mila euro, la Regione ci ha considerati l’ultima associazione musicale siciliana. Per questo motivo abbiamo deciso quest’anno di rifiutare il contributo regionale», afferma Benincasa. «Credo sia la prima volta che in Sicilia qualcuno rinunci ad un contributo ma non potevamo accettare che la prima associazione jazzistica italiana venga trattata alla stregua di una piccola associazione di paese. In buona sostanza, ad oggi, l’80 per cento delle nostre entrate viene dal pubblico e dai ricavi delle produzioni nostre e solo il 20 per cento dallo Stato».
Quali progetti per il futuro? «Non faremo quasi nulla durante l’estate come ormai ci capita da tanti anni. Non poter contare sui luoghi idonei (ce ne sono anche a Catania) nei tempi giusti per programmare dei festival di alto livello degni della nostra storia e delle aspettative del pubblico, ci costringe a saltare il periodo estivo e concentrarci già da adesso sulla prossima stagione invernale. Presenteremo i cartelloni di Catania e Palermo a breve, diciamo che il cartellone del MA (la prossima stagione otto concerti per tre sere consecutive) è quasi pronto. Rispetto all’anno scorso ci saranno un paio di novità importanti tra cui un festival a fine maggio sull’Etna che speriamo di annunciare a breve».
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