Foto di Gesap

Nomine bloccate a Palermo: tensioni su Asp e aeroporto, da mesi senza una guida

Nomine, nomine e ancora nomine. Per quanto possa impegnarsi, alla fine, questo governo regionale per questo sarà ricordato: il caos imperante ogni volta che c’è da assegnare un incarico, una poltrona, costi quel che costi, anche a scapito di migliaia di cittadini. E se Renato Schifani era andato su tutte le furie per i criteri adottati nella nomina dei dirigenti delle Asp siciliane, un processo rinviato più volte e infine concluso seguendo un preciso schema di spartizione politica, l’impasse che sta attraversando il governo su Asp e Aeroporto di Palermo si potrebbe imputare in buona parte al presidente della Regione e alle sue scelte.

Per l’azienda sanitaria provinciale del capoluogo si attende la nomina di un direttore generale dopo la promozione di Daniela Faraoni dal ruolo di manager a quello di assessora alla Salute. Il punto è che la nomina di Faraoni è arrivata ormai quattro mesi fa. Quattro mesi senza una dirigenza. Nonostante ciò l’azienda è andata avanti, le Asp sono abituate a lunghi periodi di vacatio in attesa delle scelte della politica, ma è chiaro che la macchina rallenta e manca la figura di responsabilità in grado di assumere decisioni anche spinose. Inascoltati finora gli appelli tanto delle opposizioni quanto degli organi sindacali di categoria. La discussione sul tavolo per il nuovo inquilino di via Giacomo Cusmano è già stata avviata, ma l’epilogo lieto non è neanche all’orizzonte. Eppure la rosa di candidati, curriculum alla mano, c’è, basterebbe individuare il profilo più adatto. Ma il punto, come detto e come prevedibile, adesso è squisitamente politico.

Se l’Asp senza manager riesce comunque a barcamenarsi, la situazione è invece ai limiti dell’incendiario alla Gesap, società che gestisce l’aeroporto di Palermo. In questo caso, a dirla tutta, la nomina del nuovo amministratore delegato dovrebbe passare dalla penna del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ma anche qui lo stallo politico la fa da padrone. Non solo. Il dimissionario Vito Riggio, amministratore uscente, è stato sponsorizzato da Renato Schifani come uomo di fiducia per avviare la società verso la privatizzazione e lo stesso Schifani, dopo giorni di alta tensione, che si sono palesati anche in pubblico, e nella decisione dell’ex Ad di Enac. Oggetto del contendere la presa di posizione di Riggio sulla necessità per gli aeroporti minori (Trapani e Comiso) di abbattere l’addizionale comunale. Dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa che non sono andate a genio praticamente a nessuno sul fronte politico. Anche in questo caso sono passati mesi. Mesi in cui ci sono stati tentativi di mediazione, veti, controveti e alla fine tutto si è concluso con un nulla di fatto, quando l’estate, il punto dell’anno più critico per una delle società più virtuose tra tutte le partecipate siciliane a ogni livello, è ormai alle porte. E l’atmosfera è rovente.

Alle porte infatti non c’è solo la stagione del grande traffico turistico, ma anche una serrata protesta del personale aeroportuale, con i sindacati in sigle riunite, sul piede di guerra e ormai arrivate al punto di programmare uno sciopero di 24 ore del personale per la data cruciale dell’11 luglio, in piena stagione estiva – sarebbe il terzo dall’addio di Riggio -. Le sigle confederate denunciano persino la «delegittimazione del tavolo sindacale da parte dell’azienda», che con i lavoratori ha in sospeso diverse questioni, che vanno dagli inquadramenti del personale, alla nuova organizzazione del lavoro, dalla distribuzione degli incarichi ai benefici economici e in generale una mancanza di trasparenza da parte dell’azienda.


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